Parlare della malattia di un genitore con i libri

A volte, attraversiamo dei momenti difficili da metabolizzare. 

A volte siamo molto preoccupati per noi e non riusciamo a rassicurare i più piccoli.

A volte siamo noi nell’occhio del ciclone e non riusciamo a stare accanto a chi è intorno a noi.

A volte un racconto ha le parole giuste.

A volte la parola scritta ci permette di mettere uno spazio tra le emozioni forti di paura, tristezza e rabbia e quello che vogliamo realmente esprimere…

A volte le immagini di alcuni libri arrivano più dirette di mille parole…

Oggi vi parlo di tre libri (ma ce ne sono molti di più sul tema), spiegano in modo diverso e per diverse età la malattia ai bambini. 

In tutti e tre emerge la cascata di emozioni che derivano da un evento come questo:

la paura iniziale, la tristezza delle cure difficili e spossanti, la rabbia dei bambini che si sentono privati di un genitore. 

In tutti ci sono spunti su come raccontare, su come rispondere alle domande, su come trasformare la routine familiare per trovare un equilibrio anche quando tutto sembra vacillare…

La pazienza dei sassi

Di Ierma Sega 

Illustrato da Michela Molinari

Edito da Il prato edizioni

Questo è un libro gentile, paziente, elegante, ma d’impatto. Solo con la pazienza il mondo di Luca, che si è capovolto all’improvviso, potrà trovare nuova stabilità e un nuovo equilibrio e nuova speranza…

Quando il mio papà è tornato

di Margherita Rean Aussel 

illustrato da Ilaria Pigaglio

(Scaricabile sul sito dell’aimac, dove si può anche fare una donazione https://www.aimac.it/libretti-tumore/quando-papa-tornato)

 Anche il papà più forte del mondo può essere stanco per colpa di una malattia brutta e antipatica… In questo libro ci sono parecchie risposte alle domande dei bambini, ed emerge tutta l’importanza dell’altro genitore che può riuscire ad alleggerire una situazione pesantissima e può trasformare un’esperienza potenzialmente insuperabile in un momento di grande vicinanza e rassicurare i piccoli di casa con un po’ di gioco, fiaba e magia.

 Mamma uovo. La malattia spiegata a mio figlio (c’è anche la versione papà uovo, a seconda che l’ammalato sia il papà o la mamma)

Di Gabriella De Benedetta, Silvia D’Ovidio, Antonello Pinto

Illustrato da    S. Staino

Edito da Marotta e Cafiero

La malattia, ma anche le cure, la chemio, gli effetti collaterali… il linguaggio è semplice e i disegni efficaci: la verità medica a portata di bambino.

Sono tre libri, ma ce ne sono molti di più…

Ma questa volta vi propongo un nuovo libro, scritto da voi!

Se ne avete voglia e se avete abbastanza energie, la fiaba migliore per spiegare quello che vi sta accadendo la potete scrivere solo voi… Inventate un linguaggio speciale, magico o buffo, per parlare del tumore;  raccontate del drago da sconfiggere, descrivetelo, disegnatelo; trasformatevi in eroi, anche se con una macchia e un po’ di paura; parlate, con tutto l’amore e la semplicità che potete, delle vostre emozioni al vostro bambino…. Lo apprezzerà! 

E, ne sono sicura, sarà terapeutico anche per voi!

Quando mamma o papà si ammalano

Il tumore spiegato ai bambini

È molto difficile per me scrivere questo articolo. Ma anche questo è un altro possibile evento nella vita di un bambino, che resta ben impresso nella memoria.

E’ triste e ingiusto, e, in un mondo perfetto, i bambini non dovrebbero mai averci a che fare: la malattia di un genitore… Ma non c’è un mondo perfetto, e nemmeno imperfetto…

c’è solo un mondo, ed è da qui che voglio partire…

I bambini vivono in un mondo, il loro mondo. In questo mondo tutti gli adulti sono forti e in salute (come potrebbe essere diversamente?? Sono grandi, perciò non si ammalano, non hanno la febbre o l’influenza come i bambini…). D’altronde, se si ammalassero, chi si occuperebbe dei bambini? Chi li accompagnerebbe a scuola? Chi leggerebbe la favola della buonanotte? Chi misurerebbe loro la febbre e cucinerebbe un brodo caldo per farli guarire?… Nooo, non è proprio possibile che si ammalino i grandi!!

