Mi regali un libro?

Ascolta il mio cuore

Di Bianca Pitzorno

Edito da Mondadori

Prima faccio una confessione: questo è stato il mio primo vero romanzo, e forse per questo, il mio preferito…

Le protagoniste Prisca, Elisa e Rosalba, dopo un po’ erano diventate mie intime amiche, le prime volte che ti batte il cuore per le prime cotte, le volte in cui ti batte forte il cuore per la rabbia, o quando batte veloce per la paura o lento per la tristezza… 

Insomma quando hai nove o dieci anni, inizia a batterti il cuore per i motivi più disparati… Far sentire quel battito a qualcuno che ti capisce davvero, come un’amica, condividere le passioni e le lotte contro le ingiustizie, diventare paladine di chi sta passando un periodo difficile… 

Le protagoniste sono bambine, un po’ ribelli e un po’ passionarie, paladine di un mondo più giusto e di un futuro più bello…

Le ragazze sono nel periodo di mezzo tra primaria e scuole medie, e Bianca Pitzorno riesce a descrivere quel tumultuoso e delicato passaggio come solo lei sa fare…

È un libro a cui e per cui batte il cuore, ti fa sentire grande… e, ad un certo punto pensi “capita così anche a me!!!”

Quando portare un adolescente in terapia?

La prima risposta, immediata e fondamentale, alla domanda del titolo è: 

Se un adolescente chiede di poter incontrare qualcuno con cui parlare è d’obbligo contattare all’istante uno psicoterapeuta che si occupa di infanzia e adolescenza.

Non voglio spaventarvi, né tanto meno fare inutile allarmismo, ma è molto difficile che un adolescente chieda aiuto, per questo motivo, quando questo accade vuol dire che ci stanno pensando da tempo e che hanno davvero bisogno di aiuto, che si sentono soli e indifesi, confusi e, soprattutto, hanno paura, perciò è un dovere di ogni adulto ascoltare questa richiesta, accoglierla e provvedervi subito.

Ma cosa fare quando la richiesta da parte del ragazzo non c’è, ma un genitore sente che c’è “qualcosa che non va”? O a scuola vi dicono che è necessario capire cosa accade?

E, soprattutto, quando “qualcosa non va”, e cosa vuol dire? 

Prima di continuare, vi faccio una domanda: conoscete vostro figlio?

Non parlo del bambino che vi raccontava tutto e che correva tra le vostre braccia quando era arrabbiato o triste… No… Parlo del ragazzo che oggi avete davanti, del futuro adulto che c’è lì in casa con voi, di quello che quel bambino oggi è diventato…

Probabilmente non lo conoscete del tutto, e, udite, udite, è giusto così!

Vi ho spiegato in molti precedenti articoli che i vostri bimbi stanno cercando, con fatica, di separarsi da voi, di diventare altro da voi, perciò iniziano a custodire la loro primordiale vita privata in segreto e voi non potete, e non dovete, sapere tutto di lui o lei…

Ma…

Siete ancora i maggiori esperti della natura più profonda di quell’anima…

Forse non saprete di chi si sta innamorando, o se è già incuriosito da sigarette o chissà che altro, ma, se vi fermerete ad osservarlo, sospendendo per un attimo il giudizio, saprete se qualcosa non va…

Come osservare?

Lo spirito giusto non è quello dell’investigatore, né del poliziotto persecutore… piuttosto si tratta di osservare “con la pancia” più che con la testa, di parlare con loro, di non chiedere solo della scuola, ma di interessarsi alla loro vita anche fuori scuola… 

Cosa osservare?

Il corpo: è con il corpo che esprimono la maggior parte delle loro emozioni, perciò osservate come tratta il suo corpo, cosa vi sembra voglia esprimere con i suoi vestiti o con i suoi capelli…

Porta abiti più grandi del normale? Porta maniche e pantaloni lunghi anche a ferragosto? È impossibile che si veda in spiaggia in costume? 

Può essere per moda, certo, ma può essere anche un segnale di qualcosa che non va nel suo corpo: non per forza stiamo parlando di autolesionismo o disturbi alimentari, ma sta provando un disagio legato al suo corpo, che, se da un lato è fisiologico in adolescenza, dall’altro, quando si mostra invalidante per una normale giornata al mare, può essere qualcosa in più…

Ma un solo segno non fa notizia… perciò continuate ad osservare…

La sua stanza: è il suo regno, perciò esprimerà molto di quel che sente o pensa..

Ha cambiato arredamento di recente? Mette la musica sempre a tutto volume? Urla più del solito, o peggio, è aggressivo quando entrate in stanza? C’è una linea sottile tra quello che fa parte delle manifestazioni dell’età e quello che è una manifestazione di un disagio che sta provando, una richiesta di aiuto e attenzione. Osservate “con la pancia”, non solo con la testa e capirete se la linea è stata superata.

Gli amici, la scuola: è il loro palcoscenico, è dove rivelano il loro essere sociale, dove sperimentano relazioni e conflitti. Sebbene siano due contesti molto diversi potrebbero essere rivelatori di eventuali difficoltà relazionali dei ragazzi: cercate di conoscere gli amici di vostro figlio, cercate di essere presenti per la scuola, interessatevi alle varie “versioni” del ragazzo, a volte molto diverse da quella che esprimono in famiglia… potrebbe accadere che esprima le sue emozioni con comportamenti di rabbia e ostili verso l’autorità scolastica, oppure attraverso comportamenti a rischio nel gruppo di amici. 

In famiglia: che cambi nel contesto familiare è, non solo fisiologico, ma doveroso. Ma anche qui ci sono degli elementi che potrebbero farvi drizzare le antenne: l’aggressività gratuita e perenne e spesso immotivata non può essere sempre concessa e soprattutto non fa bene alla famiglia, ma soprattutto non fa bene ai ragazzi; è abbastanza usuale che stiano chiusi nella loro stanza per la maggior parte del tempo, ma un eccessivo ritiro nella stanza, dove magari è presente anche il computer o la console dei videogiochi, la luce accesa fino a notte fonda, la porta perennemente chiusa a chiave… sono tutti elementi da considerare e che bisogna limitare fin da subito, prima che si trasformino in qualcosa di patologico difficilmente estirpabile.

