Il lutto in adolescenza

Il lutto è devastante a qualsiasi età, ma in adolescenza crea un ulteriore fortissimo sconvolgimento in un periodo in cui le incertezze sono la quotidianità. Fa entrare l’adolescente in contatto diretto con qualcosa di completamente innaturale in adolescenza: si sentono immortali e onnipotenti e invece esiste la morte e non possono farci nulla.

In questa delicata fase la variabilità delle situazioni è ancora più grande: se è un nonno che viene a mancare può portare il ragazzo a pensare che solo le persone anziane possono morire, ma può essere anche che se ne sia andata l’unica figura adulta verso cui non provavano rabbia e voglia di ribellione; se se ne va un genitore subentra, oltre al dolore e alla paura profonda, ad un senso di solitudine intensissimo, anche la colpa, perché quel genitore verso cui provano rabbia e da cui vogliono separarsi a tutti i costi adesso non c’è più davvero, inoltre in questo caso c’è l’elaborazione del lutto dell’altro genitore che può facilitare o rendere ancora più difficile l’elaborazione del lutto del ragazzo; se viene a mancare un fratello o un amico, sarà la paura a prendere il sopravvento, il terrore che possa accadere anche a lui, oltre alla tristezza e alla rabbia…

Insomma ogni situazione è diversa, le variabili sono tante: l’età del ragazzo, la cerchia di amici e parenti di cui dispone come sostegno, il carattere che via via sta prendendo forma… 

Oggi cercherò di darvi degli spunti di riflessione e dei punti di vista per permettervi di osservare il vostro ragazzo e di porvi in ascolto.

Ascolto attivo: 

inizio proprio dall’ascolto. I ragazzi parlano in molti modi, di questi solo una piccola parte hanno parole… più spesso parlano con porte sbattute, lacrime, musica a tutto volume, brutti voti a scuola… 

Cos’è un ascolto attivo? È un ascolto fatto con gli occhi, con il corpo intero e non solo con le orecchie. Significa avvicinarsi pian piano, come si fa con quei gattini randagi che pian piano addomestichiamo, significa una frase per far capire che è permesso essere arrabbiati, significa sedersi vicino a loro mentre guardano la tv, in silenzio, significa attenzione al suo atteggiamento verso la scuola… significa essere attenti, vicini, accoglienti.

Verità e chiarezza:

spiegate quello che è accaduto, spiegate come vi sentite, cosa state provando. Fate loro capire che no sono soli nel loro dolore. Parlate chiaramente di eventuali cambiamenti che ci saranno nella sua routine. È possibile che siano confusi, su quello che è accaduto, su quello che sentono… Siate aperti e sinceri, mostrate che è possibile parlarne, è lecito avere domande, è permesso occuparsi del resto della vita e dei propri sentimenti.

Evitate:

Frasi come “sei grande”, “sei forte”, “adesso che non c’è più papà, devi restare accanto alla mamma”… sono da bandire da vocabolario… Non sono grandi, né tanto meno forti, e non devono esserlo… Perciò lasciate che vivano il dolore per l’età che hanno, lasciate che chiedano aiuto a modo loro… 

Non distraeteli, non evitate loro il dolore… devono ascoltare le loro emozioni e imparare ad esprimerle. Nascondere l’argomento davanti a loro li fa sentire soli, non rassicurati.

Aiutateli  a non sentirsi in colpa se vorranno partecipare ad una festa o se vorranno uscire con i loro amici, o tornare a scuola presto… stanno solo cercando di ritrovare un equilibrio che sembra davvero perso.

Il ricordo:

Cercate insieme a loro di ricordare chi non c’è più, chiedete qual è il modo migliore, secondo loro, per onorare il defunto e accompagnatelo in questo personalissimo rito di passaggio… una canzone, un luogo, una pianta… sono modi per salutare chi non è più tra noi. Aspettate i loro tempi, se vorranno parlare bene, se vorranno stare in silenzio restate con loro. 