Ma un brutto giorno, il papà e la mamma sono un po’ più tristi del solito, la mamma li sgrida un po’ di più, il papà si dimentica di dare il bacino della buonanotte, la nonna fa più carezze del solito, e anche qualche regalo in più: il mondo dei bambini inizia ad avere qualche nuvola nera, i bambini captano subito l’atmosfera diversa, più tesa, e iniziano un po’ a preoccuparsi… nessuno parla con loro, nessuno spiega cosa sta accadendo, ma sono tutti molto presi da un argomento segreto, che non sembra essere molto bello… bisbigliano, a volte non si arrabbiano per marachelle piuttosto importanti, a volte si arrabbiano tanto se i bimbi non vogliono assaggiare i broccoli… 

Poi il papà cambia un po’, oppure la mamma è sempre più magra, a volte perdono i capelli… i bambini, allora, capiscono che c’è qualcosa di più preoccupante, ma ancora nessuno parla e spiega! Perciò, quelle nuvole sul loro mondo si fanno più cupe, e può capitare che i bambini facciano dei sogni molto brutti, in cui immaginano le cose più orribili, e sentono sempre più paura, solitudine e tristezza…

Poi il papà è sempre più stanco, e non può più giocare a calcio al parco, o la mamma spesso non è in casa, a volte hanno bisogno di passare un po’ di tempo in ospedale, ma, a volte, ai bambini viene detto che vanno per un po’ via per lavoro o chissà dove… A questo punto nel mondo dei bimbi entra anche un po’ di rabbia… Uffa!! Perché mamma non sta mai con me??? Perché papà non torna a casa???

Nella maggior parte dei casi, per fortuna, la mamma o il papà, tornano a casa e quei mesi passati non sono che un ricordo, ma lasciano nel bambino quel miscuglio di parole non dette e sguardi silenziosi che generano ansia e insicurezza, e dei ricordi di nuvole nere che non si riescono a dissipare…

Cosa fare per rendere il mondo dei bambini senza nuvole? 

Non si può. Ma si fare in mondo che i bambini guardino le nuvole, sentano la paura e si sentano comunque rassicurati e non soli nel loro mondo. Si può permettere ai bambini di esprimere le loro emozioni, anche in un mondo imperfetto. Si può fare in mondo che i bambini si sentano in grado di affrontare anche il più nero dei cieli, senza esserne sopraffatti…

Come fare?

Metabolizzate la notizia.

Prima di pensare a come dirlo ai bambini, prendete qualche ora, o qualche giorno, per masticare le parole tumoremalattiapauraesamicure difficiliospedalimedici e qualsiasi altra parola vi venga in mente. Che effetto vi fanno? Ne siete spaventati? È giusto… Ne siete sopraffatti? Respirate… Parlatene con il partner, con i familiari più stretti, lasciatevi rassicurare… Parlate con i medici che si occuperanno di voi, affidatevi, capite cosa vi aspetta e come procederete… non avrete tempo e probabilmente non avrete energie per occuparvi in prima persona anche delle cure mediche, non è il vostro ruolo… Se sentite che questo è troppo per voi, cercate qualcuno che vi aiuti, è un vostro diritto in quanto malati e un vostro dovere in quanto genitore.

Dite la verità.

I bambini hanno bisogno di verità. Qualsiasi età abbiano, hanno capito che c’è qualcosa che non va. Se non sarete sinceri con loro, probabilmente le loro fantasie saranno più tragiche di quello che è in realtà, e in più si sentiranno soli, senza nessuno con cui parlare o a cui confidare le proprie paure. Dubiteranno di loro stessi e delle loro sensazioni e intuizioni. Perciò parlate con loro… Certo in modo diverso per ogni età:

0-2 anni. Nel periodo preverbale, e fino ai 2 anni circa di età, probabilmente i bambini non comprendono tutto quello che direte loro, ma è importante che sentano il vostro tono calmo e rassicurante, è importante che comunichiate con loro guardandoli negli occhi, che li abbracciate, che facciate sentire loro la fisicità e la presenza, che si sentano contenuti e sostenuti. In questa fase i cambiamenti fisici potrebbero spaventarli, fate in modo che siano graduali e che vi vedano cambiare giorno per giorno. Cambiate il modo di giocare con loro se sentite di non avere le forze per giocare come prima, lo sforzo non ha mai fatto bene a nessuno. Fatevi aiutare da parenti e amici nella gestione dei piccoli, sarà tutto un po’ più leggero se condiviso. 

2-5 anni. In questa fase c’è un pensiero magico che può far pensare ai bambini di aver fatto qualcosa di sbagliato che ha fatto ammalare i genitori, ma sarà lo stesso pensiero magico che attenuerà un po’ la loro paura. In questa età potete spiegare con termini semplici quello che sta accadendo: “c’è una pallina cattivella che è entrata nella mamma e bisogna fare di tutto per farla andar via”; “le medicine che prenderà il papà sono fortissime, perché devono sconfiggere la pallina, e perciò fanno venire un po’ di sonno”; “La mamma andrà sotto un raggio laser che sconfiggerà la pallina cattiva”; “tra un po’ perderò i capelli, perché devo mettermi una parrucca da fata: ci vogliono dei poteri magici per sconfiggere la pallina”… Insomma la favola che racconterete sarà quella che vi verrà più spontanea… L’importante è che ci sia un cattivo (il tumore), un aiutante (i medici), delle armi magiche (radio e chemioterapia), e un eroe che guarirà: voi!! 