Questi sono solo quattro contesti a cui prestare attenzione, ma nessuno di essi è sufficiente a definire una patologia. 

Un elemento accomuna tutto quello che vi ho detto finora: un cambiamento, un comportamento che ha iniziato ad attuare improvvisamente o poco per volta, e che incide negativamente sul rendimento scolastico, sulle amicizie, sul suo corpo o in famiglia. 

È quello che vi farà preoccupare, che vi farà dire “non lo riconosco più”…

Fate attenzione anche a sonno e alimentazione: lo vedete più stanco del solito? Sentite dei rumori frequenti notturni segno di risvegli ripetuti? Sta mangiando meno o molto di più? 

Spesso in adolescenza il pediatra diventa qualcuno da sentire solo telefonicamente, e, quando poi lascia il posto al medico di base, ancora più di rado… Se c’è qualcosa che non va contattatelo e prenotate una visita, per escludere ogni altra preoccupazione.

C’è un ultimo, ma importantissimo elemento che potrà portarvi a contattare uno psicoterapeuta infantile: ne avete bisogno voi genitori!

Proprio così… può essere che sentiate voi delle difficoltà nel rapporto con vostro figlio adolescente, che sentiate la fatica della sua ribellione costante, che abbiate bisogno di qualche dritta per ritrovare un equilibrio familiare che sembra perso… in tutti questi casi e in molti altri, contattate un terapeuta infantile per essere seguiti in un percorso di sostegno genitoriale, vostro figlio ne riceverà tutti i benefici possibili attraverso voi!

Io Fuori… Io Dentro…


Di Cosetta Zanotti,

Illustrazioni di AntonGionata Ferrari.
Edito da Lapis

Non è facile per nessuno focalizzare cosa proviamo dentro e differenziarlo da ciò che esprimiamo all’esterno… nemmeno per gli adulti.

Si pensa che i bambini esprimano tutto ciò che sentono, “la bocca della verità” si dice… spesso è vero, ma già a due anni di età hanno ben chiaro cosa è concesso esprimere in quella famiglia e come esprimerlo: hanno già imparato un codice, quello tipico della cultura in cui sono nati e della famiglia che li ha in cura. 

Questo non è un bene o un male, è così e basta… 

Si impara molto presto che non riusciamo ad esprimere tutta la rabbia che abbiamo dentro, né la tristezza… a volte la gioia che sentiamo è talmente grande che è difficile esternarla appieno…

Per i bambini piccoli è ancora più difficile esprimere tutto ciò con le parole, perciò ce ne sono poche in questa lettura, ma i disegni esprimono molto, molto di più…

Vi ho parlato nel precedente articolo di quando è utile accompagnare un bambino in terapia in alcuni momenti familiari (Quando portare un bambino in psicoterapia?), questo libro può aiutarvi a comprendere meglio quello che sente. 

È importante che il bambino sappia che, se le modalità per esprimere tutto quello che sentono variano in base al contesto, quello che sentiamo dentro può essere potente, inebriante, distruttivo o, a volte, terrorizzante… (ve ne ho parlato anche nella serie di articoli sulle emozioni: Le emozioni dei bambini).

Ogni pagina ha un protagonista diverso, perché è importante che i bambini non si identifichino con una o un’altra emozione…

È un libro che possono “leggere” i bambini, nel senso che possono raccontare quello che vedono nell’immagine, basterà solo che l’adulto legga con il tono adeguato “io Fuori” o “io Dentro”…

Fatevi raccontare da loro cosa vedono, se anche a loro è successo, come si sentono dentro quando gli date il bacio della buonanotte? 

Perciò… se quando la mamma mi dà un bacino fuori sono felice ed emozionato… dentro… beh dentro sono leggero volo con gli uccellini e tutto intorno a me è rosa e color pastello…

Ma, quando mi sgridano… fuori c’è solo una lacrima, ma dentro mi sento tutto a pezzettini, come rotto…

Quando ho paura… io fuori sono immobile, non riesco a muovere un muscolo, tremo solo un pochino… ma perché io dentro mi sento piccolo piccolo con un drago enooormeeee che mi ta per mangiare….

Ma quando le persone intorno a me sono felici… beh allora io fuori sono felice con loro, ma dentro… sono sulle montagne russe, sento quel brividino nella pancia, ho quasi le vertigini, tutto è colorato e urlo di gioia!!!

Adolescenti e trasloco

Inizio con una cruda verità: non vi renderanno facile nulla!!

Per gli adolescenti lo spazio è identità: 

La loro stanza contiene tutto ciò che ritengono sia necessario è indispensabile per vivere: il mega computer per i videogiochi, il poster del cantante preferito, il biglietto della migliore amica sul comodino… ogni angolo, ogni oggetto, ogni cosa presente è stata messa lì per definirsi. 

Il loro quartiere contiene tutto ciò di cui hanno bisogno per gestire la tanto agognata autonomia: gli amici a portata di isolato, il punto d’incontro del gruppo in cui trovare sempre qualcuno, il Mc Donald’s, la palestra e tutto il necessario per fare a meno dei malefici genitori…

Un giorno prenderete il vostro ragazzo o la vostra ragazza da parte e comunicherete che a breve traslocherete… 

SBAM!! La porta sbattuta è il minimo sindacale che dovrete accettare…

Vanno nella loro stanza, provano rabbia e tristezza e paura probabilmente. Iniziano a pensare che la loro vita sparirà di colpo: inizieranno ad immaginare addii memorabili ad amici e alle prime cotte, inizieranno a immaginare il luogo in cui andrete ad abitare (non importa quale sarà…) come orribile, con amici antipatici e scuole difficilissime e una stanza brutta e spoglia…

Per il momento non potete far nulla, lasciateli stare per un po’, dite solo che, quando se la sentiranno, ci tenete a parlare con loro. Lasciate che immaginino lo scenario più orribile che esista…

Quando riappariranno per cena, raccontate qualcosa in più: che anche per voi sarà difficile lasciare quella casa, che avete passato dei bei momenti lì dentro e che cambiare è sempre un po’ faticoso. 

