Oggi non voglio dormire

L’ABC DELLA NANNA PERFETTA…

QUANDO IL BAMBINO NON VUOLE DORMIRE: L’ABC DELLA NANNA PERFETTA…

Pronti partenza via, denti lavati, bagno fatto, pigiama indossato e… sotto le coperte…

Ma, appena spenta la luce, si sente una vocina che sussurra… “Mamma, oggi non riesco a dormire!!

Ecco, la prima tesserina del domino cade e porta con se tutte le altre: la mamma o il papà sono stanchi a fine giornata, probabilmente lasciano trasparire un po’ di nervosismo, un po’ di sconforto, il bambino pensa che deve dormire e non ci riesce oppure pensa che ha sonno ma non vuole lasciarsi andare… si può andare avanti per ore… Finché stremati crolla tutta la famiglia a tarda ora.

Che fare?

Come sempre mi piace partire dall’osservazione. Il bambino è un’altra persona da noi, con le sue emozioni e le sue abitudini, imparate a conoscere vostro figlio e a non dare nulla per scontato.

Ad esempio, i giorni in cui dorme meno, perché si sveglia presto, oppure perché non ha fatto il pisolino pomeridiano, com’è? Come si addormenta? È più o meno agitato?

Cosa e come ha mangiato quando si addormenta tranquillo? È successo qualcosa durante la giornata? Una determinata luce, un pigiama particolare, un peluche, una musica, una favola… favoriscono o ostacolano il sonno?

Va da se che, dopo averlo osservato, promuoverete quello che facilita il sonno del bambino e lo trasformerete in routine, seguendo piccoli e semplici accorgimenti.

Un Alfabeto vi salverà!

A come Accompagnare il bambino durante il rilassamento, tenerlo per mano mentre si rilassa e si lascia andare…

B come Brutti sogni. Se vi chiama nel cuore della notte per un brutto sogno è importante che senta la vostra presenza! Cercate di non portarlo nel lettone, è meglio che siate voi ad andare nel suo spazio e non viceversa. Bisogna associare subito un buon ricordo nel suo lettino e non lasciarlo col ricordo dell’incubo appena fatto. Se al mattino i più grandicelli raccontano di un brutto sogno potreste raccontare che è capitato anche a voi, e farvi raccontare il loro sogno toglierà un po’ della paura che accompagna le immagini che ha in mente! La sera successiva, se ha ancora paura di rivivere quel sogno, parlatene insieme, trovate delle strategie per sconfiggere il mostro… Rassicuratelo! Ma non sminuite la paura (guardate l’articolo sulla paura del blog!) con frasi tipo “non c’è nessun mostro! Dormi!”… per lui c’è! Scoprite com’è fatto questo mostro, potreste disegnarlo,

C come Coccole. Le gradiscono tutti, i più piccoli e i più grandicelli: una ninna nanna, una favola, un po’ di carezze, tenergli la mano… sono tutte azioni che lo rassicurano e lasciano le ansie e le paure della giornata fuori dalle coperte. Usate un tono calmo e delicato, lasciate anche voi fuori dalla camera di vostro figlio i problemi di lavoro: è un momento di coccole anche per voi!

D come Dolcezza. Se vi sentite nervosi non cercate di affrettare il processo che porta alla nanna, fate un bel respiro e recuperate tutta la dolcezza che vi è rimasta: le cose saranno molto più semplici!

E come Evitate tg e discorsi e programmi tv che portano cattive notizie, come notizie sul covid, o su guerre o peggio su episodi di cronaca… potrebbe sembrare che non stiano nemmeno ascoltando, ma le voci e i suoni si insinuano nella loro mente e potrebbero agitare l’addormentamento e creare brutti sogni!

F come Fiabe. Le classiche Favole al Telefono di Rodari sono perfette, non raccontate fiabe dense di mostri e colpi di scena, quelle riservatele per altri momenti, optate piuttosto per fiabe brevi, in modo che non voglia restare sveglio per ascoltare il finale, leggere, in modo che concilino bei sogni, allegre ma non troppo…

G come Giochi. Dopo cena, specie se fatta un po’ lontana dal sonno, probabilmente ci sarà un momento di gioco, magari insieme al papà e alla mamma (nelle più rosee delle situazioni): predisponete una cesta di giochi da usare solo pre nanna, e in nessun altro momento della giornata, riempite insieme al bambino la cesta e selezionate insieme giochi che calmano, che rasserenano, ad esempio le costruzioni saranno più rilassanti di un gioco di lotta tra dinosauri; far fare la nanna alla bambola preferita, quindi mettere nella cesta solo il pigiama della bambola e la culla, lasciano gli altri accessori lontani da quel contenitore; libri tattili morbidi per i più piccoli e libri a tema nanna per i più grandi; per i più grandicelli, alla primaria, un film o un cartone distensivo, chiacchierare con lui seduti sul divano, preparare i vestiti per il giorno dopo e la cartella, sistemare la camera prima di andare a dormire… sono tutte azioni che accompagnano verso un buon sonno.

H come Handling e Holding. Due concetti base della psicologia infantile, il primo rappresenta il contatto, il secondo rappresenta il contenimento. Durante il rilassamento il bambino si lascia andare, abbandonando tutte le sue difese, è importante che il genitore faccia da contenimento alle sue angosce e che la mano dell’adulto sia l’ultimo contatto prima di addormentarsi, un massaggio, tenergli la mano, accarezzargli i capelli gli fanno percepire vicinanza e sicurezza, e si lascerà andare più facilmente.

I come Igiene. È importante “togliersi di dosso” l’odore della giornata appena passata: hanno sudato, si sono sporcati con cibo, fango e inchiostro, è importante affrontare la nanna puliti e sereni. Bagnetto e lavaggio dei denti sono anche delle coccole che, quando sono piccoli, sono fatte dai genitori, man mano che crescono sono piccole azioni che rilassano, come spazzolarsi i capelli o stare un po’ nell’accappatoio caldo.

L come Luogo. È importante l’addormentamento nel loro letto! Non permettete che si addormentino sul divano o nel lettone per poi portarli nel letto addormentati, toglie loro la consapevolezza di quello che gli accade, sembrerà un “tradimento” addormentarsi tra mamma e papà e svegliarsi solo nel lettino! Dedicate un po’ di mesi alla creazione della routine, con pazienza e consapevolezza, non usate facili scorciatoie, e ne trarrete beneficio per la vita!

M come Mangiare. Ci sono cibi che eccitano il bambino e altri che conciliano il sonno. Una cena non troppo pesante, non troppo vicina all’orario del sonno, magari calda e conciliante, di sicuro aiuterà molto nella fase dell’addormentamento! Anche in questo caso osservate, prendete nota e decidete cosa cucinare per cena, ogni bambino è diverso!

N come Naso. È importantissimo, spesso sottovalutato, lavanda e vaniglia, saranno preferibili ad agrumi e menta… L’olfatto interessa il nostro cervello senza passare dall’inconscio, perciò annusando un’essenza associata al sonno il bambino saprà già che è ora di dormire prima ancora di rendersene conto. Inoltre è risaputo che delle essenze piuttosto che altre conciliano il sonno maggiormente.

O come Oggetto transizionale. I peluches della nanna possono essere presenti fino all’adolescenza e oltre, non ditegli che ormai sono grandi… l’importante è che rimanga lì a presidiare il letto in sua assenza!

P come Pigiama e coperte. Sembrerà banale, ma assicuratevi che il pigiama sia confortevole, che non “punga”, non abbia etichette fastidiose, abbia immagini o fantasie rilassanti, abbia un buon odore non eccitante. Stessa cosa per le coperte: devono mantenere una giusta temperatura, essere avvolgenti, confortevoli, morbide e non pesanti. Pigiama e coperte sono l’abbraccio che lo accompagnerà per tutta la notte, perciò devono essere amorevoli e rassicuranti. Anche in questo caso è fondamentale l’osservazione: se si sveglia sudato ogni mattina, probabilmente il pigiama o le coperte sono troppo caldi….!

Q come Quando. È importantissimo andare a dormire sempre allo stesso orario, i bambini sono esseri abitudinari e andare a dormire alle 23 una sera e alle 9 la sera successiva destabilizzerà il bambino e creerà inutili tensioni a figli e genitori.

