Quando portare un adolescente in terapia?

La prima risposta, immediata e fondamentale, alla domanda del titolo è: 

Se un adolescente chiede di poter incontrare qualcuno con cui parlare è d’obbligo contattare all’istante uno psicoterapeuta che si occupa di infanzia e adolescenza.

Non voglio spaventarvi, né tanto meno fare inutile allarmismo, ma è molto difficile che un adolescente chieda aiuto, per questo motivo, quando questo accade vuol dire che ci stanno pensando da tempo e che hanno davvero bisogno di aiuto, che si sentono soli e indifesi, confusi e, soprattutto, hanno paura, perciò è un dovere di ogni adulto ascoltare questa richiesta, accoglierla e provvedervi subito.

Ma cosa fare quando la richiesta da parte del ragazzo non c’è, ma un genitore sente che c’è “qualcosa che non va”? O a scuola vi dicono che è necessario capire cosa accade?

E, soprattutto, quando “qualcosa non va”, e cosa vuol dire? 

Prima di continuare, vi faccio una domanda: conoscete vostro figlio?

Non parlo del bambino che vi raccontava tutto e che correva tra le vostre braccia quando era arrabbiato o triste… No… Parlo del ragazzo che oggi avete davanti, del futuro adulto che c’è lì in casa con voi, di quello che quel bambino oggi è diventato…

Probabilmente non lo conoscete del tutto, e, udite, udite, è giusto così!

Vi ho spiegato in molti precedenti articoli che i vostri bimbi stanno cercando, con fatica, di separarsi da voi, di diventare altro da voi, perciò iniziano a custodire la loro primordiale vita privata in segreto e voi non potete, e non dovete, sapere tutto di lui o lei…

Ma…

Siete ancora i maggiori esperti della natura più profonda di quell’anima…

Forse non saprete di chi si sta innamorando, o se è già incuriosito da sigarette o chissà che altro, ma, se vi fermerete ad osservarlo, sospendendo per un attimo il giudizio, saprete se qualcosa non va…

Come osservare?

Lo spirito giusto non è quello dell’investigatore, né del poliziotto persecutore… piuttosto si tratta di osservare “con la pancia” più che con la testa, di parlare con loro, di non chiedere solo della scuola, ma di interessarsi alla loro vita anche fuori scuola… 

Cosa osservare?

Il corpo: è con il corpo che esprimono la maggior parte delle loro emozioni, perciò osservate come tratta il suo corpo, cosa vi sembra voglia esprimere con i suoi vestiti o con i suoi capelli…

Porta abiti più grandi del normale? Porta maniche e pantaloni lunghi anche a ferragosto? È impossibile che si veda in spiaggia in costume? 

Può essere per moda, certo, ma può essere anche un segnale di qualcosa che non va nel suo corpo: non per forza stiamo parlando di autolesionismo o disturbi alimentari, ma sta provando un disagio legato al suo corpo, che, se da un lato è fisiologico in adolescenza, dall’altro, quando si mostra invalidante per una normale giornata al mare, può essere qualcosa in più…

Ma un solo segno non fa notizia… perciò continuate ad osservare…

La sua stanza: è il suo regno, perciò esprimerà molto di quel che sente o pensa..

Ha cambiato arredamento di recente? Mette la musica sempre a tutto volume? Urla più del solito, o peggio, è aggressivo quando entrate in stanza? C’è una linea sottile tra quello che fa parte delle manifestazioni dell’età e quello che è una manifestazione di un disagio che sta provando, una richiesta di aiuto e attenzione. Osservate “con la pancia”, non solo con la testa e capirete se la linea è stata superata.

Gli amici, la scuola: è il loro palcoscenico, è dove rivelano il loro essere sociale, dove sperimentano relazioni e conflitti. Sebbene siano due contesti molto diversi potrebbero essere rivelatori di eventuali difficoltà relazionali dei ragazzi: cercate di conoscere gli amici di vostro figlio, cercate di essere presenti per la scuola, interessatevi alle varie “versioni” del ragazzo, a volte molto diverse da quella che esprimono in famiglia… potrebbe accadere che esprima le sue emozioni con comportamenti di rabbia e ostili verso l’autorità scolastica, oppure attraverso comportamenti a rischio nel gruppo di amici. 