Spiegate i motivi del trasloco, senza dare troppo spazio alla possibilità di restare nella vecchia casa: troverebbero ogni minima obiezione al trasloco e la discussione si trasformerebbe in un inutile dibattito politico. Spiegate che è stato necessario cambiare lavoro e quindi città o quartiere, oppure che la casa in cui siete non soddisfa più le vostre necessità e cercherete una casa più grande, ecc… siate sinceri e non troppo prolissi, poche semplici indicazioni basteranno. Mostrate loro, senza troppo entusiasmo (che striderebbe con la loro tristezza), i vantaggi che potrebbero riguardarlo: un nuovo lavoro, magari con uno stipendio più alto, potrebbe permettere maggiori possibilità di shopping, più comodità; una casa più grande potrebbe finalmente portare ad avere la stanzetta lontana dai fratelli tanto desiderata… Spiegate che non state indorando la pillola, ma chiedete solo di considerare anche questi aspetti… la loro mente farà il resto e inizieranno a dare delle sfumature a tutto quel nero che vedono adesso. 

La ricerca della casa:

A differenza dei più piccoli, non sarà semplice farvi accompagnare a visionare i possibili immobili, detesteranno ogni cosa che ricorderà il cambiamento… però, c’è un però: è la generazione più digitalizzata mai esistita, chiedete loro di fare delle ricerche sul quartiere, sulle possibili scuole, sui possibili sport presenti… naturalmente a tempo perso, potranno anche cercare qualche annuncio che piace a loro e proporvelo, sarete felici di andare a vederlo… non forzateli, non arrabbiatevi se non faranno nulla di tutto ciò, siate molto grati se lo faranno… è una possibilità, se la colgono meglio per tutti, se no si passa al punto successivo.

La scelta della casa:

Se non vi hanno voluto aiutare, se non ne hanno voluto sapere nulla, va bene… ma la casa è stata scelta!

Come comunicarlo a loro? Raccontate i perché dietro la scelta, raccontate in che modo avete pensato a loro: ad esempio, avete scelto la casa più vicina alla loro scuola, oppure la casa con la stanza per loro più grande o più luminosa, oppure quella più vicina alla metro, in modo che possano andare da soli in centro… ecc…

Spiegate cosa accadrà adesso: lascerete che finiranno l’anno scolastico e poi vi trasferirete, oppure c’è una data precisa in cui dover lasciare la vecchia casa e quindi spiegate loro come pensate di agire rispetto alla scuola e i professori. Prendete l’impegno solenne di fare qualche sacrificio iniziale per accompagnarli dai loro amici nel vecchio quartiere e con quale cadenza questo sarà possibile… 

Siate pratici e concreti, non aspettatevi ringraziamenti o cambiamenti di umore in positivo.

L’arredamento

Chiedete loro di scegliere insieme il mobilio, il colore delle pareti, delle tende… oppure di inviarvi qualche link con quello che piacerebbe a loro. Se non vorranno partecipare, fate un respiro profondo, contate fino a dieci e comunque chiedete il loro parere prima di qualsiasi cosa sceglierete di mettere nella loro stanza… Capirete la differenza tra un no schifato e perentorio e un nopossibilista, detto solo per protesta…

Il trasloco… 

Date loro un tempo entro il quale dover imballare tutto, chiedete se vogliono inscatolare le loro cose da soli o se vogliono un aiuto o se preferiscono che lo facciate voi… non chiedete di buttare via nulla, non è il momento… si porterebbero via le pareti se potessero!

Nella nuova casa…

Fate fare a loro! Segnate i suoi scatoloni e lasciateli nella loro stanza… Ci vorranno mesi per togliere tutto, ma pian piano cercheranno quello che serve e lo posizioneranno nel luogo che è più congeniale a loro. CI sarà qualche urlo ogni volta che non troveranno qualcosa o che “la vecchia camera era più comoda!”… Va bene così…

La nuova scuola, il nuovo quartiere, la nuova città…

Se possibile chiedete ai genitori di qualche loro amico stretto del vecchio quartiere di “prestarvelo” per un week end… sarà più semplice andare ad esplorare la zona con una persona già conosciuta e fidata… e magari inizierà a conoscere qualcun di nuovo… Parlate spesso con i professori, cercate di capire come si rapporta nella nuova scuola, parlate con i ragazzi… ribadite che anche per voi è un po’ complicato riadattarsi ed è lecito essere arrabbiato o tristi o spaventati… offritevi di accompagnarlo dai vecchi amici quando potete. Concedete qualche libertà in più e qualche regalo in più…

È un’esperienza delicatissima in questa fascia d’età…

Troverete facilmente studi sull’incidenza di patologie mentali dopo un trasloco in adolescenza, e scoprirete sulla vostra pelle quanto possono essere duri e insopportabili i vostri figli. Perciò è una decisione che va prese ponderando bene ogni alternativa e solo se proprio necessaria, quando i ragazzi hanno tra gli 11 e i 19 anni… 

Detto ciò con enorme pazienza e autocontrollo sarà possibile uscirne dopo parecchio tempo… 

Se notate un eccessivo isolamento sociale, oppure un’espressione della rabbia eccessiva e pericolosa, come sempre, rivolgetevi ad un professionista, saprà darvi qualche dritta sul gestire meglio la situazione e saprà ascoltare e accogliere le emozioni in subbuglio dei ragazzi…

In bocca al lupo!

Un libro per affrontare il trasloco

SCIOPERO IN FAMIGLIA 

 di Chiara Lossani

edito da Giunti 

Con questo libro anticipo un po’ l’argomento del prossimo articolo: Adolescenti e trasloco

Stella ha 11 anni, le piace molto il suo quartiere, dove ha le sue amiche e il suo amore, Massimiliano.

Un giorno i suoi genitori scombinano tutti i suoi piani decidendo di trasferirsi…

Nessuno si preoccupa di chiederle un’opinione. 

Per Stella la nostalgia diventa sempre più grande, la pallavolo, le amicizie e il primo batticuore.

Insieme alla nostalgia però cresce anche tanta, ma tanta rabbia per questa ingiustizia, subita da quei due egoisti di mamma e papà!