R come Routine. È importantissima per mantenere il ritmo sonno-veglia del bambino; è fondament ale per fornirgli la prevedibilità e la sequenzialità dei passaggi che portano alla nanna, questo è rassicurante ed evita inutili ansie nel bambino; una routine regala al bambino piccoli passi quotidiani verso l’autonomia, saprà che deve correre a letto dopo aver lavato i denti e pian piano lo farà da solo, e così per tutti i passaggi, come bagno, pigiama, ecc; la maggior autonomia e la prevedibilità comporta meno “battaglie” casalinghe nate dal ricordare al bambino ogni azione che precede l’addormentamento, poiché pian piano diventeranno automatismi. Si può coinvolgere il bambino nel disegnare e appendere alla parete le diverse sequenze, in modo che il bambino abbia traccia visibile di ciò che accadrà ogni sera.

S come Suono. Ci sono bambini che hanno bisogno del silenzio assoluto per addormentarsi, altri hanno bisogno di una musica di sottofondo, senza parole, altri di una canzone e basta… trovate sempre cosa è più funzionale per lui!

T come Telefono, Tv, Tablet. Evitate la luce degli schermi prima di addormentarsi, telefono e tablet contengono onde luminose che ostacolano l’addormentamento, non dateglieli per addormentarsi, magari si addormenteranno prima, ma otterrete un effetto contrario a lungo termine!

U come Una buona giornata porterà a dei bei sogni d’oro e d’argento!

V come Vista. Luce notturna, lucine colorate, proiezioni sul muro o nulla, ogni bambino è aiutato da una specifica illuminazione, rendetela un po’ magica e portate la sua accensione all’interno della routine serale… Ancora una volta, osservate, osservate e osservate!

Z come Zzzz… finalmente dorme!!

Questo alfabeto vi guiderà nell’impostare una buona routine del sonno, ricordate però che durante il sonno emergono tutte le loro angosce diurne. Se notate incubi ricorrenti, risvegli notturni o gravi difficoltà nell’addormentamento con agitazione motoria non esitate a parlarne con un professionista, poiché è importante far emergere le paure e permettere al bambino di poterne parlare senza serbare dannosi segreti. 

Il sonno è importantissimo, determina un buon metabolismo, maggior attenzione e concentrazione a scuola, assimilazione degli apprendimenti della giornata, meno nervosismo e maggior propensione a delle buone relazioni sociali.

Assicuratevi che abbia un buon sonno!

Libri per adolescenti che stanno per esplodere

adolescenza: una cosa piccola che sta per esplodere.

UNA COSA PICCOLA CHE STA PER ESPLODERE

  di Paolo Cognetti

edito da Minimun fax

Sono molto felice di parlarvi del primo libro per adolescenti… dopo una lunga serie di libri per bambini, vi proporrò un po’ di libri pensati per i pre adolescenti e per gli adolescenti a tutti gli effetti.

I libri per adolescenti hanno essenzialmente delle caratteristiche comuni che li rendono appetibili e formativi per questa fascia di età: hanno un o una protagonista forte e affascinante, in cui potersi immedesimare e riconoscere; sono libri con argomenti universali, come l’ingiustizia, le storie d’amore, il rapporto con i genitori; sono libri orientati sul fare, danno delle vere e proprie istruzioni su cosa fare in determinate situazioni, possono rivelare esplicitamente di essere dei manuali d’uso o possono contenere le indicazioni all’interno di racconti più articolati, ma saranno comunque di ispirazione.

Questo libro in particolare, presenta 5 ragazzi protagonisti di 5 storie diverse, i ragazzi potranno scegliere di chi innamorarsi, in chi immedesimarsi, chi rispecchia il loro ideale di vita e intanto riflettere su se stessi, sulle loro amicizie e sulle loro scelte, sulla profonda fragilità della loro età.

Non sono storie leggere, parlano di ragazzi nel pieno del terremoto identitario adolescenziale che devono anche metabolizzare la separazione dei genitori, le problematiche non risolte di mamma e papà, i disturbi alimentari e le battaglie quotidiane. Data la potenza delle storie è importante che conosciate il libro, che lo sfogliate anche voi e che cercate di parlarne con loro, senza essere invasivi, ma con uno sguardo aperto e sincero sul loro punto di vista. Ma è un libro utile da leggere anche per i genitori per uno spaccato su di loro dal punto di vista dei loro figli…

La composizione per racconti è di più facile fruizione per i ragazzi, abituati da internet e tv a scarsi tempi attentivi, i personaggi sono ben caratterizzati e permettono di allargare uno sguardo empatico sugli altri, che, a volte, manca a questa età.

Il titolo è connotativo dell’adolescenza… Una cosa piccola che sta per esplodere: restiamo accanto a loro perché non si facciano troppo male nell’esplosione… La copertina è esplicativa: un pulcino che resta nel nido finché le condizioni non sono favorevoli: rendiamo loro confortevole il volo…

Regali di Natale per bambini

REGALI DI NATALE PER BAMBINI, GUIDA COMPLETA

Primo giorno di dicembre, si sente già odore di zenzero e cannella, il freddo si fa pungente e i bambini chiedono “Ma quando è Natale?”

Bene… Quindi? Cosa avete escogitato per rendere il Natale dei vostri bimbi magico, unico e speciale?

I bambini non hanno ancora una buona cognizione del tempo, perciò per comprendere quanto tempo passa, o tra quanto tempo arriverà Natale serve qualcosa che si possa vedere: cosa c’è di meglio del Calendario dell’Avvento?

Diventato negli anni prodotto consumistico e pubblicitario per eccellenza, è, in realtà, un ottimo modo per mostrare ai bambini quanti giorni mancano al fatidico giorno. Si può costruire insieme a loro senza essere maghi del fai da te (ci sono milioni di tutorial su internet), appendere in cameretta e osservarlo mentre le caselline si svuotano e si avvicina la vigilia…

L’attesa è una grande maestra per i bambini (anche per i grandi, alle volte) abitua alla sopportabilissima frustrazione di non avere tutto e subito, predispone a gioire quando finalmente finisce, crea delle aspettative e quindi stimola l’immaginazione, insegna a gestire il tempo che passa, attenua l’ansia del non sapere quando arriverà ciò che tanto si aspetta.

I regali da appendere al calendario non devono essere costosi né introvabili: un po’ di materiale scolastico (che tanto comprereste comunque),  qualche cioccolatino, un buono per una passeggiata al parco col papà, il biglietto per un cinema (cinema in casa ovviamente, di questi tempi) e quindi un pacco di pop corn per il giorno previsto, un paio di calze, un giochino molto piccolo… insomma sbizzarritevi, usate fantasia e creatività: non importa cosa c’è, ogni giorno di dicembre sarà un giorno in meno per la mattina di Natale!

Altro step importante è la lettera a Babbo Natale!

È un momento importante, serve ai bambini a focalizzare i loro desideri, non possono chiedere tutto, devono scegliere, selezionare, decidere. Le prime scelte sono fondamentali: insegnano che non c’è un giusto e uno sbagliato, ma c’è qualcosa verso cui ci porta il cuore, che risponde meglio ai nostri bisogni, che è necessario chiedere a qualcuno di Magico, vestito di rosso, verso cui proveremo sincera gratitudine.

La scelta significa anche che rinunceremo a qualcos’altro, perciò, non comprate loro anche quello che non hanno chiesto a Babbo, ma che avrebbero voluto comunque, sminuirà la loro capacità di scelta!

Potete scriverla insieme, potreste fare un disegno… fissate delle regole, ad esempio, solo tre richieste, oppure una richiesta per un regalo personale e una per qualcosa da usare con tutta la famiglia, oppure un regalo da poter toccare, come un giocattolo, e uno da fare insieme, come una gita sulla neve o un campeggio in salotto, potrebbe essere una lettera personale o una di tutta la famiglia… Insomma le regole le decidete voi, l’importante è che siano chiare e condivise!

Ecco, Babbo Natale è avvisato, il regalo chiesto a Santa Claus deve essere il più fedele possibile a quello della lettera! Probabilmente ci vorranno un bel po’ di sbattimenti per recuperare il particolarissimo regalo generato dalla fervida immaginazione di vostro figlio oppure ci vorranno ore di fila o giornate di siti impallati per reperire la bambola che tutto il mondo desidera… So che può essere frustrante, ma fidatevi, vi mancherà quando smetteranno di crederci!

Ma veniamo al resto dei regali… quello dei genitori e quelli, magari pilotati sempre dai genitori di zii e nonni… oppure siete zii e nonni e non sapete cosa regalare ai pargoli di famiglia.

Bene, questa è la parte di articolo che fa per voi!