In famiglia: che cambi nel contesto familiare è, non solo fisiologico, ma doveroso. Ma anche qui ci sono degli elementi che potrebbero farvi drizzare le antenne: l’aggressività gratuita e perenne e spesso immotivata non può essere sempre concessa e soprattutto non fa bene alla famiglia, ma soprattutto non fa bene ai ragazzi; è abbastanza usuale che stiano chiusi nella loro stanza per la maggior parte del tempo, ma un eccessivo ritiro nella stanza, dove magari è presente anche il computer o la console dei videogiochi, la luce accesa fino a notte fonda, la porta perennemente chiusa a chiave… sono tutti elementi da considerare e che bisogna limitare fin da subito, prima che si trasformino in qualcosa di patologico difficilmente estirpabile.

Questi sono solo quattro contesti a cui prestare attenzione, ma nessuno di essi è sufficiente a definire una patologia. 

Un elemento accomuna tutto quello che vi ho detto finora: un cambiamento, un comportamento che ha iniziato ad attuare improvvisamente o poco per volta, e che incide negativamente sul rendimento scolastico, sulle amicizie, sul suo corpo o in famiglia. 

È quello che vi farà preoccupare, che vi farà dire “non lo riconosco più”…

Fate attenzione anche a sonno e alimentazione: lo vedete più stanco del solito? Sentite dei rumori frequenti notturni segno di risvegli ripetuti? Sta mangiando meno o molto di più? 

Spesso in adolescenza il pediatra diventa qualcuno da sentire solo telefonicamente, e, quando poi lascia il posto al medico di base, ancora più di rado… Se c’è qualcosa che non va contattatelo e prenotate una visita, per escludere ogni altra preoccupazione.

C’è un ultimo, ma importantissimo elemento che potrà portarvi a contattare uno psicoterapeuta infantile: ne avete bisogno voi genitori!

Proprio così… può essere che sentiate voi delle difficoltà nel rapporto con vostro figlio adolescente, che sentiate la fatica della sua ribellione costante, che abbiate bisogno di qualche dritta per ritrovare un equilibrio familiare che sembra perso… in tutti questi casi e in molti altri, contattate un terapeuta infantile per essere seguiti in un percorso di sostegno genitoriale, vostro figlio ne riceverà tutti i benefici possibili attraverso voi!

Il lutto in adolescenza

Il lutto è devastante a qualsiasi età, ma in adolescenza crea un ulteriore fortissimo sconvolgimento in un periodo in cui le incertezze sono la quotidianità. Fa entrare l’adolescente in contatto diretto con qualcosa di completamente innaturale in adolescenza: si sentono immortali e onnipotenti e invece esiste la morte e non possono farci nulla.

In questa delicata fase la variabilità delle situazioni è ancora più grande: se è un nonno che viene a mancare può portare il ragazzo a pensare che solo le persone anziane possono morire, ma può essere anche che se ne sia andata l’unica figura adulta verso cui non provavano rabbia e voglia di ribellione; se se ne va un genitore subentra, oltre al dolore e alla paura profonda, ad un senso di solitudine intensissimo, anche la colpa, perché quel genitore verso cui provano rabbia e da cui vogliono separarsi a tutti i costi adesso non c’è più davvero, inoltre in questo caso c’è l’elaborazione del lutto dell’altro genitore che può facilitare o rendere ancora più difficile l’elaborazione del lutto del ragazzo; se viene a mancare un fratello o un amico, sarà la paura a prendere il sopravvento, il terrore che possa accadere anche a lui, oltre alla tristezza e alla rabbia…

Insomma ogni situazione è diversa, le variabili sono tante: l’età del ragazzo, la cerchia di amici e parenti di cui dispone come sostegno, il carattere che via via sta prendendo forma… 

Oggi cercherò di darvi degli spunti di riflessione e dei punti di vista per permettervi di osservare il vostro ragazzo e di porvi in ascolto.

