Un libro per raccontare la separazione

MIA MAMMA È UN ALBERO, MIO PAPÀ UN ORSO

 di Luca Tozzi

illustrato da Sara Carpani

edito da Il leone verde Edizioni

Cosa accade quando mamma e papà si separano? Ve ne ho parlato nel precedente articolo, MAMMA E PAPÀ SI SEPARANO, questo è un libro che può aiutarvi nel comunicarlo ai bambini…

È difficile spiegare ai bambini che vi separate perché litigate troppo: potrebbero controbattere “anche io e Giovanni litighiamo sempre, ma poi facciamo pace”, oppure “anche noi fratelli litighiamo, ma ci costringete a dormire nella stessa stanza”…

È complicato per loro comprendere che non siete più la coppia di un tempo e che è diventato impossibile vivere insieme….

Questo libro vi aiuterà a dare una traccia visibile e tangibile del cambiamento che avviene in una coppia e che porta alla separazione: la mamma è pian piano diventata un albero, con i suoi rami e le sue foglie continuerà a stare accanto alla sua bambina, a dargli amore e sostegno; il papà pian piano è diventato un orso, ma con le sue grandi braccia continuerà ad abbracciare la sua bambina e a farla sentire al caldo e protetta.

Ma si sa: un albero e un orso hanno bisogno di due case ben diverse!

Non c’è molto spazio per i perché e i come, queste sono cose da grandi…. È successo, e basta. Ci sono stati dei momenti molto tristi e scuri, ma adesso la bimba può godere della presenza gioiosa di mamma albero e papà orso!

È un libro delicato, come l’argomento che tratta; ha immagini chiare ed efficaci, nulla è lasciato al caso e può essere davvero utile in questo momento in cui le parole, purtroppo, sono difficili da trovare…

Bambini e separazione genitori

È accaduto quello che non avreste voluto e forse nemmeno immaginato, non andate proprio più d’accordo, in alcuni casi, non sopportate nemmeno più l’idea di condividere lo stesso tetto… avete deciso di separarvi, anche “per il bene dei vostri figli”… 

Il secondo ricordo tra I RICORDI DEI BAMBINI che affrontiamo e che, purtroppo, resta indelebile nella psiche è proprio la separazione dei genitori.

Ma che vuol dire? Come comunicarlo? Come fare per evitare sofferenze ulteriori ai bimbi di casa?

Vi avranno detto in molti che quello che più è dannoso per i bambini non è la separazione in sé, ma il conflitto che precede o segue la separazione… c’è del vero in questo, ma è anche un po’ semplicistico…

Primo assunto di base è che la separazione fa soffrire i bambini.

Non passa inosservato, non è un avvenimento che prima o poi dimenticheranno, non è vero che sono troppo piccoli per rendersene conto… stanno soffrendo e negarlo o minimizzarlo è il primo grave errore che potreste fare… 

Alessandro D’Avenia scrive “Hai mai guardato negli occhi un bambino con i genitori separati o senza uno dei due? È come se fosse un po’ più grande. Un po’ più grande dei grandi”…

È proprio così, avviene all’improvviso uno scatto di crescita importante, che comporta uno sguardo diverso sul mondo… Spesso sentirete la frase “sono figlia di separati”, “sai, i miei sono separati”… è un evento connotativo come avere occhi azzurri o capelli neri, ti definisce perché ti differenzia.

Quindi non è un evento che fa il bene dei figli…

MA… è restare insieme per finta o per evitare che i bambini soffrano, quando la coppia non c’è più, può fare, se possibile, ancora più male ai figli… perciò la frase “per il bene dei figli” va letta con la profondità che merita.

Il secondo punto

che è importante tenere bene a mente è che non potrete fingere! Spesso i bambini comprendono che c’è qualcosa che non va prima di voi, a volte, una domanda come “Ho paura che vi lasciate” viene fatta quando il clima in casa è teso e i piccoli di casa hanno già percepito la crisi (N.B. ricordate anche che altre volte è una domanda che ha a che fare con i genitori di un amichetto che hanno divorziato e sono solo alla ricerca di rassicurazione). 

I bambini non badano troppo alle parole, ma sono attentissimi ai toni, ai comportamenti, agli sguardi… perciò fingere di chiedere “mi passi il sale a tavola”, con un tono mesto, sprezzante, rabbioso, senza guardarvi negli occhi, non sarà sufficiente a nascondere il litigio appena avvenuto… differentemente, una cena un po’ disordinata, una mollica di pane lanciata per gioco tra mamma e papà, una risata e uno sguardo complice, senza nemmeno pronunciare una parola, sapranno comunicare ai bambini coesione, sicurezza, fiducia e intimità… 

Perciò non mentite a loro e non mentite a voi stessi: quando vi rendete conto che le cose non vanno prendetevi del tempo, lontano dai bambini, e chiarite, litigate e decidete… poi concordate insieme come comunicarlo ai più piccoli. 

Prima della separazione effettiva,

evitate liti violente in presenza dei bambini, evitate di farvi consolare da loro, non cercate in loro complicità contro l’altro genitore… non è questo il loro ruolo! Piuttosto cercate sostegno in amici e parenti, coinvolgeteli nel dare un po’ di serenità ai piccoli… Siete voi gli adulti, comportatevi come tali!

Spesso perderete la lucidità mentale, siete troppo arrabbiati e tristi e delusi per agire con razionalità, ma fermatevi un secondo e pensate che potrete aver perso la complicità di coppia, ma è importante che manteniate un confronto aperto, sincero e leale come genitori… i bambini meritano delle scelte educative pensate per il loro benessere: non c’è spazio per rancori e vendette!

Se i bambini assistono a dei conflitti, quando vi sarete calmati, fate un respiro profondo e poi parlate con loro, spiegate quello che è successo, scusatevi per aver alzato un po’ i toni, chiedete se si sono spaventati, se sono arrabbiati o tristi, accogliete le loro emozioni e rassicurateli: vi impegnerete perché non accada di nuovo… 

Come comunicare la separazione imminente?

Premetto che non c’è un modo “bello” per dare una notizia così brutta per i bambini: è paragonabile ad un lutto per tutti, perciò non cercate di trovare parole edulcorate e finte per dire ai bambini “Mamma e papà si separano”. Date il giusto peso alla notizia, ditegli che è una brutta notizia, e che probabilmente lo renderà un po’ triste o un po’ arrabbiato. 

Per prima cosa il luogo:

NON in cameretta. È importante non connotare il loro spazio come un posto negativo in cui si è ricevuta una notizia molto brutta, ed è inoltre molto importante che abbiano a disposizione uno spazio privato in cui ritirarsi dopo la notizia se sono molto arrabbiati o tristi e se vogliono restare un po’ soli (specie per i bimbi più grandi).

Il modo:

fate in modo di comunicarlo insieme, in modo che vi percepisca d’accordo, che senta che un genitore confermi le decisioni dell’altro, (anche se uno dei due non è d’accordo con la separazione, fate un passo indietro come ex amanti e fate un passo avanti come genitori: di fatto vi state separando e dovrete essere d’accordo sul comunicarlo ai figli!). Fate attenzione al non verbale, non aiuterà nessuno alzare gli occhi al cielo, far capire che la decisione è stata presa solo da un partner e l’altro l’ha subita… Alimenterebbe finte e dannose speranze di riconciliazione nella mente del piccolo. Prendetegli le mani, sedevi accanto a lui e usate un tono affettuoso che gli faccia capire che l’amore tra voi può essere finito, ma l’amore verso di lui non è stato minimamente scalfito!