Farò, banalmente un elenco, ma si sa che le cose banali a volte sono le migliori…

Un libro. Di libri ve ne ho consigliati molti in questi mesi, con dovizia di spiegazioni e ne seguiranno altri. Un libro non è mai banale: sono giornate di festa e anche gli adulti hanno più tempo libero, perciò è il momento migliore per sfogliarlo insieme, leggerlo prima di addormentarsi e mostrarlo a tutti durante le cene in famiglia. Un libro tattile o da usare durante il bagnetto andrà benissimo fino ai 2 anni; un bel libro su un bimbo che dice sempre di no o che fa i capricci è scritto ad hoc per i terrible two; un libro sonoro e un po’ più interattivo è perfetto per i 3-4 anni; un libro pop-up con una bella storia avrà un bell’effetto su un 5enne che ancora non sa leggere ma è impaziente di imparare; un primo libro di storie, da leggere con mamma e papà andrà bene per un 6enne; mentre un libro di prime letture, un romanzo leggero, sarà interessante per le prime autonomie di un bimbo di 7-8 anni; un libro sulle amicizie, sulle prime cotte o sulle maestre antipatiche andrà molto bene per gli ultimi anni dell’infanzia.. Ricordo ancora con nostalgia i miei primi libri di Bianca Pitzorno! Nel miscuglio di regali natalizi passerà in secondo piano il regalo di un libro, ma fidatevi se vi dico che sarà apprezzato dopo, quando il frastuono passerà…

Un gioco da tavolo di comunità. Forse è per i bimbi un po’ più grandi (di 7- 8 anni)… Io, ad esempio, uso moltissimo, nel mio lavoro, un gioco che si chiama Dixit.. contiene un numero enorme di carte di libera interpretazione con cui costruire una storia… ma può diventare un modo per scoprire la natura profonda di vostro figlio: chiedetegli di trovare una carta per ciascuno di voi, oppure di raccontare la sua storia con le carte, vi stupirà! C’è il più classico gioco dell’oca, le carte da Uno, una tombola di immagini (anche per i bimbi dai 4 anni)… i giochi da tavolo sono infiniti, fatevi ispirare… andranno bene comunque: ai bimbi piacerà che gli dedichiate attenzione e che vi divertiate insieme, non importa cosa ci sarà sul tavolo!

Un corollario del Regalone di Babbo Natale. Ad esempio, se Babbo Natale gli ha regalato una mini cucina, voi potreste fargli trovare pentolini e tazzine, se gli ha regalato la bambola preferita potreste fargli trovare vestitini per lei, e così via… naturalmente dovrete essere sicuri del regalo di Babbo Natale!!! (E di scartarlo dopo il suo).

Videogiochi e simili. Per questo tipo di regali non occorrerà che vi dica di visionarli prima di comprarli e di comprendere bene cosa state comprando. Dopo di che si potrebbe inserire all’interno del regalo, con un bel cartoncino colorato da appendere in camera, le regole per poterlo usare e una clessidra o un timer colorato, se i bimbi non sanno ancora leggere l’ora: quanto tempo al giorno, dopo aver fatto i compiti o mezz’ora prima di cominciare, decidete voi, l’importante, come sempre quando si parla di regole, è chiarezza e condivisione.

Animali & co. Su questo punto sarò un po’ dura nel dire che gli esseri viventi non sono un regalo, non saranno di esclusiva proprietà del bambino (cosa che invece è implicita in un regalo personale) e rappresentano una responsabilità troppo grande per loro. Un cane o un gatto o un coniglio o un canarino meritano del tempo per pianificare bene il loro ingresso in casa, dalla cuccia ai giochini alle ciotole e al cibo, i bambini e tutta la famiglia devono prepararsi all’arrivo, proprio come l’attesa di una nascita. La famiglia dividerà compiti e regole a seconda delle diverse età dei componenti e del loro tempo disponibile. È una scelta importante e perciò va ponderata bene, soprattutto dagli adulti, può essere estremamente dannoso per il bambino scoprire di dover restituire un animale a febbraio perché non si è stati capaci di dargli cure! Se proprio avete deciso che un animale rientra nelle vostre possibilità familiari di tempo e spazio potreste usare le vacanze di Natale per andare insieme in un canile o gattile a scegliere quello che vi ruberà il cuore, poi in un negozio di animali per scegliere la cuccia per la sua taglia e tutto il necessario specifico per lui o lei… Un animale è un’enorme ricchezza per un bambino, come tale non va sottovalutata o sprecata, né tanto meno può essere rinnegata quando non ci piace più! Cercate di non far fare questa richiesta nemmeno a Babbo Natale, potrete spiegare ai bambini che i suoi elfi confezionano oggetti e non esseri viventi e che Babbo e le sue renne devono affrontare un lungo viaggio dal freddo Polo Nord che un cucciolo non può proprio sopportare, se dopo Natale desidererà ancora un animale approfitterete del maggior tempo da passare insieme per parlarne meglio in famiglia: sarà una delle regole per scrivere la lettera miracolosa!

Regali che stimolano la creatività. È una variante di regali che va dal marchingegno per fare i braccialetti alle costruzioni, a colori, tempere e pennelli a qualcosa di musicale o qualche aggeggio per cucinare, pasta di sale per i più piccoli (fatta in casa viene uno spettacolo e non è pericolosa!), una scatola delle meravoglie con oggetti di riciclo, come tappi di sughero, pezzi di stoffa e carte speciali, rotoli di carta igienica, pigne e sassi, colla e forbici)… sono regali che aiutano i bimbi a passare un buon tempo di qualità impegnati in qualcosa… Sarà importante dargli la motivazione giusta per completare il loro lavoro… ad esempio fotografando l’opera alla fine per metterla in un album, oppure regalare dei braccialetti portafortuna per capodanno a zii e cugini e amici… Sono regali per cui è importante conoscere i proprio figli, carpire cosa potrebbe davvero stimolare la loro vena artistica e diventare la loro passione.

Regali per muoversi un po’. Mai come quest’anno è importante per loro muoversi. Un tappeto elastico, un monopattino, i cerchi per l’hula-hoop, un tappeto sonoro interattivo per i più piccoli, dei pattini o una bicicletta nuova. Quest’anno tutto è concesso! Non hanno potuto svolgere le normali attività sportive e gli unici divertimenti concessi sono parchi e luoghi aperti (e nemmeno sempre!), perciò usiamoli al meglio!

Giochi simbolici. Giocare a “facciamo finta” è molto importante per i bambini, incrementa la capacità imitativa e immaginativa, propone al piccolo una prospettiva diversa dalla sua, dà al bambino la possibilità di esprimere la sua visione del mondo. Non occorre una mini cucina nuova di zecca e costosissima, anzi… Fategli trovare una cesta di travestimenti con i vostri vecchi abiti e diventerà un principe, un astronauta una fata o una regina; con una scatola grande di cartone con pennelli e tempere e l’aiuto di mamma e papà costruirà un’accogliente casetta o una macchinina… Sono abituati a fare questo, alla scuola dell’infanzia lo fanno tutti i giorni! Incartate tutto l’occorrente con un buono per passare un pomeriggio in famiglia ad inventare e giocare insieme… risparmierete molto e saranno davvero contenti!! Alla scuola primaria il gioco simbolico diventa un po’ più realistico e strutturato, perciò servirà una divisa da chef per cucinare davvero nella cucina di mamma e papà, oppure un vero microfono per essere una famosa cantante… imparate ad osservare vostro figlio e scoprirete la sua passione più grande!

Regalare un’esperienza. Nei limiti imposti dai diversi DPCM, non è impossibile regalare esperienze ai nostri bimbi. Una caccia al tesoro al parco, una serata hamburger, un pigiama party di famiglia, trasformare il soggiorno in un ristorante di lusso e vestirsi elegantissimi…unica regola fondamentale decidere quando e tener fede assoluta alla promessa!!!

Beh spunti per Natale ve ne ho dati… accendete la vostra fantasia e fatevi guidare dai vostri bimbi, aprite occhi e orecchie e saprete cosa può farli felici la mattina di Natale.

Alcune regole generali potrebbero tornarvi utili…

Genitori separati. Non scatenate una gara per chi farà il regalo più grande e costoso, non serve a voi, e sarà un brutto scenario per il bambino (spargete la voce anche tra i rispettivi nonni e zii!). Cercate di fare un regalo insieme da scartare la mattina di Natale, ovunque la passerà, il genitore presente può fare un video da inviare all’altro, e l’anno prossimo sarà l’inverso. Non siete più marito e moglie, ma siete ancora mamma e papà dello stesso bambino, lui deve esserne certo! Poi potrete fare un regalo più piccolo (uno solo!) da scartare nelle rispettive case nei giorni stabiliti che passerà con i due genitori separatamente: nella nuova camera del papà potrebbe servire una lampada per la notte rassicurante e amorevole ad esempio… aguzzate l’ingegno!