Ascolto attivo: 

inizio proprio dall’ascolto. I ragazzi parlano in molti modi, di questi solo una piccola parte hanno parole… più spesso parlano con porte sbattute, lacrime, musica a tutto volume, brutti voti a scuola… 

Cos’è un ascolto attivo? È un ascolto fatto con gli occhi, con il corpo intero e non solo con le orecchie. Significa avvicinarsi pian piano, come si fa con quei gattini randagi che pian piano addomestichiamo, significa una frase per far capire che è permesso essere arrabbiati, significa sedersi vicino a loro mentre guardano la tv, in silenzio, significa attenzione al suo atteggiamento verso la scuola… significa essere attenti, vicini, accoglienti.

Verità e chiarezza:

spiegate quello che è accaduto, spiegate come vi sentite, cosa state provando. Fate loro capire che no sono soli nel loro dolore. Parlate chiaramente di eventuali cambiamenti che ci saranno nella sua routine. È possibile che siano confusi, su quello che è accaduto, su quello che sentono… Siate aperti e sinceri, mostrate che è possibile parlarne, è lecito avere domande, è permesso occuparsi del resto della vita e dei propri sentimenti.

Evitate:

Frasi come “sei grande”, “sei forte”, “adesso che non c’è più papà, devi restare accanto alla mamma”… sono da bandire da vocabolario… Non sono grandi, né tanto meno forti, e non devono esserlo… Perciò lasciate che vivano il dolore per l’età che hanno, lasciate che chiedano aiuto a modo loro… 

Non distraeteli, non evitate loro il dolore… devono ascoltare le loro emozioni e imparare ad esprimerle. Nascondere l’argomento davanti a loro li fa sentire soli, non rassicurati.

Aiutateli  a non sentirsi in colpa se vorranno partecipare ad una festa o se vorranno uscire con i loro amici, o tornare a scuola presto… stanno solo cercando di ritrovare un equilibrio che sembra davvero perso.

Il ricordo:

Cercate insieme a loro di ricordare chi non c’è più, chiedete qual è il modo migliore, secondo loro, per onorare il defunto e accompagnatelo in questo personalissimo rito di passaggio… una canzone, un luogo, una pianta… sono modi per salutare chi non è più tra noi. Aspettate i loro tempi, se vorranno parlare bene, se vorranno stare in silenzio restate con loro. 

I riti più istituzionali potrebbero suscitare un sentimento di ribellione, e la religione potrebbe rappresentare l’oggetto verso cui provare rabbia. Accogliete anche questo, ma con una eccezione: se non è fonte di conflitti accesi, chiedete loro di partecipare al funerale, è il modo con cui la comunità saluta chi se ne va, ed è importante che anche loro partecipino, in quanto parte di quella comunità. Spiegate loro questo, con tono calmo e amorevole, senza pretendere che accettino le regole più formali del rito o quello che per voi è la motivazione religiosa… capiranno.

 Rabbia e solitudine:

Vi sembrerà strano, ma non sarà la tristezza l’emozione prevalente che mostreranno i vostri figli. Esprimeranno molto più apertamente rabbia accesa, verso chi non c’è più e li ha abbandonati, verso chi resta, per la loro vita cambiata a causa dell’evento, verso se stessi e verso il loro sentire… Sentiranno solitudine, perché probabilmente sono gli unici ad aver subito un lutto nella loro cerchia di amici, perché non riescono ad esprimere la loro tristezza e quindi la loro vicinanza, oppure perché davvero sono rimasti “soli”, cioè senza la persona che non c’è più. 