Cosa dire:

a seconda delle età potreste aiutarvi con un libro, (ve ne parlo qui MI LEGGI UN LIBRO?), potrete dirgli che mamma e papà non si vogliono più bene come due fidanzati, ma come due genitori di un bellissimo bambino, che non abiteranno più insieme, che la famiglia sta cambiando forma, ma sarà sempre la sua famiglia. Comunicate in modo chiaro che nessun comportamento del bambino ha inciso sulla separazione né potrebbe farvi riconciliare. Come vi dicevo i bambini sono molto concreti e logici, potrebbero aver assistito ad un vostro litigio su chi doveva accompagnarlo a nuoto e quindi pensare che il suo nuoto vi ha fatto divorziare: siate chiari e semplici nella comunicazione!

Praticità:

La sua routine cambierà, raccontategliela! Un genitore resterà in quella casa e l’altro cercherà un nuovo spazio(vedi punto successivo); vedrà l’altro genitore e andrà a dormire con lui(non occorre che diciate ogni quanto e quali festività vi siete divisi, queste tempistiche lasciatele nella stanza degli avvocati, per i bambini sono tempi troppi dilatati e incomprensibili); Non ci sarà più la serata pizza in famiglia (o qualsiasi altra routine familiare abbiate), ma che ci sarà la domenica masterchef col papà o il sabato di laboratorio di pittura con la mamma (scegliete esaltando quello che piace più a ciascuno di voi)… Avrà due feste di compleanno e probabilmente due feste di Natale… La routine diversa vi serve per rendere concreta la notizia, ma anche per rendere il bambino parte attiva e non solo passiva della decisione, perciò proponetegli le attività con affetto e con tutta la gioia che riuscirete a pescare in voi stessi in questo periodo… Ricordate sempre che l’obiettivo finale è migliorare la vita di tutti, dato che insieme non si riusciva più a trovare gioia!

Ascoltate e aspettate le sue domande:

Create un clima rilassato in cui il bambino si senta libero di chiedere quello che vuole, se è colpa sua, se non tornerete mai più insieme, se a casa di papà potrà portare il suo orsetto della nanna, chi lo accompagnerà a nuoto, a calcio o a scuola… qualsiasi cosa vi chiederà rispondetegli con chiarezza, semplicità e affetto.

Due case…

Una volta che la separazione è effettiva, uno dei due genitori dovrà andare a vivere in una casa diversa, a seconda dell’età del bambino, potreste coinvolgerlo nella ricerca e nella scelta, potrete comunicargli che spesso dormirà con voi nel nuovo appartamento, perciò è importante per voi che piaccia anche a lui e che ci sia uno spazio anche per lui… poi, insieme al bambino, allestirete la sua stanzetta o il suo spazio, diverso da quello dell’altro genitore.

I bambini sono molto concreti e logici, se il papà va via di casa, facilmente lo immagineranno al freddo a dormire per strada: è importante che vi sappia al caldo in un luogo confortevole, ed è importante che veda con i suoi occhi che è previsto uno spazio per lui nella vostra nuova vita… 

Dopo la separazione

Siete separati, il bambino ha visto le due case, le due camerette, ha già sperimentato le nuove routine… adesso è importante…

 Che non ci siano grossi cambiamenti di programma: se sa che il venerdì la mamma lo prenderà da scuola, ci rimarrà molto molto male se dovesse trovare il papà! Se ci dovesse essere un cambio di programma fateglielo sapere per tempo e spiegategli il motivo… sta facendo un’enorme fatica per adattarsi al nuovo assetto, non scombinate i suoi piani!

Fate molta attenzione qualora vi rendiate conto che il bambino o la bambina stanno cercando di ricoprire il ruolo di nuovo compagno per mamma o nuova compagna per papà: non è il loro compito, ed è importante che continuino a fare i figli! Evitate frasi come “mi basta avere te come fidanzato di mamma”, “la fidanzatina di papà”, o peggio, chiedere voi ai vostri figli di dormire insieme perché non siete abituati a dormire da soli… Ripeto: fate gli adulti della situazione, perché non ce ne sono altri!!!

nuovi partner…

Che i nuovi partner siano presentati ed entrino nella vita del bambino solo quando sarà passato del tempo dalla definizione del nuovo equilibrio familiare, ed anche dopo questo tempo, agite con calma e delicatezza e il più possibile in accordo con l’altro genitore!!!

Che un genitore non metta il figlio contro l’altro genitore, o che gli faccia l’interrogatorio per conoscere la nuova vita dell’ex partner, né che diventi il sostituto del genitore che non abita più lì! Se sentite di avere l’umore basso, o di avere dei temi irrisolti rispetto all’ex partner o alla separazione fatevi aiutare…. È importante che ognuno dei due genitori abbia delle amicizie o dei parenti non giudicanti e di sostegno in questo difficile passaggio… e che i bambini continuino a vedere le figure parentali che frequentavano anche prima della separazione. Se tutto ciò non dovesse bastarvi rivolgetevi ad un professionista, senza vergogna e senza esitazione… aiuterà tutti!

Che le rispettive famiglie non esplicitino rancori o giudizi verso l’altro genitore di fronte ai bambini… il vostro compito di genitori resta quello di proteggerli e prendervi cura di loro, anche dai parenti più ottusi!

Un’ultima e importante precisazione:

Spesso quando ci sentiamo insicuri o infelici, torniamo ad un periodo precedente in cui ci siamo sentiti più sereni e accuditi, abbiamo una regressione. Per i bambini questo è ancor più vero! Potrebbe tornare a fare la pipì a letto, a voler dormire con voi, a ciucciarsi il pollice o ad avere capricci e pianti disperati… aiutateli a comprendere cosa sentono e ad esprimerlo al meglio… rassicurateli e accogliete queste regressioni… per un tempo congruo però! Se dopo sei mesi o addirittura un anno dalla separazione vuole ancora dormire nel lettone o fa la pipì a letto o ha altri comportamenti che non mostrava pre separazione, non esitate a contattare un professionista… prima affronterete il problema prima il bambino elaborerà il lutto della coppia genitoriale insieme e felice!

Adolescenza: fratelli e sorelle

ADOLESCENTI ISTRUZIONI PER L’USOFRATELLI E SORELLE

Abbiamo già affrontato nell’articolo “QUANDO NASCE UN FRATELLINO” come gestire il rapporto tra fratelli già dagli albori della gravidanza, ma cosa succede quando arriva l’adolescenza?

Probabilmente solo una piccolissima percentuale di adolescenti avrebbe scelto suo fratello come amico se fossero stati separati alla nascita… 

Questo è il primo importante punto che i genitori devono avere sempre in mente: non è detto che avere gli stessi geni, la stessa famiglia o vivere nella stessa casa fa di due persone due amici, né due complici, né due persone che collaboreranno pacificamente… ne fa solo due fratelli o sorelle…

Perciò non usate frasi come “dovete andare d’accordo perché siete fratelli” non c’è nulla di più falso o più pretenzioso. 

Sono nati in due momenti familiari diversi; gli stessi genitori sono sicuramente cambiati, più consapevoli e rilassati con il secondo figlio e più inesperti e ansiosi con il primo, probabilmente; il ruolo, universalmente riconosciuto, di primogenito o secondogenito, comporta aspettative diverse e relazioni differenti; per non parlare delle differenti percezioni che si hanno se i fratelli non sono dello stesso sesso… insomma le variabili sono molteplici, a volte sono vissuti in case diverse, a volte il primo figlio ha goduto di una famiglia unita che il secondo non ha nemmeno avuto il tempo di vedere, oppure il primo ha sentito i nonni partecipi nella sua educazione e i secondo non li ha nemmeno conosciuti… 

Come pretendere che le storie così diverse creino due persone uguali?

Non è un caso che fin dalla notte dei tempi, in ogni cultura ci siano storie e leggende su conflitti tra fratelli, anche brutali, da Caino e Abele, a Romolo e Remo e così via fio ai nostri giorni… 

Spesso le leggende mettono in evidenza e amplificano quello che è nascosto in ogni fratello e sorella: la rivalità!

Dalla nascita di un secondogenito in poi c’è un rivale con cui si sente di dover lottare per l’ambito premio: le attenzioni esclusive e l’amore illimitato di mamma e papà. 