Insegnate loro ad apprezzare la sorpresa. Insegnate ai bambini ad apprezzare anche i regali che non sono sulla sua lista di desideri… Magari avrà un’espressione delusa quando scarterà il pigiama dell’anziana zia, ma se è perfetto per un pigiama party gli piacerà! Trovate un aspetto meraviglioso per il regalo che scarta, stategli accanto quando lo aprirà e siate tempestivi nelle risposte… Non è scritto da nessuna parte che nella vita ci sono solo regali che ci piacciono, ma è in nostro potere guardarli dal nostro punto di vista e trasformarne l’uso!

P.S. Vale anche per i grandi!

Regalare un gioco che non si usa più a dei bimbi meno fortunati. ci sono molte associazioni, soprattutto quest’anno che si occupano di questo, ma se non avete tempo basterà portarli alla vecchia scuola dell’infanzia ad esempio… Il processo è questo: scegliere un gioco che non usano più perché sono diventati grandi o perché non rientra più nelle loro passioni, l’oggetto deve essere in buono condizioni e con tutti i pezzi al loro posto, pulirlo lavarlo e sistemarlo e poi incartarlo e donarlo… Sarà importante per i nostri bimbi, che hanno sempre tutto e troppo, rinunciare a una loro proprietà, donare e sentirsi importanti per qualcuno! Potreste poi fare una medaglia per il mini babbo Natale da appendere in cameretta con orgoglio!

Ed infine…

È stato davvero un anno cupo, pieno di paure e incertezze…

Il regalo più prezioso che potrete fare loro è un po’ di MAGIA!!

La magia è davvero nelle piccole cose, fare dei biscotti allo zenzero insieme, ballate, cantate, accendete candele, create una magica atmosfera mentre preparate la merenda rifocillante per Babbo Natale stanco per il lungo viaggio, la mattina di Natale nascondete i regali un po’ in giro… (si sa che a Babbo Natale piace far scherzetti!)

DIVERTITEVI E SOGNATE INSIEME ai vostri bambini… non c’è regalo più grande!!!

Adolescenti e social network

I SOCIAL NETWORK

Ammettiamolo: rispetto a questo argomento avete un po’ mollato la presa, avete scelto di non intraprendere una battaglia ogni volta che vedete vostro figlio intento a pubblicare video su una bacheca virtuale, vi siete pian piano convinti che, in fondo, non può essere poi così deleteria come cosa…

Non posso che darvi ragione… per svariati motivi i social sono diventati parte della vita di tutti, si lavora con i social, si mantengono relazioni sociale, ci si informa, si approfondisce e si cerca quello che ci incuriosisce… In questo periodo, poi, hanno mostrato tutta la loro utilità nel preservare quel briciolo di socialità essenziale per noi adulti e ancor di più per gli adolescenti…

Come tutto il resto, i social non sono da demonizzare o da avvallare per partito preso, l’importante, come sempre, è comprendere il senso che i ragazzi danno alle relazioni virtuali.

Per prima cosa cerchiamo di comprendere meglio questo fenomeno. Andate un po’ indietro nel tempo a quando vi ispiravate alle ragazze della tv per scegliere un maglioncino o un paio di jeans, bene, oggi sono state sostituite dalle influencers! Non c’è molta differenza, solo che adesso si percepisce maggior vicinanza con chi vorremmo imitare, si percepisce anche che è facile arrivare alla fama e al successo che hanno e che chiunque (anche noi!) potremmo essere lei o lui un giorno non troppo lontano.

Sempre nei vostri ricordi pescate quelle feste di compleanno o quegli eventi che organizzavate nel dettaglio, dalla scelta dei vestiti, al luogo, a quello che avreste detto o fatto… poteva capitare che dalla quantità di gente presente al vostro evento si decidesse la vostra popolarità e il vostro futuro sociale… Oggi ci sono i followers! I ragazzi organizzano video o fanno foto o cercano frasi di sicuro effetto per captare quanti più spettatori possibili e quindi quanti più followers. La differenza è che adesso abbiamo a che fare con centinaia o migliaia di persone e questo può allontanare un po’ dalla realtà, pensando di “conoscere” ognuno dei millemila followers che apprezza la nostra identità virtuale.

Sempre dal vostro passato ripercorrete le interminabili telefonate con la vostra amica del cuore e i vostri genitori che vi intimavano di chiudere per studiare… Oppure quando cercavate di studiare alla velocità della luce per poter incontrare i vostri amici.

Perché ripescare questi ricordi?

Per capire che nulla è cambiato nei bisogni degli adolescenti… il bisogno di appartenenza, di mostrare una parte di sé accettabile e affascinante, la diversa scala di importanza che pone le relazioni sociali extrafamiliari molto più in alto dei doveri scolastici o familiari…

Allora cosa è cambiato?

Essenzialmente due cose: la velocità con cui si possono esprimere le preferenze attraverso i like, con cui in un secondo decido se quel personaggio mi piace o no, e, di conseguenza, la velocità con cui sentiamo di piacere o non piacere più; altro elemento importante di cambiamento è la quantità di pubblico che può raggiungerti o a cui si ha accesso, che toglie spessore alla complessità del singolo, che permettono di nascondersi nella nebbia dell’anonimato o di un gruppo e che riduce al minimo la responsabilità nelle relazioni.

Come ogni nuovo comportamento adolescenziale bisogna sempre pensare che non sono i social in se ad essere pericolosi, ma possono essere un buon canale per esprimere un disagio già esistente e da cui può essere difficile venirne fuori.

Quindi, che fare?

Il primo suggerimento è quello a cui probabilmente siete già arrivati: non impedire, non proibire, non mettere al bando i social, non demonizzarli…

Sarà davvero semplice eludere i vostri divieti e accedere alle varie bacheche, specialmente in questo periodo di iper esposizione ad internet. E, inoltre, se anche voi ne fate parte, mostrerete una grande incoerenza educativa.

Una volta accettati, bisognerà però condividere una vera e propria educazione social per condividere e sottolineare con i ragazzi cosa è davvero importante. Un po’ come nel passato c’è stata un’educazione stradale, civica, sentimentale… oggi c’è bisogno dell’educazione social!

Anche i social hanno delle regole: ricordate ai vostri figli che è importante non condividere contenuti che potrebbero ferire qualcun altro e segnalare tempestivamente se fossero oggetto di contenuti che hanno sentito come offensivi o addirittura violenti…  è molto importante per prevenire conseguenze pericolose.

È importante che comprendano quanto è importante non interrompere continuamente un compito per guardare anche solo un secondo gli aggiornamenti dei social. Probabilmente non accetteranno questa regola di buon grado… vale la regola dei piccoli passi: completare una singola espressione senza vedere il telefono, leggere il capitolo di storia prima di riaggiornare la pagina, spiegando loro che c’è un vero e proprio processo attentivo che se viene interrotto (anche per un secondo) porta ad allungare i tempi di svolgimento e a diminuire il profitto.

Interessarsi ai loro social, a come si presentano on line, capire se sono gli stessi che conosciamo o cambiano completamente dietro uno schermo, comprendere chi sono i loro followers, che contenuti seguono o pubblicano…. Potrebbe darvi uno spaccato interessante sulla vita di vostro figlio, e aprire un dialogo con lui…

È importante far comprendere loro anche che voi ci siete e che li vedete e li riconoscete anche nei piccoli cambiamenti giornalieri. Non mostratevi pressanti o preoccupati, non sarà utile né efficace, è uno sguardo diverso quello che vi chiedo: aperto, accogliente, sinceramente curioso e soprattutto amorevole…

Come sempre c’è un ma… data la vastità del pubblico e dato l’anonimato di molti profili, i social nascondono dei pericoli, perciò fatevi raccontare cosa fanno, se hanno conosciuto persone nuove, sia online che dal vivo, e che accade quando si siedono davanti al pc o al telefono, e abbiate un occhio più attento alle piccole variazioni.

Altro rischio che nascondono, forse anche più grave del primo, è la dipendenza e il ritiro sociale che spesso accompagnano un uso eccessivo dei social. Come vi dicevo, spesso svela un disagio precedente a cui prestare moltissima attenzione…

In questi casi, come in tutti in casi in cui “qualcosa non vi torna”… Contattate un professionista che possa aiutare vostro figlio e comprendere cosa si cela dietro i suoi comportamenti.