I riti più istituzionali potrebbero suscitare un sentimento di ribellione, e la religione potrebbe rappresentare l’oggetto verso cui provare rabbia. Accogliete anche questo, ma con una eccezione: se non è fonte di conflitti accesi, chiedete loro di partecipare al funerale, è il modo con cui la comunità saluta chi se ne va, ed è importante che anche loro partecipino, in quanto parte di quella comunità. Spiegate loro questo, con tono calmo e amorevole, senza pretendere che accettino le regole più formali del rito o quello che per voi è la motivazione religiosa… capiranno.

 Rabbia e solitudine:

Vi sembrerà strano, ma non sarà la tristezza l’emozione prevalente che mostreranno i vostri figli. Esprimeranno molto più apertamente rabbia accesa, verso chi non c’è più e li ha abbandonati, verso chi resta, per la loro vita cambiata a causa dell’evento, verso se stessi e verso il loro sentire… Sentiranno solitudine, perché probabilmente sono gli unici ad aver subito un lutto nella loro cerchia di amici, perché non riescono ad esprimere la loro tristezza e quindi la loro vicinanza, oppure perché davvero sono rimasti “soli”, cioè senza la persona che non c’è più. 

Quando preoccuparsi:

difficoltà del sonno, o nell’alimentazione, irrequietezza, basso rendimento scolastico, indifferenza per le attività di gruppo, cambiamento dei rapporti con la famiglia o con gli amici, comportamenti a rischio, come abuso di droghe o sostanze alcoliche, assenza di reazioni o reazioni esageratamente violente e aggressive, autolesionismo. Se notate questi o altri cambiamenti in vostro figlio è il caso di chiedergli se vogliono ricevere un aiuto esterno alla famiglia, se sentono di aver bisogno di sostegno ulteriore. 

L’albero dei ricordi, parlare della morte ai bambini

Britta Teckentrup

Gallucci Editore

Volpe aveva avuto una vita lunga e felice, 

ma ormai era molto stanca. 

Diede un ultimo sguardo al suo amato bosco, 

chiuse gli occhi e si addormentò per sempre.

L’autrice ed illustratrice tedesca Britta Teckentrup racconta con grande sensibilità la scomparsa di qualcuno che ci è caro.

C’è tristezza in questo libro, perché bisogna educare i bambini ad accogliere la tristezza senza esserne spaventati. La tristezza però si trasforma presto in un richiamo per la comunità di vicinanza e condivisione, e, attraverso questo sostegno reciproco tornano i sorrisi pensando a chi non c’è più.

La chiave di lettura è tutta nella prima frase. C’è un tempo per tutti, l’importante è farsi sorprendere felici, l’importante è il saluto, quell’”ultimo sguardo al suo amato bosco”.

È questo che dobbiamo spiegare ai bambini, non dobbiamo aver paura della morte, l’importante è farci trovare vivi quando arriva. L’importante è sentire lo sguardo di saluto della persona che se ne è andata dentro di noi.

Il libro mostra anche come trasformare l’assenza in presenza attraverso il ricordo. Raccontando come l’albero dei ricordi possa far sentire ancora la volpe presente e viva nella memoria di tutto il bosco. Ma prima ancora che con le parole lo fa con le immagini e i colori: quell’arancione vivo del manto della volpe che muore diventa l’arancione delle foglie del maestoso albero che diventa sempre più ricco man mano che i ricordi vengono raccontati da chi alla volpe voleva bene davvero. 

Il ricordo, così come l’albero del bosco, è dove tornare per sentire ancora la presenza di chi non c’è più, sentirne il calore e la vicinanza.

Il lutto: spiegare la morte ai bambini

Non so se vi è mai capitato di assistere ad una conversazione simile, a me ha fatto sorridere, ma anche molto riflettere. 