Certo, per fortuna, i casi di violenza agita sono sporadici, ma una certa dose di aggressività esiste sin dall’infanzia. 

Cosa fare quindi?

Prima di tutto non aspettarsi il contrario, riconoscere che può esistere la gelosia, la rivalità e una certa dose di diffidenza tra i figli è il primo passo per pacificarsi come genitori: non avete fatto nulla di sbagliato, è la natura delle cose…

Detto ciò ci sono piccole grandi azioni che permetteranno alla famiglia di vivere un po’ più serenamente.

Non ruolizzate più del dovuto

Le famiglie ruolizzano, si sa, “il grande è più forte”, “il piccolo sa il fatto suo, è più furbo”, “il maggiore è più responsabile”, “la seconda è più sbadata”, e così via… piano piano queste frasi definiscono dei caratteri da cui difficilmente si può venir fuori. Quindi il fratello più forte difficilmente sentirà di poter mostrare delle fragilità, oppure il piccolo che sa il fatto suo difficilmente potrà mostrare le sue qualità alla luce del sole, senza furbizia, o il più responsabile sentirà di non poter venir meno ai suoi doveri, a costo di metter da parte le sue passioni o il suo divertimento, la più sbadata non sentirà mai di poter prendersi l’impegno della sua vita, riuscendo ad emergere… Riflettete: che ruolo hanno i diversi figli nella vostra famiglia? Quindi cercate di portare alla luce “la parte nascosta della luna”, concedete dei momenti di debolezza a chi mostra solo forza, affidate una responsabilità e fidatevi di chi è più sbadato, allo stesso tempo sgravate il più responsabile dal peso dei suoi doveri…

Non esiste un figlio più problematico dell’altro

Per ogni su c’è sempre un giù… per ogni men c’è sempre un più. Così cantava Mago Merlino nel film La spada nella roccia… Per ogni figlio definito problematico ci sono due genitori che danno molte meno attenzioni all’altro figlio; per ogni figlio con reali e diagnosticati problemi fisici o genetici, c’è un fratello che ha imparato molto (forse troppo) presto a prendersi cura degli altri, a chiudere un occhio su qualche ingiustizia, a evitare il più possibile di chiedere… è difficile, lo so, ma cercate il più possibile di dare le giuste attenzioni anche all’altro figlio, quello che sembra non dare mai problemi, quello che, dal punto di vista medico, è più fortunato perché non ha nessuna diagnosi; qualche volta il papà può occuparsi di un fratello e la mamma può concedere uno spazio e un tempo dedicato solo all’altro; qualche volta al figlio che ha imparato a curare se stesso e anche suo fratello può essere concessa una gratificazione in più, riconoscendo gli sforzi e premiando le sue capacità. I figli spesso sono due facce della stessa moneta, non occupatevi solo della faccia più esposta…

Non intervenite al primo grido

Litigano, si tirano calci e pugni o capelli… si strappano vestiti, si sentono porte sbattute e urla… difficile lasciar perdere, ma cercate di farlo fino al punto massimo di tolleranza. Quando ci sono queste scene in casa dovete immaginare quei documentari di Quark in cui i cuccioli di leone nella savana si rotolano, si mordono, si azzuffano, spesso c’è del sangue in quelle scene, ringhiano e mostrano i canini appena spuntati, non sono dei battibecchi carini e teneri tra peluches! Così come i cuccioli di leone, i vostri figli stanno definendo il loro spazio nel mondo, stanno prendendo le misure del proprio corpo, di quanto la loro aggressività può essere agita nella realtà senza gravi conseguenze: l’importanza principale dei fratelli è proprio l’opportunità di percepirsi potenzialmente aggressivi e di comprendere dove e quando fermarsi. Se intervenite al primo urlo, non saprete mai la prossima volta, in cui magari non sarete presenti, se sapranno fermarsi in tempo… Potreste difendere uno dei due, che potrebbe imparare che nella vita non può farcela da solo, avrà bisogno di essere difeso sempre, oppure l’altro potrà percepirsi come “cattivo” ma molto più potente dell’altro… insomma intervenendo sporcate un equilibrio che ha bisogno di definirsi da solo per poter diventare sempre più stabile.

Create spazi diversi e tempi diversi per persone diverse

Non è necessario avere due stanze, basta una striscia di nastro adesivo e due colori di parete differenti e un paravento per definire e separare i due mondi. Non è indispensabile che entrambi abbiano l’opportunità di fare sport, se uno dei due ama giocare a scacchi nel tempo libero… Concedete attenzioni diverse per le varie esigenze… Non sempre la frase “ho fatto le cose uguali” ha senso se si parla di fratelli… ci saranno periodi e momenti in cui uno dei due avrà bisogno di più attenzioni e di più sostegno, cambierà e la prossima volta toccherà all’altro godere di maggiore presenza… l’importante è non far diventare un periodo passeggero la regola che definisce un figlio o un altro.

Insegnate il rispetto

Non devono volersi bene, non devono essere complici, non devono condividere attività o spazi privati, ma devono portare il giusto rispetto all’altro! Bloccate sul nascere frasi particolarmente aggressive e sleali; se uno dei due sta studiando l’altro non potrà ascoltare la musica a tutto volume; non saranno amici, ma sono coinquilini… perciò scrivete insieme a loro poche semplici regole su cui non sarà consentito chiudere un occhio… 

Abbiate pazienza

È vero, non si sono scelti, sono diversi e non è scritto da nessuna parte che si ameranno, ma col tempo impareranno ad apprezzare l’idea che hanno le stesse radici, hanno condiviso delle esperienze affini, che hanno avuto un tempo in cui si sono nutriti alla stessa tavola. C’è una sorta di patto implicito: se uno dei due vacilla difficilmente l’altro lo lascerà cadere senza nemmeno voltarsi… puntate su questo, è l’unico obiettivo realistico che potrete raggiungere….

Libri per raccontare la nascita di un fratellino

PAPPAMOLLE 

  di Stephanie Blake

edito da Babalibri

FRATELLINO ZUCCAVUOTA

Di  Samantha EnriaLucia Panzieri

Edito da Lapis

La nascita di un fratellino, la sorpresa e la novità di condividere spazi e tempi, il riadattarsi a nuove dinamiche e la gelosia e la rabbia per il neonato…Come ho scritto nell’articolo QUANDO NASCE UN FRATELLINO

I libri potrebbero aiutare i fratelli maggiori ad esprimere, comprendere e superare le angosce e le emozioni contrastanti legate all’arrivo di un bimbo piccolo in casa. Ce ne sono milioni sull’argomento, sceglieteli insieme ai bambini, andate in libreria con loro, prendete quello da cui sono maggiormente attratti….

Io vi parlo di due esempi del genere…

Il primo è per bambini più piccoli: saranno attratti dalle parole onomatopeiche, si rispecchieranno nel racconto semplice di quello che può accadere in tutte le famiglie che affrontano il passaggio da tre a quattro componenti… 

In casa di Simone c’è un nuovo arrivato, bisogna fare silenzio quando dorme, bisogna condividere la stanza, e bisogna condividere le attenzioni di mamma e papà: insomma è proprio un Pappamolla!!!

Ma quando torna in ospedale? 

No, Pappamolla non tornerà in ospedale… 

Simone è un po’ triste e un po’ arrabbiato, ma la sera, si sa, è piena di lupi e fantasmi… e lui da bravo fratello maggiore dovrà proteggerlo e rassicurarlo… ma poi quale fratello davvero aiuterà l’altro lo scoprirete leggendo…

Il secondo è per bimbi un po’ più grandi, non parla di gelosia, né di rabbia, anzi… parla di complicità tra fratelli, di dolci segreti condivisi con il papà di partecipazione costante durante tutta la gravidanza della mamma, descrive una mamma più bella certo, ma anche più dormigliona e con un incredibile voglia di zucca… 

Un bravo fratello maggiore impedirà di sicuro che il fratellino nasca con una zucca arancione a forma di zucca!!