Stella decide di “scioperare”: niente più baci o coccole, nessun aiuto in casa, nulla di nulla! 

Ma per fortuna ci sono le nonne! La nonna Stefania la sosterrà e rassicurerà e poi un nuovo amico, Paolino le farà vedere il nuovo quartiere con occhi diversi.

Per gli adolescenti l’amicizia è importante… i luoghi sono importanti… si arrabbiano facilmente… un trasloco potrebbe essere una bomba ad orologeria da cui sarà difficile riprendersi!

Iniziate a regalare un libro in cui possano rispecchiarsi e attraverso il quale comprendere i loro sentimenti…

Per il resto leggete il prossimo articolo!!!

Adolescenza e separazione genitori

I MIEI SI SEPARANO

gestire un divorzio con un adolescente in casa

Se nell’articolo “MAMMA E PAPÀ SI SEPARANO” abbiamo visto la separazione dal punto di vista dei bambini, oggi il punto di vista, molto diverso, è quello degli adolescenti di casa…

Le regole e le modalità con cui si affrontano le diverse fasi della separazione sono le stesse, qualsiasi fascia d’età abbiano i minori di casa… perciò vale sempre: 

  • Comportarsi da adulti responsabili;
  • ricordarsi che siete e sarete sempre genitori di quel ragazzo, anche se non siete più una coppia, perciò l’obiettivo delle scelte educative deve essere vostro figlio, non un sentimento di ripicca verso l’ex partner;
  • non fingere e non mentire, che non significa raccontare tutto, per filo e per segno, dei problemi di coppia che hanno portato al divorzio, ma vuol dire che se in casa la tensione si taglia col coltello e se c’è una separazione in atto, i ragazzi hanno diritto a sapere cosa sta accadendo;
  • volgere lo sguardo oltre voi stessi e osservate i vostri figli: ricordate di non concentrarvi solo su di voi e i vostri problemi, anche i ragazzi stanno attraversando un momento difficilissimo per loro, non siate egocentrici!

Ma queste sono regole OVVIE E SCONTATE, non era nemmeno necessario che ve le ripetessi… VERO??

Perciò, cosa c’è da sapere in più, quando in casa ci sono degli adolescenti?

Gli adolescenti si sentono coinvolti direttamente e, spesso, attivamente nel processo di separazione, dalle prime avvisaglie di crisi alla costituzione del nuovo assetto familiare.

Rispetto ai più piccoli, i ragazzi sono molto più consapevoli delle dinamiche di coppia, e potrebbero farsi un’idea personale (e non sempre veritiera) su chi sia il genitore responsabile della decisione finale, e, perciò, potrebbero schierarsi con l’uno o con l’altro, privandosi dell’affetto di mamma o papà.

Inoltre spesso in presenza di bambini riusciamo ad avere un’accortezza maggiore, perché… sono bambini. Gli adolescenti, a volte, ci inducono a pensare di essere in presenza di “quasi adulti”, quindi non calibriamo bene le parole, non evitiamo sfoghi e racconti soggettivi, li trattiamo più da amici che da figli. Inoltre il loro essere “grandi” ci porta a chiedere loro di comportarsi come tali, per evitarci ulteriori problemi e grattacapo…

Quindi è INDISPENSABILE tenere a mente che NON SONO ADULTI, NON SONO DEI NOSTRI AMICI, ma NON SONO PIÙ BAMBINI… 

La separazione dei genitori, purtroppo, fa crescere molto più in fretta, perciò c’è bisogno di focalizzare continuamente l’attenzione sull’età del ragazzo che abbiamo davanti e valutare bene le nostre parole, perché le parole hanno un peso…

Permettiamo loro di vivere l’adolescenza sbagliando e facendoci preoccupare: non è colpa né responsabilità loro, né tanto meno una loro scelta se le cose tra voi non sono andate come speravate, perciò hanno diritto a vivere i loro sbagli e ad avervi accanto, così come è un vostro dovere avere la giusta attenzione nei loro confronti… siete e resterete sempre i loro genitori, comportatevi come tali!

 Prestate attenzione a:

Non svalutarvi a vicenda. 

L’adolescenza è la fase in cui si costruisce il proprio sé adulto e, nonostante quello che possono urlarvi contro, i loro adulti di riferimento siete voi, ed ogni frase che pronunciate costruisce un mattoncino della loro futura personalità… perciò ascoltare dalla mamma che il papà è un buono a nulla, oppure un traditore seriale, o un bugiardo, potrebbe minare l’autostima dei ragazzi e la fiducia nell’altro sesso nelle ragazze; così come ascoltare il papà che descrive la mamma come controllante, petulante o traditrice, potrebbe portare le ragazze a dubitare del loro diventare donna e i ragazzi a svalutare la figura femminile. Perciò non svalutate l’altro genitore, non fa bene a voi e fa molto male ai ragazzi.

Mantenete una comunicazione genitoriale attenta e civile.

 In adolescenza, si sa, si sgomita per ottenere maggiore libertà, c’è una maggiore possibilità di assumere comportamenti rischiosi, e spesso la scuola è l’ultimo dei loro problemi… se c’è uno spazio vuoto tra voi genitori sarà più probabile che perdiate il controllo della situazione: se ha un orario in cui tornare a casa, deve essere lo stesso da mamma e da papà, se avete saputo che ha preso un’insufficienza a scuola, è importante comunicarlo all’altro genitore e così via… Devono sapere comunque di avere una rete solida e contenitiva intorno, senza buchi comunicativi.

Le regole restano.

 Non abbandonate le regole prefissate perché “stanno vivendo un periodo difficile”, o peggio per fare in modo che scelga di restare a casa del genitore più permissivo. Le regole sono importanti per la crescita sana e per la loro sicurezza, tenetelo sempre a mente.

Il rispetto sempre e comunque. 