I colori delle emozioni

I COLORI DELLE EMOZIONI

  di Anna Llenas

edito da Gribaudo

Il nostro percorso attraverso le emozioni è terminato, e perciò è arrivato il momento di parlare di un libro che dà un colore e una forma alle emozioni.

Probabilmente lo avrete già a casa, o lo avrete già visto in libreria o nella scuola di vostro figlio, ha avuto molto successo, per fortuna, e si è dimostrato molto utile per i bimbi.

Nonostante ciò, mi sembra una giusta conclusione per il nostro percorso e mi piacerebbe parlarvi del modo più adeguato per usarlo come strumento nella relazione con il vostro bambino.

Chiedete ad un qualsiasi quattrenne di usare un colore per disegnare la sua rabbia, probabilmente userà il rosso… così spesso usano il blu quando sono tristi o il nero per la paura.

Questa è la forza di questo libro: la semplicità. Potrebbe essere quasi banale affiancare un colore e una scena con un mostro protagonista per descrivere le diverse emozioni, ma non è così.

Abbiamo visto quanto è importante imparare a distinguere le emozioni per parlarne meglio e saperle gestire: questo è proprio l’incipit del libro, un mostro che, aiutato da una bambina, vuole districare il groviglio delle sue emozioni.

Ci preoccupiamo molto di insegnare i diversi colori, le diverse tecniche di pittura, numeri e lettere, ma spesso dimentichiamo di insegnare ai bambini l’alfabeto delle emozioni, per sviluppare la loro intelligenza emotiva, la loro capacità empatica e quindi il loro mondo relazionale.

Questo libro può essere letto con i bambini di tutte le età, c’è anche la versione pop-up per attrarre i più piccolini… Poi, a seconda delle età, decideremo come usarlo:

Con i piccolini sotto i 3 anni possiamo usare il colore puro: un foglio rosso può essere arrabbiatissimo se gli diamo voce, ci giochiamo lo strappiamo insieme… perciò via libera alla vostra creatività e alla vostra capacità interpretativa… quello a cui dovremmo arrivare a quest’età è poter chiedere al bambino “oggi di che colore ti senti?” e poi aiutarlo ad esprimere le sue emozioni a piccoli passi, passando dal colore visivo ed esperienziale alla parola.

Con i bimbi della scuola materna può essere fatto un vero e proprio percorso emozionale, in cui poter parlare dei ricordi legati alle diverse emozioni: episodi legati alla tristezza, alla paura, alla gioia… Provare a mimare una faccia arrabbiata o triste, riconoscere l’emozione di un compagno giocando ad indovinare…

Il disegno adesso può diventare più definito, si può disegnare un luogo o un oggetto che fa paura per poi scoprire che può diventare simpatico o di un colore diverso, oppure la verdura che ci disgusta di più può essere coltivata in un orto scolastico e poi portata a casa con fierezza (scommettiamo che non sarà più così disgustosa???). Adesso le emozioni possono iniziare ad essere incanalate in comportamenti diversi e più gestibili, quindi si può usare un cuscino da stropicciare quando ci si sente rossi di rabbia…

Anche qui via libera alla fantasia di grandi e piccini, e fatevi guidare ovunque loro vi porteranno… il libro sarà uno stimolo, un inizio che vi porterà lontano!

I più grandi, nonostante frequentino la primaria, potrebbero essere arrivati a 8, 9, 10 anni senza avere ricevuto un’adeguata alfabetizzazione emotiva. Non è mai troppo tardi!

Potrebbero leggere il libro e poi articolare storie o immagini per ogni emozione, ricordando episodi passati e paure immaginate. Sono le basi per una vita adolescenziale più consapevole e meno turbolenta.

Insomma avrete capito che è un libro da avere in casa e da riprendere in mano ogni tanto, nel corso di tutta la loro crescita.

E, se avete ancora qualche dubbio, leggete gli articoli delle diverse emozioni sul blog!

La gioia dei bambini

LA GIOIA

Ultima nella nostra carrellata di emozioni, ma non meno importante, troviamo la Gioia!

Vi chiederete che ci può mai essere da sapere o da consigliare quando il mio bambino è felice? Va tutto benissimo quando prova gioia!

Beh non è proprio così…

FACCIAMO UN PO’ DI CHIAREZZA…

La gioia è l’emozione che sentiamo quando c’è qualcosa che è coerente con i nostri bisogni: quando un neonato affamato viene allattato prova gioia, quando un bimbo vede la mamma dopo una giornata a scuola prova gioia, quando otteniamo il lavoro dei nostri sogni proviamo gioia… pensate a tutte le volte in cui avete provato gioia e probabilmente vi verranno molti esempi simili a questi.

Ma c’è un altro tipo di stimoli che generano gioia: conseguire un obiettivo. Arrivare sulla cima di una montagna dopo essersi esercitato molto farà provare gioia ad un alpinista, il conseguimento della laurea dopo molti esami sarà fonte di gioia per il laureando, il primo bacio della ragazza corteggiata genererà gioia…

La gioia è l’unica emozione positiva, è quella che ci permette di riposarci dopo le emozioni negative, è quella che ci predispone ad aprire i nostri orizzonti per esplorare il mondo intorno a noi. Le altre emozioni sono direzionate ad un unico singolo stimolo oggetto di rabbia, tristezza o disgusto o sorpresa, la gioia invece allarga la veduta a tutto l’insieme, ci aiuta ad accogliere le novità e gli altri con atteggiamento aperto e curioso.

Inoltre l’emozione è per sua natura comunicativa, siamo irrimediabilmente attratti da un’espressione come quella della meravigliosa bimba in foto.

Se l’espressione della rabbia e del disgusto allontanano, se la tristezza porta gli altri ad essere empatici e la sorpresa è quasi solo nostra, la gioia no: la gioia porta ad avvicinare gli altri.

È l’emozione che porta a migliori relazioni sociali, ad essere maggiormente supportati dall’ambiente che ci circonda, a creare nuovi rapporti.

C’è un’unica clausola: non si può fingere di gioire… Anche in questi tempi duri in cui abbiamo sempre un paio di mascherine e qualche metro di distanza tra noi e il prossimo, due occhi che sorridono di pura gioia sono inconfondibili.

Ma… c’è un ma…

Bisogna essere educati alla gioia! Ed è qui che entrate in gioco voi genitori…

Ancora una volta la regola più importante è saper provare gioia in prima persona. Per i bambini è importante osservare un genitore in grado di gioire per un traguardo raggiunto o per una sfida superata, e di godere di un giusto riposo dopo e in grado di condividere la gioia con chi gli sta accanto.

Poi ci sono piccole altre attenzioni che possiamo avere…

Non sovraccarichiamo i bambini di impegni e stimoli: non gli permetteremo di apprezzare l’impegno che mette nello sport se fa 3 sport diversi, avere mille bambole non gli permetterà di provare la gioia di giocare con la sua unica bambola preferita. Insomma la gioia si prova nelle pause, e come una bella sinfonia è tale anche grazie alle pause, così quello che facciamo non sarebbe gratificante, bello e gioioso senza il giusto tempo per goderne.

Non focalizziamoci sul risultato, un gol, un bel voto non sono la causa della gioia, o meglio non da soli, ma sono fonte di gioia l’apprezzamento dell’impegno che ci hanno messo.

Quando li vedete felici, non interrompete l’emozione per evitare che si sporchino o che sudino… provate a mettere sui piatti della bilancia un paio di pantaloni strappati con un ginocchio sbucciato e l’espressione di gioia nei loro occhi mentre correva nel parco: sicuri di scegliere il primo piatto???

Inoltre, stiamogli accanto anche durante i fallimenti: li aiuterà a saper godere dei successi, ad apprezzare di essere accolto senza se e senza ma e di essere amato senza condizioni da mamma e papà.

Alla fine… festeggiate, sappiate apprezzare i momenti di gioia insieme e ad esprimerli.

Un’ultima precisazione:

Se notate che non riesce a gioire dei suoi successi, se appena raggiunge un obiettivo è subito alla ricerca di una nuova sfida, se non accetta le gratificazioni e i complimenti, potrebbe essere in ansia, potrebbe nascondere altre emozioni. Se notate che c’è qualcosa che non va, approfondite, anche con l’aiuto di un professionista.