Il primo è più indicato per il ritorno a casa del piccolo, il secondo è più incentrato sulla gravidanza…

A volte è difficile per un bambino descrivere cosa prova quando riceve la notizia, sono tutti molto felici, ma ci sono dei cambiamenti grandi per tutta la famiglia che deve trovare nuovi equilibri e nuove dinamiche…

Un libro può avere le parole giuste….

Quando nasce un fratellino

Il primo evento che affronteremo nella nostra lista di ricordi dell’infanzia, è un evento che nell’immaginario di tutti porta gioia immensa a tutta la famiglia, ma anche uno tsunami di cambiamenti ed emozioni…

Ma cosa provano i piccoli di casa quando diventano fratelli maggiori?

Chi tra voi ha un fratello minore potrà accedere al proprio passato per ricordare quanto la vita sia cambiata dopo il suo arrivo…. È forse il primo momento di dolore per il bambino, in cui capisce che deve condividere l’amore della mamma con un altro essere, ma con qualche accorgimento si può trasformare questa novità in una conquista che contribuirà in positivo alla crescita sana del bambino.

La notizia…

Passati i primi mesi, quando ormai la gravidanza è certa, possiamo comunicare al bambino che nella pancia della mamma c’è un fratellino. 

Ormai le ecografie sono molto dettagliate e comprensibili, perciò, appena ne avete una dove si intravede la testa, potreste mostrarla al primogenito. È molto difficile per un bambino immaginare che nella pancia della mamma ci sia davvero un altro bambino, specialmente quando la pancia è appena accentuata, perciò vedere una “fotografia” potrebbe essere più efficace.

Usate parole semplici, scegliete dei libri sulla pancia della mamma (ce ne sono milioni in libreria!), poi aspettate le sue domande o rispettate i suoi silenzi: sta assimilando la notizia pian piano… potrà stupirvi con una domanda improvvisa dopo settimane…

La pancia della mamma cresce, cresce….

Intanto, non pensate che se ne sia dimenticato! Osserverà i vostri cambiamenti, e i comportamenti di tutta la famiglia, perciò non nascondetegli nausee o sonnolenza, piuttosto raccontategli com’è stata la sua gravidanza, con foto e racconti sia di mamma che di papà, normalizzate e non fate passare il messaggio che questo nuovo bimbo “fa stare male la mamma!” 

Ditegli che state andando a comprare vestitini o che state montando la culla per il fratellino, ma non spingetelo troppo ad aiutarvi, se lui si offrirà accettate però di buon grado!

Man mano che la gravidanza proseguirà, coinvolgetelo nella crescita della pancia e mostrategli le successive ecografie. 

Intanto, fate in modo che il bambino passi più momenti con il papà, con la nonna, con amici, senza la presenza costante della mamma… pian piano si abituerà a brevi momenti senza la mamma e scoprirà che può divertirsi e star bene lo stesso! Fate tutto con naturalezza (sarà inutile dire che se la mamma ha gli occhi lucidi mentre saluta il piccolo che va a prendere un gelato con il papà, il bambino non sarà rassicurato!) e gradualità, avete tempo! 

Se è un bimbo abituato ad avere la presenza fissa di mamma e papà che soddisfano ogni suo bisogno appena ne fa richiesta, iniziate ad allungare i tempi, e portatelo ad acquisire tutte le autonomie che è in grado di ottenere e che sono congeniali per la sua età, sarà un ulteriore dono del fratellino… 

Spesso capita che proprio prima dell’arrivo del fratellino la mamma passi più tempo con il primogenito, sia perché, magari, è in maternità e quindi a casa dal lavoro, sia perché pensa che dopo avrà meno tempo… nulla di peggio… sarà solo colpa del piangente neonato se la mamma taglierà all’improvviso le sue attenzioni!

Se c’è in programma qualche cambiamento importante che potrebbe coincidere con il parto o con il periodo successivo, fate in modo di anticiparli o posticiparli: per esempio togliere il pannolino o dormire solo nella sua stanza subito dopo la nascita del fratellino potrebbe portare il bambino a pensare che questi eventi siano dettati dal fatto che avete meno tempo e attenzioni da riservargli a causa del neonato… Anche l’inserimento all’asilo o alla scuola dell’infanzia sarebbe meglio rimandarli di qualche settimana, in accordo con le maestre e la scuola…

Non descrivete il nuovo nato come un amico che giocherà con lui quando arriverà… questo accadrà, ma solo dopo molto molto tempo… davvero troppo per la percezione di un bambino, perciò raccontategli la verità: all’inizio dormirà e mangerà e piangerà, sarà a volte anche un po’ noioso… anche in questo caso raccontargli la sua storia, i momenti in cui era neonato lui, gli farà bene, lo farà sentire importante, perché protagonista di una storia e non alimenterà false aspettative…

Fategli sentire i primi movimenti del piccolo, raccontategli che già sente la sua voce, che la riconoscerà quando uscirà da lì…

Il parto

Quando il momento del parto si avvicina, anticipategli cosa accadrà: la mamma non ci sarà per qualche giorno, ditegli con chi resterà, chi lo accompagnerà a scuola… non presentate gli eventi come un qualcosa di inevitabile che gli tocca subire, piuttosto come un’avventura di cui lui è protagonista. Chiedetegli con chi preferisce passare più tempo, raccontategli che potrà dormire nel lettone con papà e che potrà mangiare patatine sul divano, oppure che la zia di sicuro le permetterà di andare a scuola con quel lucidalabbra fucsia che voi proprio non accettate… 

Lasciategli un post it per le diverse fasi della giornata, non affidatevi troppo alle telefonate, potrebbe capitare che il suo risveglio coincida con il vostro travaglio e ci rimarrebbe male se non doveste chiamarlo, mentre una routine di messaggi scritti sarà più affidabile!

Il piccolo arriva a casa

Quando tornate a casa, potreste fargli fare un regalo dal nuovo arrivato, lo renderà subito più simpatico…

Arriveranno amici e parenti a salutare il piccolo, non abbiate paura di sembrare sgarbati se li anticipate e chiedete loro di dedicare una prima attenzione al primogenito, che poi potrà accompagnare, fiero, gli ospiti a conoscere suo fratello o sua sorella…

Dopo qualche giorno di trambusto, il piccolo piangerà e, diciamolo, “romperà” e ruberà un bel po’ di tempo materno e di quello paterno, a quel punto il maggiore potrebbe esprimere gelosia, rabbia, tristezza… 

Fatemi un favore personale: mordetevi la lingua ogni volta vi verrà in mente di dire “Ora sei grande non fare cos!” 

Non è improvvisamente diventato grande perché ha un fratello!

È solo una settimana più grande di una settimana fa… perciò trattatelo secondo la sua età. Leggete i suoi comportamenti e le sue emozioni se non ha ancora l’età di esprimerle apertamente, o parlate con lui o lei se ha superato i 5 anni, spiegategli che è normale essere un po’ arrabbiati perché la mamma non può passare tanto tempo con lui, e che anche a voi dispiace, ma ci vorrà solo un po’ di pazienza: quando il piccolo crescerà diventerà capace come suo fratello maggiore di mangiare da solo e di vestirsi da solo e la mamma passerà del tempo con entrambi e giocherete finalmente insieme… 

Non fate paragoni: “lui è bravo, tu alla sua età piangevi di continuo!”: sono diversi e basta, a che serve fare una gara per chi è il più bravo neonato della mamma? 