Quando preoccuparsi:

difficoltà del sonno, o nell’alimentazione, irrequietezza, basso rendimento scolastico, indifferenza per le attività di gruppo, cambiamento dei rapporti con la famiglia o con gli amici, comportamenti a rischio, come abuso di droghe o sostanze alcoliche, assenza di reazioni o reazioni esageratamente violente e aggressive, autolesionismo. Se notate questi o altri cambiamenti in vostro figlio è il caso di chiedergli se vogliono ricevere un aiuto esterno alla famiglia, se sentono di aver bisogno di sostegno ulteriore. 

Adolescenza e scelta della scuola superiore

SCEGLIERE LA SCUOLA SUPERIORE

Il 25 gennaio scade il termine per l’iscrizione alla scuola superiore, molti hanno già scelto, molti sono ancora in dubbio… quasi tutti non sono convinti al 100%… ma forse nemmeno al 70%…

È la prima vera scelta della vita che tutti siamo chiamati a fare, perciò chiedo a voi genitori, di fare un passo indietro e pensare alla vostra scelta, al passaggio tra medie e superiori, ai dubbi e alle incertezze che caratterizzavano quel periodo; pensandoci oggi, è stata una buona scelta? Avete rimpianti o rimorsi? Che conseguenze ha avuto nella vostra vita? 

Focalizzando le risposte a queste domande, potrete osservare il mondo dal punto di vista dei vostri figli e, forse, sentire un po’ delle loro emozioni contrastanti.

Come si fa a scegliere? 

Il primo elemento importante per poter scegliere è CONOSCERE: avere informazioni precise e puntuali sui diversi indirizzi possibili, monte ore, impegni di studio, laboratori, ore di lezioni frontali, materie e argomenti trattati. 

Il secondo elemento, fondamentale, è conoscerSI: cosa mi interessa fare? Cosa mi piace? In cosa sono bravo? Voglio fare l’università? Cosa mi piacerebbe fare da grande? Quanto impegno posso e voglio dedicare allo studio? Faccio uno sport agonistico? Ho un hobby che richiede molta dedizione?

A questo punto potreste compilare una griglia con punti di forza e punti deboli di ogni scuola, dove forza sta per “fa per me”, debolezza sta per “non fa per me”. Ad esempio, “molte ore di matematica” saranno un punto di forza se mi piace la matematica, di debolezza se proprio non è la mia materia; “molti laboratori” saranno un punto di forza se mi piace più la parte pratica ed esperienziale dell’apprendimento, di debolezza se ho bisogno di leggere ed approfondire per essere padrone dell’argomento… e così via…

Un altro elemento abbastanza importante è rappresentato dagli AMICI: quanto è importante per me avere qualcuno che conosco già in un ambiente nuovo? Riuscirò a farmi nuove amicizie in questa nuova scuola? Sapremo rinunciare al nostro compagno di banco preferito? 

Adesso, con la griglia compilata davanti a voi, cosa davvero sposta l’ago della bilancia in una scelta? 

Un altro elemento fondante di ogni scelta che si rispetti: la nostra parte più EMOTIVA! Questa scuola mi appassiona? Come mi sento immaginandomi lì dentro? 

Ma non devono fare tutto da soli… 

Cosa potete fare voi genitori per sostenere ed accompagnare i ragazzi nell’orientamento?

Molto, ma prima devono liberarsi delle loro idee preconcette sul futuro immaginato per il proprio figlio.

Non caricate la scelta di più responsabilità di quelle che già ha, potrebbe rivelarsi anche la scelta sbagliata, ma l’importante è che sia stata pensata e ragionata, e se si dovesse accorgere in corso d’anno che non è la scuola che fa per lui, cercherete insieme il modo di cambiare: non sarà banale, né semplice, ma possibile, e, soprattutto, voi gli sarete accanto in ogni caso!