6-10 anni. A questa età sono in grado di comprendere bene tutte le fasi, certo sono spaventati anche loro, ma probabilmente sanno già cosa vuol dire tumore, avranno delle esperienze positive o negative che hanno interessato amici o parenti. Perciò teneteli al corrente di tutte le fasi della malattia e delle varie cure. E fateli parlare… come si sentono? C’è qualche domanda che vogliono farvi? Spiegate come cambierà la loro routine, chi li accompagnerà dove. Probabilmente non potranno venire a trovarvi molti amici, bisognerà essere più cauti, (soprattutto in questo periodo di covid) per poi tornare più forti di prima… Spiegate tutto ciò che potete, a questa età sono logici, perciò colmeranno i vuoti di informazione con le loro ipotesi, e potrebbero essere più spaventose della realtà.

Dite la verità su quello che conoscete circa le possibilità di guarigione… qualsiasi sia la prognosi è importante che comprenda che vi impegnerete con tutti voi stessi per sconfiggere il tumore, e che non mollerete per niente al mondo, perché è troppo bello essere la loro mamma o il loro papà… e lo sarete per sempre qualsiasi cosa accada. 

Il giusto momento e il giusto spazio.

Non parlate con loro la sera prima di andare a dormire, potreste lasciarli con delle angosce difficili da gestire di notte. Non parlate loro prima della scuola, per gli stessi motivi. Parlatene a pomeriggio, predisponete un giusto tempo da dedicare loro dopo, per un gelato o una passeggiata al parco. State accanto a loro e in ascolto.

Ascoltate le loro domande.

Anche quelle nascoste… Se è venuta a te questa pallina può venire anche dentro di me? Morirai? Mi lascerai solo? Vivrò per sempre dalla nonna? Non riuscirai mai più a fare una corsa con me? Rispondete come vi sentite di rispondere: ricordate sempre che siete voi i massimi esperti dei vostri figli, e la vostra risposta sincera sarà la migliore possibile. 

Fatevi degli alleati.

Qualsiasi sia l’età dei vostri bambini, vale la stessa regola: avrete bisogno di alleati. Le maestre potrebbero notare cambiamenti che a casa non manifestano e potrebbero aiutarvi nel decifrare le emozioni dei vostri bimbi. I nonni, sono preoccupati per voi, perciò forse non sono il sostegno emotivo più adeguato per i bambini, ma potrebbero essere un validissimo sostegno per preparare cene e per aiutarvi nella gestione quotidiana. Amici e parenti potrebbero dare un po’ di socialità e condivisione e gioia che, forse, in questo momento manca un po’ in casa… 

Ospedale.

Può essere che sarà necessaria un’ospedalizzazione. Fate scegliere al bambino se venirvi a trovare, qualora si possa, poiché con le attuali norme anti-covid è impossibile. Oggi ci sono mille metodi per comunicare con video e telefonate… usateli, anche solo per un bacio volante: è importante che sappiano che ci siete!

Attenzioni particolari.

Potrebbero esserci delle cose a cui prestare particolare attenzione: regressioni del bambino, momenti di rabbia o pianto eccessivo, un decremento del rendimento scolastico… accogliete ogni suo comportamento, probabilmente non sa ancora esprimere le sue emozioni con le parole e le esprime con il corpo: magari parlando con voi saprà dare un nome a quello che sente.

Affidatevi ad un esperto.

Se la situazione si fa più complicata, se sentite di non riuscire a sostenere tutto questo, se il vostro bambino mostra comportamenti problematici a scuola. Anche se non fa alcuna domanda né a voi né all’altro genitore o ad altri parenti, potrebbe nascondere ansie e paure che non vuole confidarvi per evitarvi altre preoccupazioni. Non esitate a chiedere aiuto ad un professionista che potrà aiutare voi e vostro figlio a comprendere meglio quello che sta accadendo e ad esprimere le emozioni che prova in modo più sano. Con un estraneo può essere più semplice mostrare rabbia e paura, spesso nascoste per evitare di ferire i genitori già provati da tutto ciò.

Il mondo dei bambini è mutevole, non è giusto o ingiusto, è solo uno dei mondi possibili…
mostrate loro che per sconfiggere i draghi bisogna prima guardarli dritto negli occhi, e mai far finta che non esistano! Sarà l’insegnamento più importante che potrete dare loro.