Non stupitevi e non sgridatelo se mostrerà comportamenti regressivi, se vi chiederà di nuovo il ciuccio che aveva lasciato poco fa o se farà qualche pipi addosso, o se non vorrà andare a scuola…comprendetelo: magari penserà che atteggiamenti da neonato attireranno la mamma, proprio come fa suo fratello! I bambini sono molto logici e deduttivi nei loro pensieri, perciò il segreto è dargli attenzioni per comportamenti adeguati alla sua età: cercate di trovare spazi e tempi per giocare con loro con i loro giochi, con il disegno, la pasta di sale, i lego… Comprate loro una bambola, magari somigliante al fratellino, potrà imitare voi nella capacità di dare cure, piuttosto che imitare il piccolo nella modalità con cui richiede cure. Permettetegli di occuparsi del fratellino solo quando ve lo chiede, si scoccerà dopo pochi minuti di tenerlo in braccio e ve lo restituirà, ma il permesso di farlo mentre siete presenti, eviterà momenti pericolosi in vostra assenza, come prenderlo in braccio di nascosto… Non ditegli mai e poi mai “non toccare il fratellino!” Piuttosto insegnategli a lavarsi le mani prima di accarezzarlo, oppure come accarezzarlo: toccare solo le manine e i piedini, evitare il viso e la testa… 

Non regalategli ogni tipo di giocattoli… non servirà a distrarlo o a tenerlo occupato, quello che vogliono è la stessa attenzione che ha il nuovo nato, perciò, quando riuscite, regalategli il vostro tempo.

Promettetegli (e quindi programmatelo e fatelo!) un tempo mamma-figlio soli, andate al parrucchiere se è una bimba più grande, al parco se è un bimbo più piccolo, a mangiare un gelato o qualsiasi cosa gli piaccia… basterà mezz’ora promessa e dedicata solo a lui per placare gli animi per una settimana… 

Ci sono parecchi libri che parlano dell’arrivo di un fratellino e che esprimono rabbia e gelosie e dubbi… potreste andare a comprarli insieme e leggerli insieme mentre il piccolo dorme…

Il papà

Nella nascita di un secondogenito la figura del papà è forse ancora più incisiva rispetto alla prima gravidanza. Potrà portare il primogenito fuori mentre la mamma si riposa un po’; può occuparsi della casa, in modo che ogni momento della mamma, libero dalle cure del neonato, possa essere dedicato al maggiore… 

Bando ai sensi di colpa

La cosa più importante è non avere sensi di colpa! Un certo grado di frustrazione fa bene ai bambini, e di sicuro, nonostante i momenti di sconvolgimento iniziali, avergli dato un fratello o una sorella è una grande ricchezza che gli lasciate per tutta la vita. Dovrete abituarvi anche voi adulti a non riuscire a passare tempo con entrambi e non è salutare avere sensi di colpa verso il piccolo, perché è più trascurato del primogenito alla stessa età, e verso il grande, perché non gli state dando la giusta attenzione… 

L’equilibrio familiare sta affrontando un piccolo terremoto: datevi e dategli il tempo di assestarsi e di trovare il suo nuovo posto all’interno della nuova famiglia. Non è un caso che i primogeniti abbiano caratteristiche comuni, e i secondogeniti siano più rapidi nel trovare la loro strategia di sopravvivenza, spesso un po’ più facile di quella dei primogeniti… 

Un’ultima importantissima precisazione: può essere che stiate leggendo questo articolo dopo qualche tempo dalla nascita di un secondogenito: Non avete sbagliato tutto! Avrete sicuramente trovato la vostra strada per essere mamme e papà di due figli e non di un figlio unico…. È una novità anche per voi! 

E, se sentite di aver mancato in qualcosa, nulla è per sempre, non autopunitevi, riparate: è più educativo per il bambino e più efficace per tutti… 

Adolescenza e scelta della scuola superiore

SCEGLIERE LA SCUOLA SUPERIORE

Il 25 gennaio scade il termine per l’iscrizione alla scuola superiore, molti hanno già scelto, molti sono ancora in dubbio… quasi tutti non sono convinti al 100%… ma forse nemmeno al 70%…

È la prima vera scelta della vita che tutti siamo chiamati a fare, perciò chiedo a voi genitori, di fare un passo indietro e pensare alla vostra scelta, al passaggio tra medie e superiori, ai dubbi e alle incertezze che caratterizzavano quel periodo; pensandoci oggi, è stata una buona scelta? Avete rimpianti o rimorsi? Che conseguenze ha avuto nella vostra vita? 

Focalizzando le risposte a queste domande, potrete osservare il mondo dal punto di vista dei vostri figli e, forse, sentire un po’ delle loro emozioni contrastanti.

Come si fa a scegliere? 

Il primo elemento importante per poter scegliere è CONOSCERE: avere informazioni precise e puntuali sui diversi indirizzi possibili, monte ore, impegni di studio, laboratori, ore di lezioni frontali, materie e argomenti trattati. 

Il secondo elemento, fondamentale, è conoscerSI: cosa mi interessa fare? Cosa mi piace? In cosa sono bravo? Voglio fare l’università? Cosa mi piacerebbe fare da grande? Quanto impegno posso e voglio dedicare allo studio? Faccio uno sport agonistico? Ho un hobby che richiede molta dedizione?

A questo punto potreste compilare una griglia con punti di forza e punti deboli di ogni scuola, dove forza sta per “fa per me”, debolezza sta per “non fa per me”. Ad esempio, “molte ore di matematica” saranno un punto di forza se mi piace la matematica, di debolezza se proprio non è la mia materia; “molti laboratori” saranno un punto di forza se mi piace più la parte pratica ed esperienziale dell’apprendimento, di debolezza se ho bisogno di leggere ed approfondire per essere padrone dell’argomento… e così via…

Un altro elemento abbastanza importante è rappresentato dagli AMICI: quanto è importante per me avere qualcuno che conosco già in un ambiente nuovo? Riuscirò a farmi nuove amicizie in questa nuova scuola? Sapremo rinunciare al nostro compagno di banco preferito? 

Adesso, con la griglia compilata davanti a voi, cosa davvero sposta l’ago della bilancia in una scelta? 

Un altro elemento fondante di ogni scelta che si rispetti: la nostra parte più EMOTIVA! Questa scuola mi appassiona? Come mi sento immaginandomi lì dentro? 

Ma non devono fare tutto da soli… 

Cosa potete fare voi genitori per sostenere ed accompagnare i ragazzi nell’orientamento?

Molto, ma prima devono liberarsi delle loro idee preconcette sul futuro immaginato per il proprio figlio.

Non caricate la scelta di più responsabilità di quelle che già ha, potrebbe rivelarsi anche la scelta sbagliata, ma l’importante è che sia stata pensata e ragionata, e se si dovesse accorgere in corso d’anno che non è la scuola che fa per lui, cercherete insieme il modo di cambiare: non sarà banale, né semplice, ma possibile, e, soprattutto, voi gli sarete accanto in ogni caso!

Leggete con loro le diverse offerte formative che troverete su internet, accompagnateli alle giornate di open day, se necessario cercate di far loro incontrare le prof che si occupano dell’orientamento delle superiori, ascoltate gli insegnanti delle medie, e fidatevi di loro, poiché hanno conosciuto il vostro ragazzo nei tre anni di scuola e nelle varie materie, può essere che conosciate qualche figlio di amici o qualche cugino che ha frequentato o frequenta quel determinato istituto, e sapranno dare un punto di vista diverso su altri aspetti della scuola. 

Fate comprendere loro che è una scelta personale e che coinvolgerà il loro prossimo futuro, quindi saranno loro che faranno la scelta definitiva, ma non tiratevi fuori dal processo di scelta, non dite frasi come “è una tua scelta, io non c’entro…” Voi c’entrate eccome! Fateli parlare, accompagnateli, sosteneteli, esponete le vostre domande, ma non le vostre ansie, fate sapere loro che è normale provare paura e confusione di fronte alla scelta di un nuovo percorso. 