Leggete con loro le diverse offerte formative che troverete su internet, accompagnateli alle giornate di open day, se necessario cercate di far loro incontrare le prof che si occupano dell’orientamento delle superiori, ascoltate gli insegnanti delle medie, e fidatevi di loro, poiché hanno conosciuto il vostro ragazzo nei tre anni di scuola e nelle varie materie, può essere che conosciate qualche figlio di amici o qualche cugino che ha frequentato o frequenta quel determinato istituto, e sapranno dare un punto di vista diverso su altri aspetti della scuola. 

Fate comprendere loro che è una scelta personale e che coinvolgerà il loro prossimo futuro, quindi saranno loro che faranno la scelta definitiva, ma non tiratevi fuori dal processo di scelta, non dite frasi come “è una tua scelta, io non c’entro…” Voi c’entrate eccome! Fateli parlare, accompagnateli, sosteneteli, esponete le vostre domande, ma non le vostre ansie, fate sapere loro che è normale provare paura e confusione di fronte alla scelta di un nuovo percorso. 

Non esponete ostacoli che vedete solo voi, come “riuscirà a prendere la metropolitana?” oppure “che lavoro potrà fare dopo?” Generano solo insicurezza e ansia inutile, magari è meglio dire “Se vuoi prenderemo la metropolitana insieme per un po’, poi quando te la sentirai andrai da solo” Per il lavoro, inutile dirvi che le strade che portano al lavoro sono contorte e possono partire dai più disparati indirizzi di studio, perciò non preoccupatevene adesso, piuttosto cercate di far figurare come punto di forza la possibilità di iscriversi all’università finito il quinquennio., in modo che abbia comunque la possibilità di cambiare idea, se adesso non si immagina all’università… 

Fateli sentire liberi di non proseguire le orme materne o paterne, ma anche la libertà di seguirle! Parlate loro del vostro lavoro, del percorso formativo che avete affrontato per poterlo svolgere, di quello che vi piace e che non vi piace… siate aperti e sinceri, lo apprezzeranno. 

Non condizionateli, non manipolate la loro scelta pensando che sia la vostra sia la migliore.

Non sottovalutate l’importanza degli amici, se stanno propendendo per una scuola piuttosto che per un’altra perché ci si sta iscrivendo un loro amico non rimproveratelo, piuttosto potrebbe rientrare nei punti di forza di un determinato istituto… se dovesse restare l’unico punto di forza di una determinata scuola va da se che non è la scelta giusta…. 

La scelta è importante e delicata, ma è anche possibile cambiarla! Soprattutto quest’anno, in cui sono stati più a casa che a scuola, e in cui open day e incontri sono più virtuali che in presenza, siate clementi…

Alla fine del percorso di scelta non sarà importante solo che scuola è stata designata, sarà molto più importante che sperimentino la loro capacità di scelta, la loro potenza e la fiducia in loro stessi, e che, se non dovesse essere la scelta giusta, si impegnino comunque per portare a termine l’anno anche se l’anno successivo dovessero essere in un altro istituto, che non sentano di aver fallito per aver fatto la scelta sbagliata, che non mettano in discussione la loro autostima per una scelta sbagliata.

Una scelta sbagliata è un fallimento solo se non abbiamo imparato nulla su noi stessi…

Ansia scolastica in adolescenza

ANSIA SCOLASTICA

adolescenti e ansia scolastica… come comportarsi?

I ragazzi passano a scuola, o nei suoi paraggi, la maggior parte del loro tempo; la scuola è il luogo in cui si sperimentano, ottengono i primi risultati e provano i primi fallimenti; forse hanno già fatto la prima scelta che riguarda il loro futuro iscrivendosi alla scuola superiore o forse sono ad un passo dal farne una più importante riguardo l’università.

Quindi è qui che esprimeranno la loro gioia, la loro rabbia e la loro paura… e la loro ansia.

Cos’è l’ansia scolastica?

È fisiologico che abbia paura di una nuova scuola o dell’interrogazione di matematica, se non ha studiato a dovere o se non è la sua materia preferita: la supererà e scoprirà che la nuova scuola ha più o meno gli stessi ragazzi simpatici o antipatici della vecchia e, la prossima volta studierà di più…

L’ansia è qualcosa di diverso dalla paura: non ha oggetto!