HANNO BISOGNO CHE SIATE VOI L’EROE DELLA FIABA ADESSO…

I bambini e il trasloco

Gestire il trasloco con i bimbi

Un altro evento che resta piuttosto inciso tra i I ricordi dei bambini è il trasloco.

È una grande novità per tutta la famiglia e forse per tutti contiene un miscuglio di entusiasmo e paura, ma rappresenta prima di tutto un distacco forte, un lutto da elaborare, un riadattamento e una perdita di equilibrio momentanea.

Cosa fare per rendere tutto meno traumatico per i piccoli di casa?

Non mi soffermerò sulla scelta della nuova casa: se è più piccola o in un luogo meno bello della città, o addirittura in un’altra città, vuol dire che era necessario; se è più grande o in una zona migliore, buon per voi… ai bambini non importa molto tutto ciò!

Per i bambini una nuova camera vuol dire sempre lasciare la propria cameretta, sia per una più grande e più bella, sia per una più piccola.

Mi soffermerò su piccoli importanti passaggi da seguire durante questo importante cambiamento…

Prendete il giusto tempo…

Se è un trasloco necessario, per lavoro o per questioni economiche, potrete parlarne con i bimbi più grandi, sopra i sei anni, anticipando loro che state cercando una nuova casa e che se ne troverete una che pensate possa fare al caso vostro vorrete avere un suo parere.

Se invece la ricerca è a lungo termine, è inutile dare ai bambini questo ulteriore pensiero un anno prima! 

Avete visto una casa che vi piace, avete quasi scelto di acquistarla… se ne avete la possibilità, portate i bambini sopra i 3-4 anni a vederla, chiedetegli se gli piace… Contagiateli con il vostro entusiasmo, mostrate loro cosa ha di bello e quale potrebbe essere la sua cameretta… se noterete una faccina triste potrebbe essere che stia pensando alla casa che lascerà: provate a chiederglielo e accogliete la tristezza o la paura del momento… va bene così, non è facile per nessuno!

Cercate di non far coincidere due eventi importanti

Se sta per nascere il fratellino non traslocate il mese dopo il parto; se sta passando dalla scuola d’infanzia ala primaria non traslocate a settembre… insomma uno stress alla volta: vale per i piccoli, ma vale anche per voi, fidatevi! Ovviamente se potete!

Ora la casa è vostra, probabilmente ci sarà da fare qualche lavoro di ristrutturazione…

Sempre tenendo conto dell’età dei bambini, chiedete loro se vogliono cambiare colore delle pareti della loro stanza, e portateli ogni tanto a vedere la nuova casa che si prepara ad accogliervi…

Cercate di conservare la disposizione dei mobili che aveva nella vecchia stanza (lo aiuterà se dovesse svegliarsi di notte non sbattere contro il nuovo comodino…), se dovete cambiare letto o armadio, sceglieteli con loro… dai 5-6 anni in poi hanno tutte le facoltà per scegliere! Se hanno meno anni portate un po’ di magia nella nuova casa: un letto rosa con tende e coperte fatate sarà un sogno per la bambina che si sente una principessa, così come un castello farà felice il bambino che gioca ad essere un cavaliere… sapete bene cosa amano, cercate di esprimerlo più che potete nella nuova casa, di sicuro aiuterà!

Basta davvero poco per trasformare una stanza nuova bianca immacolata in un posto da favola: stickers, tende e lenzuola non costano molto e fanno la differenza.

Portate prima i suoi giochi!

Prima dei vestiti, o forse ancor prima dei mobili portate qualche gioco, vi aiuteranno mentre sarete indaffarati a sistemare la nuova casa e aiuteranno il bambino a prendere confidenza con il nuovo ambiente.

Potranno essere giochi nuovi, oppure giochi vecchi che non servono per addormentarsi o che non genereranno un capriccio al ritorno nella vecchia casa… se possibile, se non scatena un pianto disperato, sarebbe opportuno lasciare i giochi nella nuova casa man mano che li si porta…

Fatevi aiutare da degli addetti ai lavori

Se potete, non fate tutto da soli, affidatevi a qualcuno che vi aiuti nelle pulizie o nel trasloco vero e proprio: avrete più tempo da dedicare ai piccoli, per giocare con loro, per rassicurarli se ce ne sarà bisogno.

Cercate di non mandare i bambini dai nonni durante il trasloco: è sicuramente più agevole per voi, ma per i bambini può essere uno shock  essere partiti da una casa e tornare in un’altra casa… è un evento di famiglia e va vissuto insieme!

Inscatolate insieme.

Soprattutto per quanto riguarda gli oggetti o i vestiti presenti nella sua vecchia cameretta, scegliete insieme a lui cosa portare, cosa metter via, perché anche se non più adeguato alla sua età è un ricordo importante, cosa buttare o regalare… rendete un gioco il tutto e non abbiate fretta… vorrà provare il vestito da regalare per esser certissima che non gli entra proprio più, vorrà giocare un po’ con ogni giocattolo, sia quelli da inscatolare che da regalare… lasciateglielo fare: deve poter toccare, ricordare, scegliere, e, di conseguenza, provare paura, tristezza o entusiasmo. 