Non permettete che al primo litigio vi urli contro frasi che riguardano aspetti della separazione che vi feriscono: se dovesse accadere restate saldi contenete l’exploit. A mente fredda farà più male a lui, e potrete parlarne meglio. Ma questa è l’età in cui devono imparare che esistono delle conseguenze alle loro parole, e che le parole sono macigni che colpiscono… e potreste essere proprio voi e proprio questa occasione dolorosa ad insegnarglielo. Raccontate loro che vi siete sentite feriti dalle sue parole e dite con fermezza che non tollererete altre mancanze di rispetto simili, se lo ritenere opportuno potrete decidere una punizione. Ricordate però che se esigete rispetto dovrete dare rispetto: rispetto tra voi genitori ma anche rispetto per la sofferenza e per il disagio che sta provando in questo momento.

La routine, i luoghi e le amicizie sono vitali in questa fase: tenetene conto.

 Gli adolescenti sono radicati al territorio, hanno i loro amici, che vedono dopo scuola, hanno i loro luoghi di ritrovo e i loro tempi, perciò potrebbero prendere molto male il dover passare il week end dall’altra parte della città… non prendetela sul personale, piuttosto fate voi dei sacrifici se volete passare del tempo con loro. Se possibile, scegliete la nuova casa vicino a quella in cui risiederà il ragazzo prevalentemente; predisponete i vostri incontri concordandoli con i ragazzi, in modo che non si sovrappongano ad amici e hobby; fate in modo che anche nella casa in cui passa minor tempo abbia il suo spazio privato, i suoi devices e tutto quello che gli servirà per considerare anche quella “casa sua”.

Parlate con loro. 

Parlate francamente, raccontate che siete dispiaciuti per quello che sta accadendo e scusatevi per il periodo che stanno attraversando. Non è uno sfogo, e non è necessario raccontare gli sbagli del partner e nemmeno i propri per filo e per segno… Tenete a mente l’obiettivo di ogni vostra frase. Con le vostre parole potreste evitare che siano spaventati dall’avere una relazione in futuro, che soffrano in silenzio nella loro stanza, potreste restituire loro la figura materna o paterna che hanno messo in dubbio. Le vostre parole sono potenti perciò pensate sempre prima di pronunciarle.

Ascoltateli.

Ascoltate le loro emozioni, la loro rabbia, la loro tristezza… ma ascoltate anche i loro silenzi e osservate i loro comportamenti… Spesso durante una separazione i genitori sono travolti dalle loro emozioni, dagli avvenimenti e dalle questioni burocratiche, pratiche e legali… e, a volte, perdono di vista i figli. Fate in modo che ciò non accada.

Chiedete aiuto.

Ultimo punto, ma non per importanza riguarda proprio il saper chiedere aiuto. Per voi, per i vostri figli, per avere uno sguardo diverso… è un momento molto difficile per una famiglia, intervenire per tempo aiuterà tutti, e specialmente i ragazzi, ad affrontare la rabbia e il dolore e la paura senza ripercussioni sul loro futuro. Se notate problemi a scuola o una differenza di comportamenti, o se sentite di aver bisogno di un sostegno per affrontare questa nuova genitorialità post separazione, non aspettate troppo e chiedete aiuto, riceverete gli strumenti per ritrovare un equilibrio nuovo… 

Un libro per raccontare la separazione

MIA MAMMA È UN ALBERO, MIO PAPÀ UN ORSO

 di Luca Tozzi

illustrato da Sara Carpani

edito da Il leone verde Edizioni

Cosa accade quando mamma e papà si separano? Ve ne ho parlato nel precedente articolo, MAMMA E PAPÀ SI SEPARANO, questo è un libro che può aiutarvi nel comunicarlo ai bambini…

È difficile spiegare ai bambini che vi separate perché litigate troppo: potrebbero controbattere “anche io e Giovanni litighiamo sempre, ma poi facciamo pace”, oppure “anche noi fratelli litighiamo, ma ci costringete a dormire nella stessa stanza”…

È complicato per loro comprendere che non siete più la coppia di un tempo e che è diventato impossibile vivere insieme….

Questo libro vi aiuterà a dare una traccia visibile e tangibile del cambiamento che avviene in una coppia e che porta alla separazione: la mamma è pian piano diventata un albero, con i suoi rami e le sue foglie continuerà a stare accanto alla sua bambina, a dargli amore e sostegno; il papà pian piano è diventato un orso, ma con le sue grandi braccia continuerà ad abbracciare la sua bambina e a farla sentire al caldo e protetta.

Ma si sa: un albero e un orso hanno bisogno di due case ben diverse!

Non c’è molto spazio per i perché e i come, queste sono cose da grandi…. È successo, e basta. Ci sono stati dei momenti molto tristi e scuri, ma adesso la bimba può godere della presenza gioiosa di mamma albero e papà orso!

È un libro delicato, come l’argomento che tratta; ha immagini chiare ed efficaci, nulla è lasciato al caso e può essere davvero utile in questo momento in cui le parole, purtroppo, sono difficili da trovare…

Bambini e separazione genitori

È accaduto quello che non avreste voluto e forse nemmeno immaginato, non andate proprio più d’accordo, in alcuni casi, non sopportate nemmeno più l’idea di condividere lo stesso tetto… avete deciso di separarvi, anche “per il bene dei vostri figli”… 

Il secondo ricordo tra I RICORDI DEI BAMBINI che affrontiamo e che, purtroppo, resta indelebile nella psiche è proprio la separazione dei genitori.

Ma che vuol dire? Come comunicarlo? Come fare per evitare sofferenze ulteriori ai bimbi di casa?

Vi avranno detto in molti che quello che più è dannoso per i bambini non è la separazione in sé, ma il conflitto che precede o segue la separazione… c’è del vero in questo, ma è anche un po’ semplicistico…

Primo assunto di base è che la separazione fa soffrire i bambini.

Non passa inosservato, non è un avvenimento che prima o poi dimenticheranno, non è vero che sono troppo piccoli per rendersene conto… stanno soffrendo e negarlo o minimizzarlo è il primo grave errore che potreste fare… 

Alessandro D’Avenia scrive “Hai mai guardato negli occhi un bambino con i genitori separati o senza uno dei due? È come se fosse un po’ più grande. Un po’ più grande dei grandi”…

È proprio così, avviene all’improvviso uno scatto di crescita importante, che comporta uno sguardo diverso sul mondo… Spesso sentirete la frase “sono figlia di separati”, “sai, i miei sono separati”… è un evento connotativo come avere occhi azzurri o capelli neri, ti definisce perché ti differenzia.