Possono essere irritabili (più del solito!); possono avere tachicardia, agitazione, insonnia, mal di pancia, mal di testa, tremori; potrebbero perdere interesse verso la scuola o verso lo sport o le loro passioni extrascolastiche… fino ad avere attacchi di panico veri e propri prima di entrare in classe.

I sintomi possono essere vari, quello che li accomuna è che in nessun caso i ragazzi riescono a dire cosa li turba, di cosa hanno paura… è un malessere diffuso, che riguarda la scuola o che lì si esprime, a cui non sembra esserci rimedio e che spesso sembra una valanga che aumenta di intensità man mano che passa il tempo…

Come nasce l’ansia?

Può essere che abbia un metodo di studio che andava benissimo alle medie, ma che ora, alle superiori, non porta risultati soddisfacenti e si rivela molto più faticoso di prima…

Oppure potrebbe essere che sta affrontando la terza media e non sa cosa scegliere per le superiori, e i docenti iniziano a prospettargli gli esami di fine anno come qualcosa di spaventoso e difficilissimo…

Se è in quinta superiore potrebbe essersi posto mille domande sul suo futuro a cui non sa rispondere, e gli esami di maturità… beh… ammettetelo che avete ancora qualche incubo in merito…

Potrebbe aver avuto qualche insuccesso scolastico, o qualche brutta esperienza con amici o fidanzati…

Ma queste esperienze non generano sempre e per forza su tutti i ragazzi stati d’ansia!

C’è dell’altro infatti: c’è la struttura familiare che potrebbe avere standard molto alti di prestazione, tanto che un voto appena sotto la media non è contemplato; oppure che sta attraversando un momento difficile, economicamente o emotivamente, e che quindi non riesce ad essere sufficientemente supportiva per l’adolescente.

Poi c’è il suo particolare modo di essere, di affrontare le sfide della vita, che affonda le sue radici nella sua infanzia, forse nel suo essere figlio unico e quindi nell’avere quattro occhi puntati addosso, o forse nella meticolosità che gli è stata impartita fin dalla nascita, o forse nel dover dimostrare di essere sempre forte e di non ascoltare i segnali del proprio corpo e delle proprie emozioni, ma di seguire solo la razionalità e la logica intellettuale.

Ultimi ma non meno importanti, i docenti. Sono loro che possono rassicurare i ragazzi sul programma studiato, sugli esami imminenti, sulle interrogazioni… sono loro gli adulti a scuola, perciò sono loro che devono prendersi cura di loro lì…

Una volta nata l’ansia si insinua sotto pelle e cresce, e genera uno stato confusionale che probabilmente causerà nuovi insuccessi e maggiori mal di testa o pancia, innescando un circolo vizioso che va interrotto il prima possibile! È ansia se accade frequentemente, se è persistente e se gli impedisce di vivere al meglio le esperienze che gli si presentano alla sua età.

In genere vi do dei consigli su come affrontare le problematiche fisiologiche degli adolescenti, questa volta no. Perché? Perché per interrompere un circolo vizioso serve un aiuto da casa… Si, perché quando l’ansia interessa un adolescente in casa, invade tutto il nucleo familiare, e ogni preoccupazione genitoriale circa il mal di testa che precede la mattinata scolastica, genera nel ragazzo ansia e così via…

Perciò non esitate a contattare uno psicoterapeuta che aiuti vostro figlio a focalizzare l’enorme mostro invisibile agli altri, ma ben presente agli occhi del ragazzo, e che lo sostenga mentre trova gli strumenti per sconfiggerlo. E che guidi voi genitori mentre gli state accanto.

Cosa farà un professionista insieme a vostro figlio?

Lo aiuterà a guardare in faccia ciò che lo terrorizza, lo aiuterà a fare un esame di realtà circa le paure reali e le paure immaginarie che rispondono alla domanda “E se…”.