Potreste mettere della musica mentre inscatolate, fare delle pause con delle merende… insomma deve essere un’avventura, e come tutte le avventure avrà in sé un po’ di timori, ma anche il coraggio e la gioia di superarli; non è un evento triste e faticoso…

Salutate la vecchia casa

Fate un vero e proprio rito di saluto, ringraziate la vecchia casa per tutte le risate che ci sono state, ma anche per i rimproveri, i capricci e i pianti… Decidete un cimelio da portare con voi nella nuova casa: può essere una mattonella piccola, o la foto dell’anta dell’armadio su cui sono segnate le altezze progressive del bimbo… incorniciatela e mettetela tra le foto ricordo di famiglia, dopotutto la casa è stata una componente della famiglia tanto quanto ciascuno di voi… 

Quando entrate nella nuova casa, celebrate anche questo: un ballo propiziatorio, appendete la foto di famiglia all’ingresso, posizionate lo zerbino simpatico portafortuna insieme… insomma, scatenate la fantasia, oppure chiedete ai bimbi, sapranno consigliarvi!

Siete nella nuova casa…

La prima notte nella nuova casa non è molto facile: può essere che non ci sia ancora tutto il necessario, può essere che sia ancora un po’ vuota, ha un odore diverso, che sa di nuovo e non di vissuto rassicurante, come la vecchia casa… Avete presente il silenzio notturno di una casa nuova? Non è un silenzio, è un suono fatto di mille rumori sconosciuti e che si fa fatica a distinguere: il tram, una strada più trafficata della precedente, o il rumore degli animali de vicini o il silenzio assordante della campagna… pian piano ci si abituerà a questi rumori, ma la prima notte potreste rassicurare i bambini, far loro sentire tutta la vicinanza di cui hanno bisogno; potreste dormire tutti insieme come fosse una nuova avventura, oppure nel lettone solo per qualche giorno; mettete una luce notturna, magari la stessa della vecchia casa; il suo peluche preferito, il libro della buonanotte… tutto può aiutare a vivere al meglio la prima notte nella nuova casa… Leggete L’ABC DELLA NANNA PERFETTA (Oggi non voglio dormire), e mettete in pratica tutto quello che potete!

Mantenete un legame con la vecchia casa

Se la nuova abitazione è in un quartiere diverso o in una città nuova, cercate di organizzare degli incontri con i vecchi amici, andate qualche volta nel vecchio parco… i legami sono importanti, sia con le persone che con i luoghi. 

Se va ancora nella vecchia scuola, sarà più faticoso per voi, ma per i bambini sarà sicuramente meno stressante; se invece è stato necessario cambiare scuola cercate di farlo a fine anno, date una festa per salutare tutti gli amici, e cercate di parlare con le maestre vecchie e nuove per farvi accompagnare nel passaggio nella nuova scuola: potrebbero, per esempio, far confezionare dei disegni dai compagni di classe o delle lettere, che il bambino potrà portarsi nella nuova casa. 

Un buon saluto è sempre fondamentale per predisporsi bene a nuove relazioni importanti. È importante che il bambino sappia di aver lasciato un segno del suo passaggio per pensare di poter essere importante anche nel nuovo contesto.

Nel nuovo quartiere Iniziate voi a frequentare spazi con altre famiglie e ad intessere relazioni, i bambini troveranno terreno fertile per nuove e importanti amicizie…

Mantenete la stessa routine

Per i bambini è già difficile cambiare casa, stanza, quartiere, scuola e chissà cos’altro, cercate di tenere quanto più possibile delle vecchie abitudini familiari: se la domenica di faceva una passeggiata al parco, andrete alla scoperta del parco più vicino alla nuova casa e andrete a fare la passeggiata domenicale!

Appena vi sarete sistemati date una festa! (Ve lo siete meritato!!!)

Con i nuovi compagni di scuola, ma anche con i vecchi amici, con i parenti e con chi vorrete… invitate nonni e zii e cugini: saranno felici di mostrare la sua nuova cameretta!

 (Se non si potrà a causa del COVID, invitate un paio di persone alla volta!)

Adolescenza: fratelli e sorelle

ADOLESCENTI ISTRUZIONI PER L’USOFRATELLI E SORELLE

Abbiamo già affrontato nell’articolo “QUANDO NASCE UN FRATELLINO” come gestire il rapporto tra fratelli già dagli albori della gravidanza, ma cosa succede quando arriva l’adolescenza?