Quindi non è un evento che fa il bene dei figli…

MA… è restare insieme per finta o per evitare che i bambini soffrano, quando la coppia non c’è più, può fare, se possibile, ancora più male ai figli… perciò la frase “per il bene dei figli” va letta con la profondità che merita.

Il secondo punto

che è importante tenere bene a mente è che non potrete fingere! Spesso i bambini comprendono che c’è qualcosa che non va prima di voi, a volte, una domanda come “Ho paura che vi lasciate” viene fatta quando il clima in casa è teso e i piccoli di casa hanno già percepito la crisi (N.B. ricordate anche che altre volte è una domanda che ha a che fare con i genitori di un amichetto che hanno divorziato e sono solo alla ricerca di rassicurazione). 

I bambini non badano troppo alle parole, ma sono attentissimi ai toni, ai comportamenti, agli sguardi… perciò fingere di chiedere “mi passi il sale a tavola”, con un tono mesto, sprezzante, rabbioso, senza guardarvi negli occhi, non sarà sufficiente a nascondere il litigio appena avvenuto… differentemente, una cena un po’ disordinata, una mollica di pane lanciata per gioco tra mamma e papà, una risata e uno sguardo complice, senza nemmeno pronunciare una parola, sapranno comunicare ai bambini coesione, sicurezza, fiducia e intimità… 

Perciò non mentite a loro e non mentite a voi stessi: quando vi rendete conto che le cose non vanno prendetevi del tempo, lontano dai bambini, e chiarite, litigate e decidete… poi concordate insieme come comunicarlo ai più piccoli. 

Prima della separazione effettiva,

evitate liti violente in presenza dei bambini, evitate di farvi consolare da loro, non cercate in loro complicità contro l’altro genitore… non è questo il loro ruolo! Piuttosto cercate sostegno in amici e parenti, coinvolgeteli nel dare un po’ di serenità ai piccoli… Siete voi gli adulti, comportatevi come tali!

Spesso perderete la lucidità mentale, siete troppo arrabbiati e tristi e delusi per agire con razionalità, ma fermatevi un secondo e pensate che potrete aver perso la complicità di coppia, ma è importante che manteniate un confronto aperto, sincero e leale come genitori… i bambini meritano delle scelte educative pensate per il loro benessere: non c’è spazio per rancori e vendette!

Se i bambini assistono a dei conflitti, quando vi sarete calmati, fate un respiro profondo e poi parlate con loro, spiegate quello che è successo, scusatevi per aver alzato un po’ i toni, chiedete se si sono spaventati, se sono arrabbiati o tristi, accogliete le loro emozioni e rassicurateli: vi impegnerete perché non accada di nuovo… 

Come comunicare la separazione imminente?

Premetto che non c’è un modo “bello” per dare una notizia così brutta per i bambini: è paragonabile ad un lutto per tutti, perciò non cercate di trovare parole edulcorate e finte per dire ai bambini “Mamma e papà si separano”. Date il giusto peso alla notizia, ditegli che è una brutta notizia, e che probabilmente lo renderà un po’ triste o un po’ arrabbiato. 

Per prima cosa il luogo:

NON in cameretta. È importante non connotare il loro spazio come un posto negativo in cui si è ricevuta una notizia molto brutta, ed è inoltre molto importante che abbiano a disposizione uno spazio privato in cui ritirarsi dopo la notizia se sono molto arrabbiati o tristi e se vogliono restare un po’ soli (specie per i bimbi più grandi).

Il modo:

fate in modo di comunicarlo insieme, in modo che vi percepisca d’accordo, che senta che un genitore confermi le decisioni dell’altro, (anche se uno dei due non è d’accordo con la separazione, fate un passo indietro come ex amanti e fate un passo avanti come genitori: di fatto vi state separando e dovrete essere d’accordo sul comunicarlo ai figli!). Fate attenzione al non verbale, non aiuterà nessuno alzare gli occhi al cielo, far capire che la decisione è stata presa solo da un partner e l’altro l’ha subita… Alimenterebbe finte e dannose speranze di riconciliazione nella mente del piccolo. Prendetegli le mani, sedevi accanto a lui e usate un tono affettuoso che gli faccia capire che l’amore tra voi può essere finito, ma l’amore verso di lui non è stato minimamente scalfito!

Cosa dire:

a seconda delle età potreste aiutarvi con un libro, (ve ne parlo qui MI LEGGI UN LIBRO?), potrete dirgli che mamma e papà non si vogliono più bene come due fidanzati, ma come due genitori di un bellissimo bambino, che non abiteranno più insieme, che la famiglia sta cambiando forma, ma sarà sempre la sua famiglia. Comunicate in modo chiaro che nessun comportamento del bambino ha inciso sulla separazione né potrebbe farvi riconciliare. Come vi dicevo i bambini sono molto concreti e logici, potrebbero aver assistito ad un vostro litigio su chi doveva accompagnarlo a nuoto e quindi pensare che il suo nuoto vi ha fatto divorziare: siate chiari e semplici nella comunicazione!

Praticità:

La sua routine cambierà, raccontategliela! Un genitore resterà in quella casa e l’altro cercherà un nuovo spazio(vedi punto successivo); vedrà l’altro genitore e andrà a dormire con lui(non occorre che diciate ogni quanto e quali festività vi siete divisi, queste tempistiche lasciatele nella stanza degli avvocati, per i bambini sono tempi troppi dilatati e incomprensibili); Non ci sarà più la serata pizza in famiglia (o qualsiasi altra routine familiare abbiate), ma che ci sarà la domenica masterchef col papà o il sabato di laboratorio di pittura con la mamma (scegliete esaltando quello che piace più a ciascuno di voi)… Avrà due feste di compleanno e probabilmente due feste di Natale… La routine diversa vi serve per rendere concreta la notizia, ma anche per rendere il bambino parte attiva e non solo passiva della decisione, perciò proponetegli le attività con affetto e con tutta la gioia che riuscirete a pescare in voi stessi in questo periodo… Ricordate sempre che l’obiettivo finale è migliorare la vita di tutti, dato che insieme non si riusciva più a trovare gioia!