Per ogni “E se farò scena muta all’interrogazione?”, “E se non farò amicizia con nessuno nella nuova scuola?”, impareremo insieme che esiste un qui ed ora, un respiro profondo che lo riporterà al reale, alle paure che possono essere toccate, viste e affrontate e sconfitte.

Comprendere la vera emozione celata sotto l’enorme nube nera dell’ansia, aiuterà a trovare i giusti attrezzi per accettare la tristezza, per trasformare a rabbia e rassicurare le paure…

Un intervento tempestivo sarà non solo più efficace, ma favorirà un percorso più breve, perché non occorrerà agire su un qualcosa di radicato e pervasivo.

Probabilmente sarà necessario che il terapeuta incontri i docenti per cercare insieme strategie più efficaci nello studio, nelle verifiche e nelle relazioni scolastiche. Dove per strategie efficaci non intendo eliminare le interrogazioni o semplificare il percorso scolastico del ragazzo (a meno che non ci siano diagnosi di Disturbi di Apprendimento), questo potrebbe solo portarlo a pensare di non essere capace. Intendo frasi rassicuranti, e un approccio consapevole allo specifico adolescente.

Anche la famiglia parteciperà al percorso terapeutico, sarà sostenuta e coinvolta nel viaggio del ragazzo, scoprirà nuovi modi di accogliere le sue emozioni e di stargli accanto, per ritrovare l’equilibrio perduto.

Libri per adolescenti che stanno per esplodere

adolescenza: una cosa piccola che sta per esplodere.

UNA COSA PICCOLA CHE STA PER ESPLODERE

  di Paolo Cognetti

edito da Minimun fax

Sono molto felice di parlarvi del primo libro per adolescenti… dopo una lunga serie di libri per bambini, vi proporrò un po’ di libri pensati per i pre adolescenti e per gli adolescenti a tutti gli effetti.

I libri per adolescenti hanno essenzialmente delle caratteristiche comuni che li rendono appetibili e formativi per questa fascia di età: hanno un o una protagonista forte e affascinante, in cui potersi immedesimare e riconoscere; sono libri con argomenti universali, come l’ingiustizia, le storie d’amore, il rapporto con i genitori; sono libri orientati sul fare, danno delle vere e proprie istruzioni su cosa fare in determinate situazioni, possono rivelare esplicitamente di essere dei manuali d’uso o possono contenere le indicazioni all’interno di racconti più articolati, ma saranno comunque di ispirazione.

Questo libro in particolare, presenta 5 ragazzi protagonisti di 5 storie diverse, i ragazzi potranno scegliere di chi innamorarsi, in chi immedesimarsi, chi rispecchia il loro ideale di vita e intanto riflettere su se stessi, sulle loro amicizie e sulle loro scelte, sulla profonda fragilità della loro età.

Non sono storie leggere, parlano di ragazzi nel pieno del terremoto identitario adolescenziale che devono anche metabolizzare la separazione dei genitori, le problematiche non risolte di mamma e papà, i disturbi alimentari e le battaglie quotidiane. Data la potenza delle storie è importante che conosciate il libro, che lo sfogliate anche voi e che cercate di parlarne con loro, senza essere invasivi, ma con uno sguardo aperto e sincero sul loro punto di vista. Ma è un libro utile da leggere anche per i genitori per uno spaccato su di loro dal punto di vista dei loro figli…

La composizione per racconti è di più facile fruizione per i ragazzi, abituati da internet e tv a scarsi tempi attentivi, i personaggi sono ben caratterizzati e permettono di allargare uno sguardo empatico sugli altri, che, a volte, manca a questa età.

Il titolo è connotativo dell’adolescenza… Una cosa piccola che sta per esplodere: restiamo accanto a loro perché non si facciano troppo male nell’esplosione… La copertina è esplicativa: un pulcino che resta nel nido finché le condizioni non sono favorevoli: rendiamo loro confortevole il volo…