Probabilmente solo una piccolissima percentuale di adolescenti avrebbe scelto suo fratello come amico se fossero stati separati alla nascita… 

Questo è il primo importante punto che i genitori devono avere sempre in mente: non è detto che avere gli stessi geni, la stessa famiglia o vivere nella stessa casa fa di due persone due amici, né due complici, né due persone che collaboreranno pacificamente… ne fa solo due fratelli o sorelle…

Perciò non usate frasi come “dovete andare d’accordo perché siete fratelli” non c’è nulla di più falso o più pretenzioso. 

Sono nati in due momenti familiari diversi; gli stessi genitori sono sicuramente cambiati, più consapevoli e rilassati con il secondo figlio e più inesperti e ansiosi con il primo, probabilmente; il ruolo, universalmente riconosciuto, di primogenito o secondogenito, comporta aspettative diverse e relazioni differenti; per non parlare delle differenti percezioni che si hanno se i fratelli non sono dello stesso sesso… insomma le variabili sono molteplici, a volte sono vissuti in case diverse, a volte il primo figlio ha goduto di una famiglia unita che il secondo non ha nemmeno avuto il tempo di vedere, oppure il primo ha sentito i nonni partecipi nella sua educazione e i secondo non li ha nemmeno conosciuti… 

Come pretendere che le storie così diverse creino due persone uguali?

Non è un caso che fin dalla notte dei tempi, in ogni cultura ci siano storie e leggende su conflitti tra fratelli, anche brutali, da Caino e Abele, a Romolo e Remo e così via fio ai nostri giorni… 

Spesso le leggende mettono in evidenza e amplificano quello che è nascosto in ogni fratello e sorella: la rivalità!

Dalla nascita di un secondogenito in poi c’è un rivale con cui si sente di dover lottare per l’ambito premio: le attenzioni esclusive e l’amore illimitato di mamma e papà. 

Certo, per fortuna, i casi di violenza agita sono sporadici, ma una certa dose di aggressività esiste sin dall’infanzia. 

Cosa fare quindi?

Prima di tutto non aspettarsi il contrario, riconoscere che può esistere la gelosia, la rivalità e una certa dose di diffidenza tra i figli è il primo passo per pacificarsi come genitori: non avete fatto nulla di sbagliato, è la natura delle cose…

Detto ciò ci sono piccole grandi azioni che permetteranno alla famiglia di vivere un po’ più serenamente.

Non ruolizzate più del dovuto

Le famiglie ruolizzano, si sa, “il grande è più forte”, “il piccolo sa il fatto suo, è più furbo”, “il maggiore è più responsabile”, “la seconda è più sbadata”, e così via… piano piano queste frasi definiscono dei caratteri da cui difficilmente si può venir fuori. Quindi il fratello più forte difficilmente sentirà di poter mostrare delle fragilità, oppure il piccolo che sa il fatto suo difficilmente potrà mostrare le sue qualità alla luce del sole, senza furbizia, o il più responsabile sentirà di non poter venir meno ai suoi doveri, a costo di metter da parte le sue passioni o il suo divertimento, la più sbadata non sentirà mai di poter prendersi l’impegno della sua vita, riuscendo ad emergere… Riflettete: che ruolo hanno i diversi figli nella vostra famiglia? Quindi cercate di portare alla luce “la parte nascosta della luna”, concedete dei momenti di debolezza a chi mostra solo forza, affidate una responsabilità e fidatevi di chi è più sbadato, allo stesso tempo sgravate il più responsabile dal peso dei suoi doveri…

Non esiste un figlio più problematico dell’altro

Per ogni su c’è sempre un giù… per ogni men c’è sempre un più. Così cantava Mago Merlino nel film La spada nella roccia… Per ogni figlio definito problematico ci sono due genitori che danno molte meno attenzioni all’altro figlio; per ogni figlio con reali e diagnosticati problemi fisici o genetici, c’è un fratello che ha imparato molto (forse troppo) presto a prendersi cura degli altri, a chiudere un occhio su qualche ingiustizia, a evitare il più possibile di chiedere… è difficile, lo so, ma cercate il più possibile di dare le giuste attenzioni anche all’altro figlio, quello che sembra non dare mai problemi, quello che, dal punto di vista medico, è più fortunato perché non ha nessuna diagnosi; qualche volta il papà può occuparsi di un fratello e la mamma può concedere uno spazio e un tempo dedicato solo all’altro; qualche volta al figlio che ha imparato a curare se stesso e anche suo fratello può essere concessa una gratificazione in più, riconoscendo gli sforzi e premiando le sue capacità. I figli spesso sono due facce della stessa moneta, non occupatevi solo della faccia più esposta…