La sessualità in adolescenza

LA SCOPERTA DELLA SESSUALITA’

Gli adolescenti e la sessualità: argomento difficile e delicato e forse è anche un po’ arrogante pensare di affrontarlo in un unico articolo, perciò accenderò un riflettore su questo tema che permetta ai genitori di porsi tante domande e di trovare qualche risposta

La sessualità è fortemente correlata ad una serie di altri temi spinosi in adolescenza:

Il corpo in evoluzione, che cambia rapidamente e che spesso viene vissuto come involucro esterno e non come parte integrante dell’essere.

La scarsa protezione e il fascino del rischio e del proibito.

Le relazioni con i coetanei sentite come totalizzanti, imprescindibili e molto fisiche.

La definizione della personalità, che in adolescenza è anche, se non soprattutto, la definizione dell’identità di genere.

I social, demonizzati dai genitori e adorati dai ragazzi, mostrano una sessualità senza conseguenze, facile da ottenere e che interessa tutti gli altri aspetti della vita sociale.

In pratica, se parliamo del sesso in adolescenza possiamo toccare tutte le sfaccettature di questa fase così delicata.

Perciò, scopo di questo articolo non è definire cosa fare o non fare per gestire al meglio questo aspetto adolescenziale, ma descrivere delle situazioni a cui prestare attenzione, proporre piccoli accorgimenti che potrebbero prevenire conseguenze irreparabili, mostrare come si può rimanere in con-tatto con i vostri figli, anche quando sembrano essere inavvicinabili.

Prima vi faccio un paio di domande… Com’era da bambino o da bambina?

Era la vostra ombra? Era contrario ad ogni tipo di gesto affettuoso? Era poco propenso a mostrare le sue emozioni? O, al contrario, tutti sapevano se fosse triste, arrabbiato o allegro? Qual era la sua emozione principale: rabbia, tristezza, gioia?

Perché queste domande? Perché in adolescenza potrebbero riproporre, nel rapporto con il partner, esattamente le stesse modalità che mostrava da bambino nelle relazioni più intime e significative oppure… esattamente il contrario. Vi faccio un esempio: era scontroso e si cancellava dalla guancia ogni vostro bacio? Potrebbe avere la stessa modalità e quindi essere il bel ragazzo un po’ ombroso della scuola, oppure potrebbe essere il più romantico e affettuoso fidanzato nel privato della sua prima relazione adolescenziale.

Perciò non stupitevi se lo/la incontrate per strada mano nella mano con una ragazza o un ragazzo, e non fatelo sentire in imbarazzo per questo!

La parola d’ordine è AGIRE CON-TATTO: mai deriderlo per degli atteggiamenti affettuosi che origliate mentre è al telefono o in camera sua, mai sminuire crisi di pianto per la fine di una storia, mai fargli scenate perché il nuovo fidanzato proprio non vi va giù!

Dovete aiutarli a crescere, non a restare bambini! Quindi se finalmente esprime le sue emozioni non siate gelosi se con voi non l’ha mai fatto! Se è sempre arrabbiato e vi accorgete che lo è anche con il partner, no sorridete dicendo “è sempre stato scorbutico!” ma aiutatelo a capire come ci si sente dall’altra parte!

E qui scavalliamo nell’argomento Relazioni in adolescenza:

Se siete una coppia genitoriale stabile e pacata e innamorata buon per voi, avrete già fornito tutti gli esempi del caso con le vostre azioni. Ma se c’è stata qualche lite in loro presenza, mostrategli che si può chiedere scusa e riavvicinarsi, mostrategli che anche nella più furente lite il rispetto è imprescindibile. Se siete una coppia di genitori separati non vuol dire che non potete insegnar loro nulla con le vostre azioni: potete mostrare, ad esempio, come finire una relazione senza ferire gratuitamente l’altro, come creare nuove relazioni solide dopo la fine di una relazione importante.

Le relazioni dei vostri figli ripercorreranno le vostre relazioni, o almeno quello che loro pensano siano le vostre relazioni, perciò la parola d’ordine in questo caso è PARLARE CON VERTITA’.

Non sto dicendo che dovrete raccontare loro che problemi ci sono o ci sono stati con il loro padre o madre, anzi, questo proprio non dovete farlo! Quello che intendo è: non fate finta di passarvi il sale con estrema amorevolezza a cena se avete appena avuto una lite apocalittica.

Raccontare con verità a vostro figlio che c’è stato un diverbio, che non andate sempre d’accordo, ma mostrare anche come si può litigare restando in relazione, raccontare il vostro incontro, anche quando siete separati, raccontare delle vostre relazioni adolescenziali, può mostrare uno scenario diverso della vostra vita. Può limitare quel piedistallo su cui hanno messo la coppia genitoriale che sembra sempre felice, oppure può colmare quella fossa in cui avevano seppellito la coppia genitoriale separata, sempre in conflitto, a cui proprio non dover assomigliare.

Raccontare di voi e del vostro passato può contribuire a definire la loro personalità in continua evoluzione, ma non basterà. La loro persona si formerà con tentativi ed errori, esattamente come si è formata la vostra personalità… perciò qui la parola d’ordine è PRESENZA, SENZA SE E SENZA MA.

Vi mostrerete presenti quando sbaglia, quando è nel giusto, quando avrà dei dubbi sulla sua identità di genere, quando inizierà una relazione e quando la finirà. La presenza non è l’invadenza, è discreta, rispettosa, siete lì per lui o lei, non siete lì per voi e per tranquillizzarvi. Non state svolgendo un’indagine né state scrivendo un articolo per una rivista di gossip… aspettate, rispettate i suoi tempi, stategli accanto quando racconta e quando è in silenzio. Se non vi vuole nel suo spazio, ditegli che lo capite, e che quando vorrà voi sarete nella stanza accanto.

Può essere che vostra figlia vi chieda di poter andare dall’estetista anche se il giorno prima giocava con le bambole, può essere che vostro figlio provi a farsi la barba da solo e si tagli ovunque: sta scoprendo il suo corpo, sta cambiando pelle, probabilmente non si piace, probabilmente la motivazione dietro una richiesta di cambiamento è il ragazzo che le piace a scuola, non importa….

Siete ancora il loro specchio, non potete riflettere un’immagine antica del vostro bambino se di fronte avete un adolescente!

Accompagnatela dall’estetista di fiducia, dal barbiere per la prima barba, ancora una volta siate discreti, ma utili e presenti. Probabilmente non vorranno il vostro aiuto, lo scambieranno per una coccola infantile e saranno in imbarazzo, ma accetteranno volentieri una mano da un professionista.

Parola d’ordine: CONOSCERE IL PROPRIO CORPO. Accettarsi è il primo passo per amare quel corpo e non trattarlo male.

Qui entra in gioco un argomento che probabilmente vi imbarazza, oppure che non pensate vi riguardi ancora… La prima forma di sessualità adolescenziale è l’auto-erotismo!

Siete già diventati rossi? Spero di no, non c’è nulla di scabroso!

L’auto erotismo nasce per caso, scoprendo che ci sono parti del corpo che generano un tipo di piacere mai provato prima, poi è importantissima per conoscere cosa le o gli piace, cosa non gradiscono, com’è fatto il loro corpo, quali strane reazioni avvengono… prima di incontrare l’altro bisogna incontrare se stessi…

Probabilmente avete notato che resta più tempo sotto la doccia, o che va a dormire prima del solito: non entrate in bagno o in camera all’improvviso, non è più un bambino! Adesso la parola d’ordine è PRIVACY!

È molto importante lasciare che abbiano un’intimità e degli spazi solo per loro, non stanno commettendo nessun reato, è sano, fisiologico e, soprattutto, inevitabile.

 Avrete pensato che non ho ancora affrontato il tema centrale di questo articolo… non è così!

I social, la tv, internet e in generale tutta la società, ci propongono il sesso ovunque, mentre vendono una marmellata o mentre si presentano su instagram, perciò mi spiace rivelarvi che probabilmente i ragazzi sanno già tutto, forse troppo, sull’argomento. Se così non fosse e comunque per spiegare tutte le conseguenze a cui potrebbero andare incontro, come una maternità precoce e non desiderata o una malattia venerea, potrete contattare il consultorio di zona, potrete comprargli dei libri sull’argomento, potrete parlare loro apertamente: questo dipenderà dalla vostra sensibilità sull’argomento, dal rapporto che avete con i vostri figli, dall’educazione che avete avuto.