Non esponete ostacoli che vedete solo voi, come “riuscirà a prendere la metropolitana?” oppure “che lavoro potrà fare dopo?” Generano solo insicurezza e ansia inutile, magari è meglio dire “Se vuoi prenderemo la metropolitana insieme per un po’, poi quando te la sentirai andrai da solo” Per il lavoro, inutile dirvi che le strade che portano al lavoro sono contorte e possono partire dai più disparati indirizzi di studio, perciò non preoccupatevene adesso, piuttosto cercate di far figurare come punto di forza la possibilità di iscriversi all’università finito il quinquennio., in modo che abbia comunque la possibilità di cambiare idea, se adesso non si immagina all’università… 

Fateli sentire liberi di non proseguire le orme materne o paterne, ma anche la libertà di seguirle! Parlate loro del vostro lavoro, del percorso formativo che avete affrontato per poterlo svolgere, di quello che vi piace e che non vi piace… siate aperti e sinceri, lo apprezzeranno. 

Non condizionateli, non manipolate la loro scelta pensando che sia la vostra sia la migliore.

Non sottovalutate l’importanza degli amici, se stanno propendendo per una scuola piuttosto che per un’altra perché ci si sta iscrivendo un loro amico non rimproveratelo, piuttosto potrebbe rientrare nei punti di forza di un determinato istituto… se dovesse restare l’unico punto di forza di una determinata scuola va da se che non è la scelta giusta…. 

La scelta è importante e delicata, ma è anche possibile cambiarla! Soprattutto quest’anno, in cui sono stati più a casa che a scuola, e in cui open day e incontri sono più virtuali che in presenza, siate clementi…

Alla fine del percorso di scelta non sarà importante solo che scuola è stata designata, sarà molto più importante che sperimentino la loro capacità di scelta, la loro potenza e la fiducia in loro stessi, e che, se non dovesse essere la scelta giusta, si impegnino comunque per portare a termine l’anno anche se l’anno successivo dovessero essere in un altro istituto, che non sentano di aver fallito per aver fatto la scelta sbagliata, che non mettano in discussione la loro autostima per una scelta sbagliata.

Una scelta sbagliata è un fallimento solo se non abbiamo imparato nulla su noi stessi…

Un libro per esplorare

COME DIVENTARE ESPLORATORI DEL MONDO

  di Keri Smith

edito da Corraini

Come ci apparirebbe il mondo se non avessimo già i nostri giudizi (o pre-giudizi)?

Quando ho aperto questo libro ho pensato: deve essere così che appare la meraviglia del mondo agli occhi di un bambino…

Non è propriamente un libro per bambini, secondo me, ma può permetterci di avvicinarci, o forse dovremmo dire ri-avvicinarci, al loro sguardo sul mondo, alle loro scoperte quotidiane che si nascondono dietro luci inaspettate, dietro ombre misteriose, crepe nei muri, foglie e suoni, sempre nuovi e sempre diversi… e, proprio perché nuovi e diversi sempre arricchenti.

Al contrario di quanto si può pensare leggendo il titolo, non occorre viaggiare per esplorare il mondo,  certo sarà bello ricominciare a prendere un treno o un aereo quando finirà tutto questo, ma non è questo il mondo che possiamo esplorare grazie a questo libro. 

Il mondo che ci propone l’autrice è universale, e può trovarsi ovunque ci siano due occhi umani che lo osservano, è fatto di ogni cosa che ci circonda, perché, come si dice, il viaggio è nella testa, così come la scoperta è negli occhi di chi osserva… 

Come avrete capito, non è propriamente un libro da raccontare ai bambini, ma è un libro da vivere con i bambini… 

Condurrà voi alla scoperta del mondo con una guida d’eccezione: vostro figlio! Lasciatevi prendere per mano esploratori del mondo!

 Vi stupirà… nonostante tutto…

I ricordi dei bambini

Sarebbe bello tenere sempre i bambini così al caldo e al sicuro come il piccolo in foto, ma non è proprio possibile, né tantomeno giusto…

Si pensa che l’infanzia sia un periodo incantato dove tutto è perfetto e magico, senza nuvole all’orizzonte… 

Beh se ci pensate un attimo saprete già che non è così, ci sono molti eventi nella vita di un bambino, forse non tutti restano indelebili nella memoria, ma di sicuro hanno effetti sulla personalità e sul futuro del bambino. 

Di sicuro alcuni eventi, quelli più incisivi, diventano ricordi.

Nelle prossime settimane tratteremo qualcuno di questi eventi nello specifico. Alcuni sono eventi pieni di gioia per tutta la famiglia, come la nascita di un fratellino, ma che necessitano comunque di un riequilibrio per tutti; altri sono drammatici, come un lutto o una malattia, grave o anche solo prolungata, di un familiare; altri sono dei cambiamenti di ambienti o di componenti familiari, come un trasloco, un divorzio o l’ingresso di un nuovo partner della mamma o del papà… 

Il primo errore che possiamo fare è classificarli come eventi negativi o positivi: SEMPLICEMENTE ACCADONO…

Dobbiamo ricordarcene prima di tutto noi adulti, spesso siamo talmente coinvolti che decidiamo che un trasloco per un nuovo lavoro è un’opportunità positiva per tutta la famiglia, oppure che la nascita di un fratellino deve essere solo gioia per tutti, grandi e piccini, oppure che un lutto è troppo negativo per essere spiegato ai piccoli di casa. Gli eventi accadono, dicevo, e non sono mai positivi o negativi, hanno mille sfaccettature e mille conseguenze, e vengono accolti in maniera diversa da ogni componente della famiglia. È presuntuoso pensare che i bambini debbano provare le nostre stesse emozioni di fronte ad un cambiamento radicale di vita, sono esseri diversi da noi con le loro emozioni e le loro idee. 

Quindi il secondo errore che possiamo fare è dare per scontato le loro reazioni o il loro pensieri.

CHIEDETE, parlatene con loro, scoprite il loro punto di vista, guardate il mondo con i loro occhi: voi siete felicissimi per il vostro nuovo lavoro, o per la nascita del secondogenito, loro vedranno una mamma più impegnata o un papà con orari diversi, una nuova routine e un po’ più di nervosismo e agitazione in casa, potrebbero sentirsi in debito di tempo e di attenzioni. Fate loro comprendere che considerate il loro punto di vista, che gli siete vicini e che potete capire come si sentono e che hanno bisogno di tempo per adattarsi alla nuova situazione e che anche voi, molto probabilmente, ne avete…

Un terzo errore che possiamo fare è nascondere l’evento ai bambini…

un lutto, un divorzio in divenire, una malattia grave, sono eventi che pervadono tutta l’atmosfera familiare, i bambini assorbono ogni vibrazione emotiva dei genitori, perciò potrebbero sentire che c’è qualcosa che non va e riempire i silenzi con idee, anche molto più spaventose della realtà dei fatti…

Un nonno che non c’è più potrebbe essere diventato un angelo custode sempre vicino se ne parliamo con loro, oppure potrebbero pensare che sia scomparso all’improvviso senza nemmeno salutare…

Una mamma triste senza apparente motivo o due genitori che fingono di essere amichevoli, ma la cui tensione si taglia col coltello, potrebbero portare il bambino all’angoscia dell’ignoto. 

Ovviamente ogni evento è diverso, e li analizzeremo tutti, uno alla volta, ma tutti hanno in comune una cosa: sarà il modo in cui faremo sentire il bambino protetto, rassicurato e compreso a fare la differenza.

La protezione non consiste nel evitare ogni contatto del bambino con eventi che noi consideriamo tristi o ingiusti, la protezione è fare in modo che il bambino immagazzini quel ricordo come un momento difficile in cui è stato sostenuto e in cui ha potuto esprimere e condividere tutte le sue emozioni, in cui è stato riconosciuto, e amato. 

Come diceva Dino Risi, appunto, “Che cosa fanno i bambini tutto il giorno? Fabbricano ricordi.

Nessuno promette alla nascita che ci saranno solo ricordi belli, ma solo che ci saranno ricordi… quello che possiamo garantire ai bambini è che nei loro ricordi sia presente, rassicurante e potente la migliore espressione dei genitori che hanno scelto.