Non intervenite al primo grido

Litigano, si tirano calci e pugni o capelli… si strappano vestiti, si sentono porte sbattute e urla… difficile lasciar perdere, ma cercate di farlo fino al punto massimo di tolleranza. Quando ci sono queste scene in casa dovete immaginare quei documentari di Quark in cui i cuccioli di leone nella savana si rotolano, si mordono, si azzuffano, spesso c’è del sangue in quelle scene, ringhiano e mostrano i canini appena spuntati, non sono dei battibecchi carini e teneri tra peluches! Così come i cuccioli di leone, i vostri figli stanno definendo il loro spazio nel mondo, stanno prendendo le misure del proprio corpo, di quanto la loro aggressività può essere agita nella realtà senza gravi conseguenze: l’importanza principale dei fratelli è proprio l’opportunità di percepirsi potenzialmente aggressivi e di comprendere dove e quando fermarsi. Se intervenite al primo urlo, non saprete mai la prossima volta, in cui magari non sarete presenti, se sapranno fermarsi in tempo… Potreste difendere uno dei due, che potrebbe imparare che nella vita non può farcela da solo, avrà bisogno di essere difeso sempre, oppure l’altro potrà percepirsi come “cattivo” ma molto più potente dell’altro… insomma intervenendo sporcate un equilibrio che ha bisogno di definirsi da solo per poter diventare sempre più stabile.

Create spazi diversi e tempi diversi per persone diverse

Non è necessario avere due stanze, basta una striscia di nastro adesivo e due colori di parete differenti e un paravento per definire e separare i due mondi. Non è indispensabile che entrambi abbiano l’opportunità di fare sport, se uno dei due ama giocare a scacchi nel tempo libero… Concedete attenzioni diverse per le varie esigenze… Non sempre la frase “ho fatto le cose uguali” ha senso se si parla di fratelli… ci saranno periodi e momenti in cui uno dei due avrà bisogno di più attenzioni e di più sostegno, cambierà e la prossima volta toccherà all’altro godere di maggiore presenza… l’importante è non far diventare un periodo passeggero la regola che definisce un figlio o un altro.

Insegnate il rispetto

Non devono volersi bene, non devono essere complici, non devono condividere attività o spazi privati, ma devono portare il giusto rispetto all’altro! Bloccate sul nascere frasi particolarmente aggressive e sleali; se uno dei due sta studiando l’altro non potrà ascoltare la musica a tutto volume; non saranno amici, ma sono coinquilini… perciò scrivete insieme a loro poche semplici regole su cui non sarà consentito chiudere un occhio… 

Abbiate pazienza

È vero, non si sono scelti, sono diversi e non è scritto da nessuna parte che si ameranno, ma col tempo impareranno ad apprezzare l’idea che hanno le stesse radici, hanno condiviso delle esperienze affini, che hanno avuto un tempo in cui si sono nutriti alla stessa tavola. C’è una sorta di patto implicito: se uno dei due vacilla difficilmente l’altro lo lascerà cadere senza nemmeno voltarsi… puntate su questo, è l’unico obiettivo realistico che potrete raggiungere….

Libri per raccontare la nascita di un fratellino

PAPPAMOLLE 

  di Stephanie Blake

edito da Babalibri

FRATELLINO ZUCCAVUOTA

Di  Samantha EnriaLucia Panzieri

Edito da Lapis

La nascita di un fratellino, la sorpresa e la novità di condividere spazi e tempi, il riadattarsi a nuove dinamiche e la gelosia e la rabbia per il neonato…Come ho scritto nell’articolo QUANDO NASCE UN FRATELLINO

I libri potrebbero aiutare i fratelli maggiori ad esprimere, comprendere e superare le angosce e le emozioni contrastanti legate all’arrivo di un bimbo piccolo in casa. Ce ne sono milioni sull’argomento, sceglieteli insieme ai bambini, andate in libreria con loro, prendete quello da cui sono maggiormente attratti….

Io vi parlo di due esempi del genere…

Il primo è per bambini più piccoli: saranno attratti dalle parole onomatopeiche, si rispecchieranno nel racconto semplice di quello che può accadere in tutte le famiglie che affrontano il passaggio da tre a quattro componenti… 

In casa di Simone c’è un nuovo arrivato, bisogna fare silenzio quando dorme, bisogna condividere la stanza, e bisogna condividere le attenzioni di mamma e papà: insomma è proprio un Pappamolla!!!

Ma quando torna in ospedale? 

No, Pappamolla non tornerà in ospedale… 

Simone è un po’ triste e un po’ arrabbiato, ma la sera, si sa, è piena di lupi e fantasmi… e lui da bravo fratello maggiore dovrà proteggerlo e rassicurarlo… ma poi quale fratello davvero aiuterà l’altro lo scoprirete leggendo…

Il secondo è per bimbi un po’ più grandi, non parla di gelosia, né di rabbia, anzi… parla di complicità tra fratelli, di dolci segreti condivisi con il papà di partecipazione costante durante tutta la gravidanza della mamma, descrive una mamma più bella certo, ma anche più dormigliona e con un incredibile voglia di zucca… 

Un bravo fratello maggiore impedirà di sicuro che il fratellino nasca con una zucca arancione a forma di zucca!!