L’argomento su cui invece, purtroppo, gli adolescenti del nuovo millennio sono poco preparati e informati sono le relazioni. Una sessualità sana si inserisce all’interno di una relazione sana. Scegliere un partner che rispetterà i propri tempi, che mostrerà delicatezza ed empatia è il punto focale di un approccio sano alla sessualità. Conoscere ed amare il proprio corpo è basilare per non usare la sessualità come mezzo per ribellarsi, per provare l’ebrezza del rischio, che tanto li attira. Sapere che è sostenuto e che sarà accolto in ogni caso, è essenziale perché non si senta solo quando avrà bisogno di ascolto.

Non c’è un’età giusta per la prima volta, però può esserci la persona giusta, il luogo giusto…

Qualche volta andate a cena fuori e avvisateli per tempo, saprete da soli quando doverlo fare! Mostrerà loro che siete attenti, aperti a nuovi scenari sull’argomento, ma che preferite la protezione delle mura domestiche. Soprattutto, sapranno che vi fidate di lui e del vostro essere genitori.

Siete ancora preoccupati?

Se la risposta è sì, gli scenari possibili sono due:

Non avete molta dimestichezza con l’argomento sesso, vi imbarazza e vi preoccupa molto. Probabilmente avete ragione nel preoccuparvi, ma forse no… Parlatene con uno psicoterapeuta che si occupa di adolescenza, vi fornirà gli strumenti giusti per approcciarvi ai vostri figli.

Avete notato comportamenti rischiosi, una sessualità poco autoprotettiva, una scarsa attenzione al proprio corpo e una scelta dei partner poco rassicurante… Contattate un professionista che possa aiutare vostro figlio e comprendere cosa si cela dietro i suoi comportamenti.

Ah ultima precisazione: La vita è fatta per andare avanti, se andasse verso il passato ci sarebbe qualcosa che non va! Vostro figlio, per fortuna, sta crescendo, gioitene!

Un libro per spiegare l’autismo e la disabilità

È NON È

  di Marco Berrettoni Carrara

Illustrato da Chiara Carrer

edito da Kalandraka

Oggi vi parlo di un libro a cui tengo molto.

Capiterà a molti bambini di avere compagni di classe speciali, con cui è difficile giocare o chiacchierare. Sono bimbi un po’ complicati da comprendere e perciò può capitare di averne un po’ paura, o che facciano un po’ arrabbiare. Spesso capita che i fratelli di bimbi con disabilità vivano situazioni particolari, ma non esprimono davvero le loro emozioni perché in famiglia c’è già qualcuno di cui occuparsi.

Ho lavorato per molto tempo nel campo della disabilità a scuola, e uno dei problemi più importanti che mi trovavo ad affrontare era proprio il rapporto con gli altri bambini, i cosiddetti “normodotati” (poi…chi è davvero normodotato alzi la mano…).

Il primo falso mito da sfatare è: il rapporto con gli altri bimbi è molto importante per aiutare il bimbo disabile!

Falso! Il rapporto con la disabilità è tanto importante per il bimbo disabile che per i suoi compagni di classe. In ogni classe in cui sia stata ho sempre constatato che i bambini che condividevano la classe con un amico che necessitava di sostegno sviluppavano maggiori capacità empatiche e relazionali rispetto alle classi in cui non era presente nessuna problematica.

Però, c’è un però… Bisogna permettere che le diversità di ogni singolo bambino si incontrino… vi ho già parlato della paura e della rabbia,(http://www.alessandra-simone.it/2020/11/02/le-emozioni-nei-bambini-3/) e quindi sapete molto bene che ciò che non si conosce e non si  comprende può far paura e può far arrabbiare, perciò è molto importante che i bambini esprimano le loro emozioni e non siano inibiti dalla frase “devi essere buono con Luigino, perché ha qualche problema”.

NO! È una frase deleteria, inutilmente buonista e molto brutta….

La frase giusta è “proviamo a conoscere insieme Luigino, cerchiamo di capire perché ti fa arrabbiare, o ti fa un po’ paura”

Questo è il libro che vi aiuterà!

 “Un’ombra lungo i muri scivola e scompare. Chi è? Un rumore riempie la stanza poi si placa. Cos’è? È un albero? È un cane? È un cavallo? È un’automobile? È un frullatore? […] No… è Sara mia sorella! Lei è così, resta ore immobile, non parla, non ascolta, non guarda, spesso non partecipa a nessun gioco. Viaggia e vaga con i suoi pensieri, non si sa come e nemmeno dove, vive dentro il suo mondo, solamente, da sola…”

Ho letto spesso questo libro nelle classi con i bimbi speciali che visitavo, riesce a cogliere i dubbi e le osservazioni dei bambini, anche quelle che non hanno il coraggio di esprimere a voce alta, ma lo fa con delicatezza e semplicità.

La sorella del bimbo che parla, Sara, è affetta da autismo, a volte urla e graffia, a volte diventa invisibile e silenziosa, insomma è tutto e il contrario di tutto, per questo è difficile da prevedere e da capire!

Sara però è anche capace di abbracci memorabili 

Le illustrazioni spiegano, meglio di ogni parola, la reale percezione di un bimbo autistico: a volte si confonde con la carta da parati, a volte urla e non ci fa avvicinare… a volte fa paura e a volte è un enigma o un rebus…

Non ho mai trovato un bimbo che non abbia saputo trovare un modo per comunicare con un compagno affetto da autismo, spesso trovano il gioco giusto con cui potersi avvicinare e si divertono anche, perché i bambini non vedono ciò che manca o ciò che non si sa fare, prendono ciò che c’è, senza sovrastrutture e macchinazioni adulte.

Insegnanti e genitori però sono fondamentali in questo processo: evitare di trasmettere le proprie perplessità e le proprie limitazioni mentali riguardo alla disabilità, non farsi guidare dal buonismo, incoraggiare le strategie che i bimbi escogitano da soli per relazionarsi.

Come al solito fidatevi dei bambini, sapranno cogliere il bello di un’esperienza ricca ed emozionante, e, magari, sapranno insegnarlo anche a voi!

La frase finale è “Sara non somiglia a nessuno. Credi che esistano due pietre, due cani, due foglie o due persone uguali?”

Ognuno di noi è diverso da tutti gli altri, e la diversità è sempre una ricchezza… se sapremo accoglierla.

Il disgusto nei bambini

IL DISGUSTO

Quale genitore non è stato bersaglio di una minestra sputata durante lo svezzamento?

Bene, era in azione l’emozione del disgusto…

FACCIAMO UN PO’ DI CHIAREZZA…

Innanzitutto, perché consideriamo il disgusto un’emozione?

Perché è strettamente legata alla sopravvivenza della specie, perché è immediata, dura un secondo ed è direttamente collegata ad aree cerebrali che decidono le reazioni di attacco fuga, come l’amigdala. Inoltre è universalmente riconosciuta ed espressa, cioè se un bambino italiano esprime disgusto, un bambino delle Antille riconosce la medesima emozione, pur parlando lingue diverse e vivendo in luoghi opposti…

Uno studio inglese ha identificato le sei categorie comuni che lo provocano: scarsa igiene, animali o insetti portatori di malattie, lesioni o bolle con pus sulla pelle, cibo che sta andando a male o che ha un aspetto atipico. Sono tutte situazioni potenzialmente pericolose per la nostra sopravvivenza, quindi il disgusto è il modo in cui il nostro corpo ci mette in guardia e ci protegge dai rischi.

I bambini iniziano a mostrare l’espressione tipica del disgusto molto precocemente, è un importante passaggio nella loro vita: sono i primi segnali di una propria visione del mondo, sono le prime occasioni in cui discrimina gli stimoli che la madre gli presenta secondo un suo personale filtro.

Oltre agli stimoli elencati dagli scienziati inglesi, ci disgusta anche ciò che si discosta da quello a cui siamo abituati: assaggiare per la prima volta un passato di verdure dopo aver sentito solo il sapore del latte, sentire sotto il palato il cucchiaino, più rigido della tettarella e del seno materno, sentire una diversa temperatura… sono tutti elementi che fanno aumentare l’allerta, ci fanno serrare le mandibole, e arricciare il naso, per allargare le narici e aumentare il senso dell’olfatto per avere più informazioni possibili…

Il disgusto chiude lo stomaco e spesso genera un senso di nausea, in questo modo qualora avessimo ingerito qualcosa di pericoloso, avremmo la possibilità di espellerlo immediatamente!

Insomma la natura ha pensato proprio a tutto!

C’è persino un fondamento scientifico nell’odio dei bambini (e non solo) verso il colore verde: ai primordi della civiltà le parti verdi di molte piante erano velenose e a volte mortali….

Quindi che si fa?