Ascoltate e aspettate le sue domande:

Create un clima rilassato in cui il bambino si senta libero di chiedere quello che vuole, se è colpa sua, se non tornerete mai più insieme, se a casa di papà potrà portare il suo orsetto della nanna, chi lo accompagnerà a nuoto, a calcio o a scuola… qualsiasi cosa vi chiederà rispondetegli con chiarezza, semplicità e affetto.

Due case…

Una volta che la separazione è effettiva, uno dei due genitori dovrà andare a vivere in una casa diversa, a seconda dell’età del bambino, potreste coinvolgerlo nella ricerca e nella scelta, potrete comunicargli che spesso dormirà con voi nel nuovo appartamento, perciò è importante per voi che piaccia anche a lui e che ci sia uno spazio anche per lui… poi, insieme al bambino, allestirete la sua stanzetta o il suo spazio, diverso da quello dell’altro genitore.

I bambini sono molto concreti e logici, se il papà va via di casa, facilmente lo immagineranno al freddo a dormire per strada: è importante che vi sappia al caldo in un luogo confortevole, ed è importante che veda con i suoi occhi che è previsto uno spazio per lui nella vostra nuova vita… 

Dopo la separazione

Siete separati, il bambino ha visto le due case, le due camerette, ha già sperimentato le nuove routine… adesso è importante…

 Che non ci siano grossi cambiamenti di programma: se sa che il venerdì la mamma lo prenderà da scuola, ci rimarrà molto molto male se dovesse trovare il papà! Se ci dovesse essere un cambio di programma fateglielo sapere per tempo e spiegategli il motivo… sta facendo un’enorme fatica per adattarsi al nuovo assetto, non scombinate i suoi piani!

Fate molta attenzione qualora vi rendiate conto che il bambino o la bambina stanno cercando di ricoprire il ruolo di nuovo compagno per mamma o nuova compagna per papà: non è il loro compito, ed è importante che continuino a fare i figli! Evitate frasi come “mi basta avere te come fidanzato di mamma”, “la fidanzatina di papà”, o peggio, chiedere voi ai vostri figli di dormire insieme perché non siete abituati a dormire da soli… Ripeto: fate gli adulti della situazione, perché non ce ne sono altri!!!

nuovi partner…

Che i nuovi partner siano presentati ed entrino nella vita del bambino solo quando sarà passato del tempo dalla definizione del nuovo equilibrio familiare, ed anche dopo questo tempo, agite con calma e delicatezza e il più possibile in accordo con l’altro genitore!!!

Che un genitore non metta il figlio contro l’altro genitore, o che gli faccia l’interrogatorio per conoscere la nuova vita dell’ex partner, né che diventi il sostituto del genitore che non abita più lì! Se sentite di avere l’umore basso, o di avere dei temi irrisolti rispetto all’ex partner o alla separazione fatevi aiutare…. È importante che ognuno dei due genitori abbia delle amicizie o dei parenti non giudicanti e di sostegno in questo difficile passaggio… e che i bambini continuino a vedere le figure parentali che frequentavano anche prima della separazione. Se tutto ciò non dovesse bastarvi rivolgetevi ad un professionista, senza vergogna e senza esitazione… aiuterà tutti!

Che le rispettive famiglie non esplicitino rancori o giudizi verso l’altro genitore di fronte ai bambini… il vostro compito di genitori resta quello di proteggerli e prendervi cura di loro, anche dai parenti più ottusi!

Un’ultima e importante precisazione:

Spesso quando ci sentiamo insicuri o infelici, torniamo ad un periodo precedente in cui ci siamo sentiti più sereni e accuditi, abbiamo una regressione. Per i bambini questo è ancor più vero! Potrebbe tornare a fare la pipì a letto, a voler dormire con voi, a ciucciarsi il pollice o ad avere capricci e pianti disperati… aiutateli a comprendere cosa sentono e ad esprimerlo al meglio… rassicurateli e accogliete queste regressioni… per un tempo congruo però! Se dopo sei mesi o addirittura un anno dalla separazione vuole ancora dormire nel lettone o fa la pipì a letto o ha altri comportamenti che non mostrava pre separazione, non esitate a contattare un professionista… prima affronterete il problema prima il bambino elaborerà il lutto della coppia genitoriale insieme e felice!

Adolescenza: fratelli e sorelle

ADOLESCENTI ISTRUZIONI PER L’USOFRATELLI E SORELLE

Abbiamo già affrontato nell’articolo “QUANDO NASCE UN FRATELLINO” come gestire il rapporto tra fratelli già dagli albori della gravidanza, ma cosa succede quando arriva l’adolescenza?

Probabilmente solo una piccolissima percentuale di adolescenti avrebbe scelto suo fratello come amico se fossero stati separati alla nascita… 

Questo è il primo importante punto che i genitori devono avere sempre in mente: non è detto che avere gli stessi geni, la stessa famiglia o vivere nella stessa casa fa di due persone due amici, né due complici, né due persone che collaboreranno pacificamente… ne fa solo due fratelli o sorelle…

Perciò non usate frasi come “dovete andare d’accordo perché siete fratelli” non c’è nulla di più falso o più pretenzioso. 

Sono nati in due momenti familiari diversi; gli stessi genitori sono sicuramente cambiati, più consapevoli e rilassati con il secondo figlio e più inesperti e ansiosi con il primo, probabilmente; il ruolo, universalmente riconosciuto, di primogenito o secondogenito, comporta aspettative diverse e relazioni differenti; per non parlare delle differenti percezioni che si hanno se i fratelli non sono dello stesso sesso… insomma le variabili sono molteplici, a volte sono vissuti in case diverse, a volte il primo figlio ha goduto di una famiglia unita che il secondo non ha nemmeno avuto il tempo di vedere, oppure il primo ha sentito i nonni partecipi nella sua educazione e i secondo non li ha nemmeno conosciuti… 

Come pretendere che le storie così diverse creino due persone uguali?

Non è un caso che fin dalla notte dei tempi, in ogni cultura ci siano storie e leggende su conflitti tra fratelli, anche brutali, da Caino e Abele, a Romolo e Remo e così via fio ai nostri giorni… 

Spesso le leggende mettono in evidenza e amplificano quello che è nascosto in ogni fratello e sorella: la rivalità!

