La didattica a distanza in adolescenza

LA DIDATTICA A DISTANZA

Ebbene si, è arrivato, il tanto temuto DPCM che impone il 75% della didattica a distanza per le scuole superiori è attivo.

Molto probabilmente i genitori si stanno chiedendo… Chissà che faranno a casa tutto il giorno mentre io sono al lavoro? Perderanno momenti importanti per la loro crescita sia relazionale che scolastica? Come faccio a fargli capire che è un periodo complicato in cui è necessario restare a casa senza spaventarli più del dovuto? Come responsabilizzarli rispetto all’importanza dell’autogestirsi rispetto alla DAD?

Molto probabilmente i figli si stanno chiedendo… riuscirò da solo a casa ad essere all’altezza della DAD? Come faccio ad essere vicino ai miei amici anche durante una pandemia, senza la scuola? A volte ho paura del covid, ma sono troppo giovane per ammalarmi sul serio…oppure… A scuola non mi trovavo bene, mi stancavo, mi prendevano in giro e prendevo brutti voti, in fondo non è male restare chiusi in casa!

SONO DOMANDE E PENSIERI LECITI, SANI E, PERCIO’, AMMISSIBILI!

CERCHIAMO DI RIFLETTERE INSIEME SULLE POSSIBILI RISPOSTE…

Iniziamo dal luogo della dad: è importante scegliere insieme ai ragazzi dove intendono sistemare il computer e creare uno spazio dove poter avere accanto libri e quaderni. Un luogo ben illuminato, lontano dalla tv, dove il segnale wifi arriva bene e dove il passaggio di fratelli o genitori può essere evitato o limitato. Si può esporre in questo spazio un planning con l’orario di dad e l’orario dedicato ai compiti post didattica e alle pause.

I tempi della dad: concordate insieme ai ragazzi, tenendo conto dell’orario stabilito dai professori, come gestire al meglio le ore, prevedendo insieme a lui pause in cui fare merenda, modalità con cui relazionarsi con i compagni, momenti in cui poter guardare i social…

Rispetto ai social: meritano un approfondimento. Infatti non illudetevi pensando che i ragazzi di non accedano ai social mentre hanno un device davanti: sono soli in casa e non sono sorvegliati da nessuno… è proprio una battaglia persa in partenza! Piuttosto si può chiedere loro di avere rispetto per l’insegnante e non distrarsi mentre spiega. Si può far notare loro che è difficile anche per i docenti questo nuovo modo di fare scuola e che è necessario l’impegno di tutti. Si può dare loro fiducia, spiegare ai ragazzi che siete sicuri che riusciranno a resistere per un paio d’ore senza guardare l’ultima notifica appena apparsa. E, se siete in smart working a casa, potete dar loro l’esempio: fate una gara, chi riesce a non guardare il cellulare per più tempo? Non fingiamo che anche noi non siamo dipendenti in una qualche maniera dai social!!!

Chiedete e ascoltate: quando tornate a casa, o quando terminate il lavoro, chiedete com’è andata, se sono riusciti a restare collegati per tutto il tempo, se hanno avuto problemi, di che tipo. Lodateli per la resistenza: richiede molta più energia cognitiva seguire attraverso uno schermo piuttosto che dal vivo.

Interessatevi a tutti gli ambiti della loro vita: non concentratevi solo sulla scuola, chiedete anche se sono riusciti a chiacchierare un po’ con i loro amici, se hanno visto un po’ di tv e cosa hanno visto.

Fate un esame di realtà rispetto al covid: è pericoloso, è importante essere attenti e rispettare tutte le misure igieniche che ci hanno insegnato in questi mesi, è importante che sappiano che un loro comportamento a rischio può essere pericoloso per loro, ma può essere molto più pericoloso per nonni e parenti più grandi. Ma non spaventateli, vivono un periodo difficile, sono bombardati da notizie e opinioni, non è necessario che anche i genitori contribuiscano a ciò.

Chiedete aiuto a tutta la famiglia: chiedete a nonni e zii di telefonare ai ragazzi mentre siete al lavoro, di mantenere un contatto (non troppo inquisitorio!) con loro attraverso chiamate e videochiamate; è un monitoraggio che può contribuire a farli sentire contenuti e visti, senza sentirsi troppo controllati.

Ricordate che siete gli unici, o fra i pochi, contatti in presenza che hanno. State loro vicino con tatto, parlate loro e dedicategli del tempo. Sarà sufficiente mezz’ora al giorno, ma di qualità, di ascolto e di vicinanza per comprendere se c’è qualcosa che non va.

Se vi accorgete che c’è un eccessivo ritiro dalla vita sociale, un isolamento, oppure notate comportamenti a rischio, che denotano scarsa protezione di sé, non esitate a rivolgervi ad un professionista che, agendo tempestivamente, potrà migliorare l’equilibrio familiare in  minor tempo.

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