Lettera aperta agli adolescenti

ANNO NUOVO…

Lettera aperta agli adolescenti

(o all’adolescente che c’è in te!)

La parola adolescente deriva dal latino: adolescens participio presente di adolescere composto da ad rafforzativo e alere nutrire. Che si sta nutrendo

Non è solo una questione anagrafica, è una fase che tutti riattraversiamo quando ci stiamo nutrendo, quando siamo in evoluzione, quando da bozzolo stiamo per sbocciare in farfalla.

Perché vi racconto questa noia mortale sull’origine della parola? Perché mi serviva per chiedervi:

Di cosa vi state nutrendo?

Il mondo è cambiato parecchio quest’anno, vi chiamano la generazione del covid, quella con le scuole chiuse, quella delle videochiamate e delle videolezioni, quelli i cui sorrisi sono stati coperti dalle mascherine. 

Come sempre accade nei periodi difficili, ai ragazzi viene chiesto di crescere più in fretta, e così è stato fatto anche con voi, solo che non vi è stato chiesto di partecipare ad una guerra, ma di restare a casa il più possibile… Ma come in ogni crisi che si rispetta il cibo scarseggia… perciò vi chiedo: 

Di cosa vi siete nutriti questi mesi? 

Di cosa desiderate nutrirvi nei prossimi mesi?

Non prendetele come domande banali o di semplice risposta, datevi qualche minuto per rifletterci su…

Ogni scelta, ogni successo e ogni fallimento vissuto in adolescenza plasmeranno l’adulto che diventerete. 

Questo non significa che non avrete modo di sbagliare, o che non ci sia altra via d’uscita per voi, al contrario…

Siete nell’età delle POSSIBILITA’, avete davanti a voi mille strade da percorrere, e se vi batterà il cuore mentre ne percorrete una sarete sulla strada giusta, se vi sembrerà di non aver preso il sentiero che più fa per voi, avrete il potere di cambiare percorso. 

Assaggiate, provate, immaginate, sperimentate, nutritevi… 

L’unica domanda che avrete da farvi deve essere: “è cibo buono per me?”

Nell’ultimo anno, gli adulti non vi hanno reso semplice trovare del buon cibo, i giorni sembrano ripetersi senza mai mostrare la carta dell’imprevisto, gli unici scenari a vostra disposizione sono la casa e qualche strada o parco del quartiere, ma solo in determinati giorni… cinema, arte, musica e sport sono tutti entrati nella vostra vita solo virtualmente, togliendo la necessità di sperimentarsi, mettersi in gioco in prima persona. 

Tra poco chi di voi frequenta la terza media dovrà scegliere quale scuola superiore frequentare il prossimo anno, con open day online, colloqui online e dopo un anno di didattica a distanza… 

Chi tra voi è al primo anno di scuola superiore ha frequentato solo un paio di settimane in presenza, quindi non ha potuto nemmeno annusare la nuova esperienza, né creare amicizie o rapporti con i prof…

Molti di voi hanno dovuto assistere a genitori rimasti all’improvviso senza lavoro, o con uno stipendio inferiore. 

Insomma non c’è molta voglia di nutrimento, vi è stato chiesto molto e vi è stato dato in cambio molto poco. 

Quindi? Non c’è nulla da fare? 

No, questo mai!

Trovate il vostro cibo preferito e nutritevi: leggete, disegnate, suonate, inventate, cucinate… trovate la vostra stella e seguitela… mettetevi alla prova senza uno schermo tra voi e il mondo! 

Vi può sembrare che lo schermo vi protegga dal mondo, da una brutta figura in classe davanti a tutti, dal dover parlare col compagno più antipatico, dai prof che non possono vedere cosa fate fuori dall’inquadratura… anche dai genitori che non possono più sgridarvi per le troppe ore passate al computer… 

Ma ne siete sicuri?

Ogni prova da superare vi dà una possibilità in più per fare nuove scoperte sul mondo, su ciò che preferite, su ciò che vi piace e non vi piace, su quale sia la vostra strada e quale proprio non fa per voi…. Non rinunciate a queste possibilità!

Non siate passivi di fronte a tutto quello che vi sta riguardando, vi hanno chiesto di mettere una mascherina, non permettete che vi si impedisca di parlare nonostante questa; vi è stato chiesto di restare a casa da scuola, non restate a casa anche dalla scuola della vita; il virus esiste ed è pericoloso, ma una mente annebbiata e il sentirsi senza risorse o possibilità lo è di più! 

Lottate per cercare e per ottenere il vostro nutrimento… Pretendetelo! 

Esiste una sola adolescenza: cosa scrivereste agli adulti che sarete? Che avete passato due anni nascosti dietro uno schermo passando dalla didattica a distanza ai videogiochi? 

Sarebbe bello raccontare che siete riusciti, nonostante una pandemia globale, a trovare la vostra stella danzante, e a farla brillare come non mai! Perché le stelle brillano di più quando tutto è più buio…

Sono sicura che l’adulto che diventerete ve ne sarà grato!

Potreste essere la generazione che salverà questo mondo dall’imbruttimento…. O volete essere solo la generazione covid??? 

Io tifo per voi, come sempre!

Oggi non voglio dormire

L’ABC DELLA NANNA PERFETTA…

QUANDO IL BAMBINO NON VUOLE DORMIRE: L’ABC DELLA NANNA PERFETTA…

Pronti partenza via, denti lavati, bagno fatto, pigiama indossato e… sotto le coperte…

Ma, appena spenta la luce, si sente una vocina che sussurra… “Mamma, oggi non riesco a dormire!!

Ecco, la prima tesserina del domino cade e porta con se tutte le altre: la mamma o il papà sono stanchi a fine giornata, probabilmente lasciano trasparire un po’ di nervosismo, un po’ di sconforto, il bambino pensa che deve dormire e non ci riesce oppure pensa che ha sonno ma non vuole lasciarsi andare… si può andare avanti per ore… Finché stremati crolla tutta la famiglia a tarda ora.

Che fare?

Come sempre mi piace partire dall’osservazione. Il bambino è un’altra persona da noi, con le sue emozioni e le sue abitudini, imparate a conoscere vostro figlio e a non dare nulla per scontato.

Ad esempio, i giorni in cui dorme meno, perché si sveglia presto, oppure perché non ha fatto il pisolino pomeridiano, com’è? Come si addormenta? È più o meno agitato?

Cosa e come ha mangiato quando si addormenta tranquillo? È successo qualcosa durante la giornata? Una determinata luce, un pigiama particolare, un peluche, una musica, una favola… favoriscono o ostacolano il sonno?

Va da se che, dopo averlo osservato, promuoverete quello che facilita il sonno del bambino e lo trasformerete in routine, seguendo piccoli e semplici accorgimenti.

Un Alfabeto vi salverà!

A come Accompagnare il bambino durante il rilassamento, tenerlo per mano mentre si rilassa e si lascia andare…

B come Brutti sogni. Se vi chiama nel cuore della notte per un brutto sogno è importante che senta la vostra presenza! Cercate di non portarlo nel lettone, è meglio che siate voi ad andare nel suo spazio e non viceversa. Bisogna associare subito un buon ricordo nel suo lettino e non lasciarlo col ricordo dell’incubo appena fatto. Se al mattino i più grandicelli raccontano di un brutto sogno potreste raccontare che è capitato anche a voi, e farvi raccontare il loro sogno toglierà un po’ della paura che accompagna le immagini che ha in mente! La sera successiva, se ha ancora paura di rivivere quel sogno, parlatene insieme, trovate delle strategie per sconfiggere il mostro… Rassicuratelo! Ma non sminuite la paura (guardate l’articolo sulla paura del blog!) con frasi tipo “non c’è nessun mostro! Dormi!”… per lui c’è! Scoprite com’è fatto questo mostro, potreste disegnarlo,

C come Coccole. Le gradiscono tutti, i più piccoli e i più grandicelli: una ninna nanna, una favola, un po’ di carezze, tenergli la mano… sono tutte azioni che lo rassicurano e lasciano le ansie e le paure della giornata fuori dalle coperte. Usate un tono calmo e delicato, lasciate anche voi fuori dalla camera di vostro figlio i problemi di lavoro: è un momento di coccole anche per voi!