La parola morte e il verbo morire sono persino difficili da coniugare per un bambino di questa età; le informazioni che riceve sono diversissime, e arrivano da diverse fonti (genitori, scuola, amici, tv…) ma sono sempre poco chiare, poco definite… e alla fine i piccoli deducono le loro personali idee inserendole in uno “spremiinformazioni” personalissimo.

Parliamoci chiaro, non è un bell’argomento da affrontare con i piccoli: è doloroso, imbarazzante, difficile… spesso si ritiene inutile far entrare l’argomento morte nei discorsi dei bambini. Si pensa “forse non se ne ricorderanno nemmeno”… ma non è così!

I bambini sono attentissimi agli stati d’animo dei più grandi, soprattutto se i grandi sono mamma e papà, perciò se vi vedranno tristi si chiederanno il motivo, e se nessuno spiegherà loro nulla si daranno le loro fantasiose spiegazioni… 

Non coinvolgere i bambini, pensando di proteggerli, può, al contrario, far sentire il bambino escluso e solo nel suo dolore, senza poterlo condividere con qualcuno.

Perciò, come sempre, la migliore soluzione è parlare con loro ed ascoltare…

Detto ciò… come parlare con loro??

Le esperienze che possono portare il bambino a farsi domande sulla morte sono varie: sarà molto diverso se è venuto a mancare il cagnolino di casa, un lontano parente, un nonno, o addirittura un genitore o un fratello o sorella. 

Sarà un percorso diversissimo se c’è stata una lunga malattia o se è stato un evento improvviso…

C’è una grande differenza anche a seconda dell’età del bambino…

Insomma le variabili sono moltissime e non riuscirò ad analizzarle tutte in questo articolo, ma non voglio darvi facili istruzioni da eseguire alla lettera… piuttosto vorrei darvi degli elementi per farvi riflettere e perché troviate il vostro personale modo per stare accanto ai vostri bambini.

Prima di iniziare a pensare a cosa dire ai bambini, vi chiedo: come state? Come vi ponete di fronte all’argomento morte? Ne siete spaventati? Siete addolorati? È un argomento che vi imbarazza? Chiarite questi ed altri interrogativi con voi stessi prima di parlare con i piccoli, perché saranno le vostre emozioni che veicoleranno il messaggio ai più piccoli, perciò occorre che ne siate consapevoli.

L’età dei bambini conta molto e le differenze sono sostanziali:

Se fino ai 3 anni non sarà pienamente consapevole della differenza tra vivo e morto, sarà però molto turbato dal vostro stato emotivo, perciò avrà bisogno di meno spiegazioni, ma di vicinanza fisica e rassicurazione emotiva; dai 3 ai 5 anni potrebbero pensare che dalla morte si torni indietro, magari con un bacio come Biancaneve, perciò avranno bisogno di un segno tangibile di passaggio, di sapere dov’è adesso la persona che non vedono più tutti i giorni; i bimbi della scuola primaria hanno già un’idea molto vicina alla realtà della morte, a quest’età hanno bisogno di informazioni precise e di presenza, ma hanno anche bisogno di esprimere i loro interrogativi e le loro emozioni, potrebbero infatti voler sembrare più grandi della loro età, e nascondere le emozioni…

L’importanza del saluto: 

Se c’è stato il tempo, anche molto doloroso, di una lunga malattia è probabile che ci sia stato un saluto importante e significativo, che sarà importante ricordare ai bambini quando si comunicherà la notizia.

Se questa possibilità non c’è stata, possiamo comunque permettere ai bambini di salutare chi non c’è più con diverse modalità: per i bambini più piccoli potreste scrivere una lettera da parte del defunto e leggergliela, può essere importante un amuleto, un giocattolo o un simbolo che porti un saluto; i bimbi più grandi potrebbero, al contrario, scrivere una lettera o fare un disegno di saluto per chi non c’è più. 

Congedarsi è importante per adulti e bambini, è il primo passo per elaborare l’assenza.

Occorre che i piccoli sostituiscano l’immagine reale e fisica con un’immagine interna, un ricordo appunto.