Prima regola generale: Scopriamo ciò che disgusta noi! Si avete capito bene… è molto probabile che il nostro astio verso le zucchine passi inalterato a nostro figlio, perché? Semplice, per tutto ciò che ho scritto prima: all’inizio della nostra vita il primo sguardo che cerchiamo per capire se possiamo fidarci o no è quello dei genitori, perciò se ha percepito il nostro disgusto per le zucchine o gli insetti o chissà che altro, probabilmente non vorrà nemmeno assaggiarlo/guardarlo, perché potenzialmente pericolosissimo.

Poi abbiamo due scelte: provare ad assaggiare le zucchine e scoprire che non sono poi così male, prima di proporle al nostro bambino, oppure dichiarare apertamente che non ci piacciono, ma che preferireste che lui le assaggiasse prima di decidere se mangiarle o no… probabilmente non funzionerà, ma avrà tempo di rivalutare la cosa in futuro…

Seconda regola: ciò che non conosciamo, a volte, non ci piace. Perciò proviamo a cucinare insieme gli spinaci, o addirittura a coltivarli in balcone, cerchiamo in libreria un libro sui ragni e leggiamolo insieme, abituiamoli fina da piccolissimi alla più ampia varietà di sapori, dal pesce alla frutta: il gusto è un senso che si affina col tempo e con l’esperienza…

Un’ultima precisazione:

Alcuni bambini sentono il disgusto molto più forte di altri, hanno davvero mal di pancia e sentono di stare per vomitare: scoprite perché è così poco propenso ad assaggiare, se lo stomaco chiuso non ha a che fare con altre emozioni, come la tristezza, o se la nausea non è un segnale della sua rabbia.

Sta sentendo davvero quell’emozione, ma come tutte le altre emozioni, anche il disgusto non deve essere predominante sulle altre emozioni e impedirgli di vivere appieno la sua vita. Se notate che c’è qualcosa che non va, approfondite, anche con l’aiuto di un professionista.

Le fasi dell’adolescenza

PRIMA, DURANTE, DOPO…

LE FASI DELL’ ADOLESCENZA

Se fino ad ora il vostro bambino vi ha mostrato il passaggio alla fase evolutiva successiva con gesti piuttosto eclatanti, la prima volta che ha sorriso, i primi passi, la prima parola, la prima volta che ha mangiato da solo e così via… Adesso è più difficile capire in quale fase della vita si trovi vostro figlio: superati i 10 anni circa è un susseguirsi di cambiamenti, a volte anche giornalieri, a cui seguono bisogni nuovi e nuove sfide.

Anche se in adolescenza nulla è definito e i confini tra ciò che è e ciò che era sono davvero labili, possiamo distinguere tre macrocategorie a cui corrispondono importanti passaggi di crescita.

Conoscendo le diverse tappe cognitive e i relativi stadi di sviluppo, i genitori possono scegliere di intervenire in modo più efficace e con meno dispendio di energie.

Preadolescenza:

10-13 anni

Il corpo cambia velocemente e inaspettatamente, si cresce in altezza all’improvviso, oppure inizia a spuntare un accenno di seno, o un po’ di peluria sul viso.

Quindi la sfida che si pone di fronte ai loro occhi è riscoprire il loro nuovo corpo, costruire una nuova immagine di sé, adottare un’identità di genere e iniziare a vivere la propria intimità sessuale.

I genitori possono stargli accanto, osservarli, scoprire cosa può aiutarli mentre cambiano pelle: un nuovo taglio di capelli, un paio di jeans nuovi cercati e scelti insieme… non proponete loro la stupenda gonna in tulle dello scorso inverno: probabilmente non ci staranno più dentro e molto più probabilmente la riterranno orribile.

In questo momento sono già combattuti al loro interno tra chi erano e chi stanno diventando, non hanno bisogno che anche voi gli comunichiate una confusione in tal senso.

Aiutateli a proteggere la loro intimità, a capire i loro nuovi gusti, aiutateli a sbagliare e a rialzarsi dopo di esso.

A tutti questi cambiamenti corporei potrebbe corrispondere una capacità di concentrazione ridotta, meno capacità mnemonica, maggior disorientamento. Il loro cervello sta cambiando, e esattamente come un aggiornamento di un’applicazione sul cellulare, c’è bisogno di un po’ di rodaggio prima che funzioni a pieno ritmo.

Potreste aiutarli con planning, post it, appunti e piccoli e grandi compiti da eseguire… come ho già spiegato nell’articolo sulla DAD, ad esempio. Seguite il loro ragionamento nel prendere una decisione: potrete solo aiutarli nel processo, la decisione sarà loro!

Poi prendete un bel respiro e andiamo avanti: non avete ancora affrontato la parte più difficile!

Adolescenza

13-17 anni

In questa fase il cambiamento è radicale ed evidente.

C’è bisogno di genitori preparati ad affrontare questi anni al loro fianco!

In questi anni è il gruppo a giudicare cosa è bello e cosa non lo è, cosa è permesso e cosa no. Potrebbero essere molto sensibili alle opinioni altrui, anche a quelle degli insegnanti e dei familiari. Potrebbero reagire con eccessiva rabbia, con pianti inspiegati e con ansia, a volte con ritiro sociale o con comportamenti rischiosi. C’è un’enorme pressione sociale su di loro, non sottovalutatela, non trattateli con sufficienza, per loro è importante. Avvicinatevi con empatia, fate sempre un salto indietro nel tempo e pensate “come avreste reagito voi alla loro età?” Asciugate loro le lacrime e aiutateli a comprendere che per quanto sono arrabbiati è importante rispettare le regole base di educazione. Mostrate loro come chiedere scusa e superare un litigio.

È auspicabile a questa età che abbiano una passione, uno sport o un hobby, che indirizzino la loro energia vitale verso qualcosa di costruttivo. Ma se dovessero decidere di non andare più alle lezioni di danza classica che frequenta dall’età di 5 anni, accettatelo!

A questa età si fanno importanti scelte per il futuro, il liceo, le amicizie, le passioni: potrebbero non cambiare mai più o potrebbero essere solo esperimenti di crescita. Assicuratevi che, qualora si rendessero conto di aver fatto una scelta sbagliata e decidessero di cambiare, il cambiamento non sia dovuto alla paura di mettersi alla prova, al giudizio dei coetanei o a scarsa autostima. In questo caso probabilmente fornirgli dei dati oggettivi circa la scuola, o altri ambiti, potrebbe aiutarli a scegliere meglio, e se non bastasse un appuntamento con un professionista potrebbe prevenire un’escalation di frustrazioni e scelte basate su presupposti sbagliati dopo.

A questa età le situazioni di rischio potrebbero dar loro particolare piacere, è fisiologico e dipende anche da dei neurotrasmettitori del cervello.  D’altronde è l’età in cui si affrontano talmente tante sfide nuove che la natura non poteva non prevedere di diminuire un po’ la dose di paura che è presente in infanzia ed età adulta.

Cercate di conoscere i loro amici, di aiutarli a riconoscere nei comportamenti altrui la vera natura degli altri, per poi decidere di fidarsi delle persone giuste, ma stategli accanto qualora fossero traditi, evitando inutili “te l’avevo detto!”

La capacità di costruire e mantenere delle buone amicizie è molto importante a questa età. Infatti, i ragazzi che hanno amici su cui contare o di cui si possono fidare sono meno esposti ai comportamenti rischiosi. Accade invece il contrario per i ragazzi che litigano spesso con gli amici.

Giovinezza

17-20 anni

A questa età la corteccia prefrontale e quasi del tutto formata, che vuol dire?

Che son rimaste poche scuse per spiegare una scarsa capacità di giudizio. Adesso sono assolutamente in grado di affinare le capacità decisionali e la loro facoltà intellettiva.

Hanno scelto l’università, probabilmente hanno una relazione stabile e probabilmente hanno già affrontato importanti delusioni affettive. Alcuno dovranno andar via, materialmente, di casa per frequentare l’università in un’altra città. Sperimentano la vera autonomia e tutte le sue conseguenze.

Vuol dire che il vostro compito di genitori è terminato?

Assolutamente no! Avranno bisogno di molto supporto emotivo nel distacco, di sapere che ci sarete nel caso decidessero di tornare a casa, tra le vostre braccia, di ricevere consigli pratici (se richiesti!). Di confrontarsi con persone di cui non mette in dubbio affetto e protezione. Avranno bisogno di una mano per rialzarsi quando cadranno e avranno bisogno di sapere che va tutto bene, anche se hanno sbagliato.