D come Dolcezza. Se vi sentite nervosi non cercate di affrettare il processo che porta alla nanna, fate un bel respiro e recuperate tutta la dolcezza che vi è rimasta: le cose saranno molto più semplici!

E come Evitate tg e discorsi e programmi tv che portano cattive notizie, come notizie sul covid, o su guerre o peggio su episodi di cronaca… potrebbe sembrare che non stiano nemmeno ascoltando, ma le voci e i suoni si insinuano nella loro mente e potrebbero agitare l’addormentamento e creare brutti sogni!

F come Fiabe. Le classiche Favole al Telefono di Rodari sono perfette, non raccontate fiabe dense di mostri e colpi di scena, quelle riservatele per altri momenti, optate piuttosto per fiabe brevi, in modo che non voglia restare sveglio per ascoltare il finale, leggere, in modo che concilino bei sogni, allegre ma non troppo…

G come Giochi. Dopo cena, specie se fatta un po’ lontana dal sonno, probabilmente ci sarà un momento di gioco, magari insieme al papà e alla mamma (nelle più rosee delle situazioni): predisponete una cesta di giochi da usare solo pre nanna, e in nessun altro momento della giornata, riempite insieme al bambino la cesta e selezionate insieme giochi che calmano, che rasserenano, ad esempio le costruzioni saranno più rilassanti di un gioco di lotta tra dinosauri; far fare la nanna alla bambola preferita, quindi mettere nella cesta solo il pigiama della bambola e la culla, lasciano gli altri accessori lontani da quel contenitore; libri tattili morbidi per i più piccoli e libri a tema nanna per i più grandi; per i più grandicelli, alla primaria, un film o un cartone distensivo, chiacchierare con lui seduti sul divano, preparare i vestiti per il giorno dopo e la cartella, sistemare la camera prima di andare a dormire… sono tutte azioni che accompagnano verso un buon sonno.

H come Handling e Holding. Due concetti base della psicologia infantile, il primo rappresenta il contatto, il secondo rappresenta il contenimento. Durante il rilassamento il bambino si lascia andare, abbandonando tutte le sue difese, è importante che il genitore faccia da contenimento alle sue angosce e che la mano dell’adulto sia l’ultimo contatto prima di addormentarsi, un massaggio, tenergli la mano, accarezzargli i capelli gli fanno percepire vicinanza e sicurezza, e si lascerà andare più facilmente.

I come Igiene. È importante “togliersi di dosso” l’odore della giornata appena passata: hanno sudato, si sono sporcati con cibo, fango e inchiostro, è importante affrontare la nanna puliti e sereni. Bagnetto e lavaggio dei denti sono anche delle coccole che, quando sono piccoli, sono fatte dai genitori, man mano che crescono sono piccole azioni che rilassano, come spazzolarsi i capelli o stare un po’ nell’accappatoio caldo.

L come Luogo. È importante l’addormentamento nel loro letto! Non permettete che si addormentino sul divano o nel lettone per poi portarli nel letto addormentati, toglie loro la consapevolezza di quello che gli accade, sembrerà un “tradimento” addormentarsi tra mamma e papà e svegliarsi solo nel lettino! Dedicate un po’ di mesi alla creazione della routine, con pazienza e consapevolezza, non usate facili scorciatoie, e ne trarrete beneficio per la vita!

M come Mangiare. Ci sono cibi che eccitano il bambino e altri che conciliano il sonno. Una cena non troppo pesante, non troppo vicina all’orario del sonno, magari calda e conciliante, di sicuro aiuterà molto nella fase dell’addormentamento! Anche in questo caso osservate, prendete nota e decidete cosa cucinare per cena, ogni bambino è diverso!

N come Naso. È importantissimo, spesso sottovalutato, lavanda e vaniglia, saranno preferibili ad agrumi e menta… L’olfatto interessa il nostro cervello senza passare dall’inconscio, perciò annusando un’essenza associata al sonno il bambino saprà già che è ora di dormire prima ancora di rendersene conto. Inoltre è risaputo che delle essenze piuttosto che altre conciliano il sonno maggiormente.

O come Oggetto transizionale. I peluches della nanna possono essere presenti fino all’adolescenza e oltre, non ditegli che ormai sono grandi… l’importante è che rimanga lì a presidiare il letto in sua assenza!

P come Pigiama e coperte. Sembrerà banale, ma assicuratevi che il pigiama sia confortevole, che non “punga”, non abbia etichette fastidiose, abbia immagini o fantasie rilassanti, abbia un buon odore non eccitante. Stessa cosa per le coperte: devono mantenere una giusta temperatura, essere avvolgenti, confortevoli, morbide e non pesanti. Pigiama e coperte sono l’abbraccio che lo accompagnerà per tutta la notte, perciò devono essere amorevoli e rassicuranti. Anche in questo caso è fondamentale l’osservazione: se si sveglia sudato ogni mattina, probabilmente il pigiama o le coperte sono troppo caldi….!

Q come Quando. È importantissimo andare a dormire sempre allo stesso orario, i bambini sono esseri abitudinari e andare a dormire alle 23 una sera e alle 9 la sera successiva destabilizzerà il bambino e creerà inutili tensioni a figli e genitori.

R come Routine. È importantissima per mantenere il ritmo sonno-veglia del bambino; è fondament ale per fornirgli la prevedibilità e la sequenzialità dei passaggi che portano alla nanna, questo è rassicurante ed evita inutili ansie nel bambino; una routine regala al bambino piccoli passi quotidiani verso l’autonomia, saprà che deve correre a letto dopo aver lavato i denti e pian piano lo farà da solo, e così per tutti i passaggi, come bagno, pigiama, ecc; la maggior autonomia e la prevedibilità comporta meno “battaglie” casalinghe nate dal ricordare al bambino ogni azione che precede l’addormentamento, poiché pian piano diventeranno automatismi. Si può coinvolgere il bambino nel disegnare e appendere alla parete le diverse sequenze, in modo che il bambino abbia traccia visibile di ciò che accadrà ogni sera.

S come Suono. Ci sono bambini che hanno bisogno del silenzio assoluto per addormentarsi, altri hanno bisogno di una musica di sottofondo, senza parole, altri di una canzone e basta… trovate sempre cosa è più funzionale per lui!

T come Telefono, Tv, Tablet. Evitate la luce degli schermi prima di addormentarsi, telefono e tablet contengono onde luminose che ostacolano l’addormentamento, non dateglieli per addormentarsi, magari si addormenteranno prima, ma otterrete un effetto contrario a lungo termine!

U come Una buona giornata porterà a dei bei sogni d’oro e d’argento!

V come Vista. Luce notturna, lucine colorate, proiezioni sul muro o nulla, ogni bambino è aiutato da una specifica illuminazione, rendetela un po’ magica e portate la sua accensione all’interno della routine serale… Ancora una volta, osservate, osservate e osservate!

Z come Zzzz… finalmente dorme!!

Questo alfabeto vi guiderà nell’impostare una buona routine del sonno, ricordate però che durante il sonno emergono tutte le loro angosce diurne. Se notate incubi ricorrenti, risvegli notturni o gravi difficoltà nell’addormentamento con agitazione motoria non esitate a parlarne con un professionista, poiché è importante far emergere le paure e permettere al bambino di poterne parlare senza serbare dannosi segreti. 

Il sonno è importantissimo, determina un buon metabolismo, maggior attenzione e concentrazione a scuola, assimilazione degli apprendimenti della giornata, meno nervosismo e maggior propensione a delle buone relazioni sociali.

Assicuratevi che abbia un buon sonno!