Rispettare i tempi:

Ognuno ha bisogno dei suoi personalissimi tempi per comprendere, accettare ed elaborare il lutto, e anche i bambini hanno i loro tempi… Rispettateli! 

L’albero dei ricordi:

nell’articolo L’ALBERO DELLA MEMORIA: PARLARE DELLA MORTE AI BAMBINI vi parlo di un libro che potrà aiutarvi a parlare della morte con i bimbi, L’albero dei ricordi…

Potrebbe essere utile e bello per tutti costruire o piantare un personalissimo “albero dei ricordi”, o costruire una scatola dei ricordi… qualsiasi cosa che possa permettere al bambino di tenere in vita la persona che non c’è più nel ricordo e nel cuore… 

Bisogno di appartenenza:

quando un nonno o una nonna se ne vanno, o, peggio, quando è un genitore che viene a mancare, è importante che un senso di comunità pervada tutta la famiglia; è importante che tutti siano sostenuti e si sostengano a vicenda. Il bambino potrebbe aver perso le coordinate, è importante che senta di avere una comunità che è in grado di prendersi cura di lui, anche quando il genitore rimasto vedovo o orfano è troppo triste per farlo.

Bisogno di sicurezza:

I bambini potrebbero pensare che quello che è successo al nonno o al genitore che ha perso possa capitare anche a lui, o ad altri componenti della famiglia. È necessario che siano rassicurati su questo, e prima ancora, è necessario che venga esplicitata questa loro paura, che magari conservano segretamente. Perciò chiedete cosa pensano di quello che è accaduto, se pensano che possa accadere anche ai bambini, poi rassicurateli.

Comprendere cosa sta accadendo dentro di loro:

Dentro di loro c’è un turbinio di emozioni e pensieri… hanno bisogno che qualcuno legga queste emozioni al posto loro. Hanno bisogno di avere il permesso di essere arrabbiati con chi se n’è andato, di essere tristi, preoccupati… ma anche il permesso di stare con i loro amici se ne hanno voglia, senza sentirsi in colpa. Per fare questo l’unico modo è parlare con loro e condividere quello che anche voi state provando, se anche voi siete tristi o arrabbiati, ad esempio… sarà più facile per loro comprendere quello che sta accadendo dentro di loro.

I bambini parlano in tanti modi, con il corpo, il disegno, il gioco… prestate loro attenzione, osservate e chiedete a loro cosa vogliono esprimere.

Racconti e riti di passaggio:

Anticamente, dopo la dipartita di qualcuno, i vivi si riunivano per raccontare aneddoti ed episodi belli, brutti, divertenti o tristi del defunto. Fate partecipare anche i piccoli, è bello per tutti raccontare ed ascoltare storie, è un modo per salutare chi se ne va e per tenerlo nel cuore. 

La partecipazione ai riti di passaggio è abbastanza controversa… una regola generale può essere permettere ai bambini di partecipare, affidandoli magari ad una persona meno coinvolta nel ltto, che sappia sostenerli e portarli fuori dalla chiesa, ad esempio, al momento opportuno, e che sappia spiegare cosa sta accadendo, qualora i genitori siano troppo presi dalla cerimonia.

Chiedete aiuto!!

Se siete soli, o non vi sentite in grado di sostenere i vostri bambini, è fondamentale che siate sostenuti voi in prima persona per sostenere il bambino! L’elaborazione del lutto in età infantile passa attraverso l’elaborazione del lutto dei genitori, perciò è indispensabile che vi prendiate cura di voi stessi e del vostro dolore per potervi prendere cura dei vostri bimbi.

Osservate:

Se il bambino ha reazioni mai avute prima, di rabbia o regressivi, anche dopo alcuni mesi dall’evento; se ha problemi nel sonno o nell’alimentazione; o se, al contrario, è distratto, assente, senza esprimere nulla circa la perdita… Rivolgetevi ad uno specialista, prima accogliete le difficoltà del bambino prima elaborerà il suo lutto.