Dalla nascita di un secondogenito in poi c’è un rivale con cui si sente di dover lottare per l’ambito premio: le attenzioni esclusive e l’amore illimitato di mamma e papà. 

Certo, per fortuna, i casi di violenza agita sono sporadici, ma una certa dose di aggressività esiste sin dall’infanzia. 

Cosa fare quindi?

Prima di tutto non aspettarsi il contrario, riconoscere che può esistere la gelosia, la rivalità e una certa dose di diffidenza tra i figli è il primo passo per pacificarsi come genitori: non avete fatto nulla di sbagliato, è la natura delle cose…

Detto ciò ci sono piccole grandi azioni che permetteranno alla famiglia di vivere un po’ più serenamente.

Non ruolizzate più del dovuto

Le famiglie ruolizzano, si sa, “il grande è più forte”, “il piccolo sa il fatto suo, è più furbo”, “il maggiore è più responsabile”, “la seconda è più sbadata”, e così via… piano piano queste frasi definiscono dei caratteri da cui difficilmente si può venir fuori. Quindi il fratello più forte difficilmente sentirà di poter mostrare delle fragilità, oppure il piccolo che sa il fatto suo difficilmente potrà mostrare le sue qualità alla luce del sole, senza furbizia, o il più responsabile sentirà di non poter venir meno ai suoi doveri, a costo di metter da parte le sue passioni o il suo divertimento, la più sbadata non sentirà mai di poter prendersi l’impegno della sua vita, riuscendo ad emergere… Riflettete: che ruolo hanno i diversi figli nella vostra famiglia? Quindi cercate di portare alla luce “la parte nascosta della luna”, concedete dei momenti di debolezza a chi mostra solo forza, affidate una responsabilità e fidatevi di chi è più sbadato, allo stesso tempo sgravate il più responsabile dal peso dei suoi doveri…

Non esiste un figlio più problematico dell’altro

Per ogni su c’è sempre un giù… per ogni men c’è sempre un più. Così cantava Mago Merlino nel film La spada nella roccia… Per ogni figlio definito problematico ci sono due genitori che danno molte meno attenzioni all’altro figlio; per ogni figlio con reali e diagnosticati problemi fisici o genetici, c’è un fratello che ha imparato molto (forse troppo) presto a prendersi cura degli altri, a chiudere un occhio su qualche ingiustizia, a evitare il più possibile di chiedere… è difficile, lo so, ma cercate il più possibile di dare le giuste attenzioni anche all’altro figlio, quello che sembra non dare mai problemi, quello che, dal punto di vista medico, è più fortunato perché non ha nessuna diagnosi; qualche volta il papà può occuparsi di un fratello e la mamma può concedere uno spazio e un tempo dedicato solo all’altro; qualche volta al figlio che ha imparato a curare se stesso e anche suo fratello può essere concessa una gratificazione in più, riconoscendo gli sforzi e premiando le sue capacità. I figli spesso sono due facce della stessa moneta, non occupatevi solo della faccia più esposta…

Non intervenite al primo grido

Litigano, si tirano calci e pugni o capelli… si strappano vestiti, si sentono porte sbattute e urla… difficile lasciar perdere, ma cercate di farlo fino al punto massimo di tolleranza. Quando ci sono queste scene in casa dovete immaginare quei documentari di Quark in cui i cuccioli di leone nella savana si rotolano, si mordono, si azzuffano, spesso c’è del sangue in quelle scene, ringhiano e mostrano i canini appena spuntati, non sono dei battibecchi carini e teneri tra peluches! Così come i cuccioli di leone, i vostri figli stanno definendo il loro spazio nel mondo, stanno prendendo le misure del proprio corpo, di quanto la loro aggressività può essere agita nella realtà senza gravi conseguenze: l’importanza principale dei fratelli è proprio l’opportunità di percepirsi potenzialmente aggressivi e di comprendere dove e quando fermarsi. Se intervenite al primo urlo, non saprete mai la prossima volta, in cui magari non sarete presenti, se sapranno fermarsi in tempo… Potreste difendere uno dei due, che potrebbe imparare che nella vita non può farcela da solo, avrà bisogno di essere difeso sempre, oppure l’altro potrà percepirsi come “cattivo” ma molto più potente dell’altro… insomma intervenendo sporcate un equilibrio che ha bisogno di definirsi da solo per poter diventare sempre più stabile.

Create spazi diversi e tempi diversi per persone diverse

Non è necessario avere due stanze, basta una striscia di nastro adesivo e due colori di parete differenti e un paravento per definire e separare i due mondi. Non è indispensabile che entrambi abbiano l’opportunità di fare sport, se uno dei due ama giocare a scacchi nel tempo libero… Concedete attenzioni diverse per le varie esigenze… Non sempre la frase “ho fatto le cose uguali” ha senso se si parla di fratelli… ci saranno periodi e momenti in cui uno dei due avrà bisogno di più attenzioni e di più sostegno, cambierà e la prossima volta toccherà all’altro godere di maggiore presenza… l’importante è non far diventare un periodo passeggero la regola che definisce un figlio o un altro.

Insegnate il rispetto

Non devono volersi bene, non devono essere complici, non devono condividere attività o spazi privati, ma devono portare il giusto rispetto all’altro! Bloccate sul nascere frasi particolarmente aggressive e sleali; se uno dei due sta studiando l’altro non potrà ascoltare la musica a tutto volume; non saranno amici, ma sono coinquilini… perciò scrivete insieme a loro poche semplici regole su cui non sarà consentito chiudere un occhio… 

Abbiate pazienza

È vero, non si sono scelti, sono diversi e non è scritto da nessuna parte che si ameranno, ma col tempo impareranno ad apprezzare l’idea che hanno le stesse radici, hanno condiviso delle esperienze affini, che hanno avuto un tempo in cui si sono nutriti alla stessa tavola. C’è una sorta di patto implicito: se uno dei due vacilla difficilmente l’altro lo lascerà cadere senza nemmeno voltarsi… puntate su questo, è l’unico obiettivo realistico che potrete raggiungere….