Il primo è più indicato per il ritorno a casa del piccolo, il secondo è più incentrato sulla gravidanza…

A volte è difficile per un bambino descrivere cosa prova quando riceve la notizia, sono tutti molto felici, ma ci sono dei cambiamenti grandi per tutta la famiglia che deve trovare nuovi equilibri e nuove dinamiche…

Un libro può avere le parole giuste….

Quando nasce un fratellino

Il primo evento che affronteremo nella nostra lista di ricordi dell’infanzia, è un evento che nell’immaginario di tutti porta gioia immensa a tutta la famiglia, ma anche uno tsunami di cambiamenti ed emozioni…

Ma cosa provano i piccoli di casa quando diventano fratelli maggiori?

Chi tra voi ha un fratello minore potrà accedere al proprio passato per ricordare quanto la vita sia cambiata dopo il suo arrivo…. È forse il primo momento di dolore per il bambino, in cui capisce che deve condividere l’amore della mamma con un altro essere, ma con qualche accorgimento si può trasformare questa novità in una conquista che contribuirà in positivo alla crescita sana del bambino.

La notizia…

Passati i primi mesi, quando ormai la gravidanza è certa, possiamo comunicare al bambino che nella pancia della mamma c’è un fratellino. 

Ormai le ecografie sono molto dettagliate e comprensibili, perciò, appena ne avete una dove si intravede la testa, potreste mostrarla al primogenito. È molto difficile per un bambino immaginare che nella pancia della mamma ci sia davvero un altro bambino, specialmente quando la pancia è appena accentuata, perciò vedere una “fotografia” potrebbe essere più efficace.

Usate parole semplici, scegliete dei libri sulla pancia della mamma (ce ne sono milioni in libreria!), poi aspettate le sue domande o rispettate i suoi silenzi: sta assimilando la notizia pian piano… potrà stupirvi con una domanda improvvisa dopo settimane…

La pancia della mamma cresce, cresce….

Intanto, non pensate che se ne sia dimenticato! Osserverà i vostri cambiamenti, e i comportamenti di tutta la famiglia, perciò non nascondetegli nausee o sonnolenza, piuttosto raccontategli com’è stata la sua gravidanza, con foto e racconti sia di mamma che di papà, normalizzate e non fate passare il messaggio che questo nuovo bimbo “fa stare male la mamma!” 

Ditegli che state andando a comprare vestitini o che state montando la culla per il fratellino, ma non spingetelo troppo ad aiutarvi, se lui si offrirà accettate però di buon grado!

Man mano che la gravidanza proseguirà, coinvolgetelo nella crescita della pancia e mostrategli le successive ecografie. 

Intanto, fate in modo che il bambino passi più momenti con il papà, con la nonna, con amici, senza la presenza costante della mamma… pian piano si abituerà a brevi momenti senza la mamma e scoprirà che può divertirsi e star bene lo stesso! Fate tutto con naturalezza (sarà inutile dire che se la mamma ha gli occhi lucidi mentre saluta il piccolo che va a prendere un gelato con il papà, il bambino non sarà rassicurato!) e gradualità, avete tempo! 

Se è un bimbo abituato ad avere la presenza fissa di mamma e papà che soddisfano ogni suo bisogno appena ne fa richiesta, iniziate ad allungare i tempi, e portatelo ad acquisire tutte le autonomie che è in grado di ottenere e che sono congeniali per la sua età, sarà un ulteriore dono del fratellino… 

Spesso capita che proprio prima dell’arrivo del fratellino la mamma passi più tempo con il primogenito, sia perché, magari, è in maternità e quindi a casa dal lavoro, sia perché pensa che dopo avrà meno tempo… nulla di peggio… sarà solo colpa del piangente neonato se la mamma taglierà all’improvviso le sue attenzioni!

Se c’è in programma qualche cambiamento importante che potrebbe coincidere con il parto o con il periodo successivo, fate in modo di anticiparli o posticiparli: per esempio togliere il pannolino o dormire solo nella sua stanza subito dopo la nascita del fratellino potrebbe portare il bambino a pensare che questi eventi siano dettati dal fatto che avete meno tempo e attenzioni da riservargli a causa del neonato… Anche l’inserimento all’asilo o alla scuola dell’infanzia sarebbe meglio rimandarli di qualche settimana, in accordo con le maestre e la scuola…

Non descrivete il nuovo nato come un amico che giocherà con lui quando arriverà… questo accadrà, ma solo dopo molto molto tempo… davvero troppo per la percezione di un bambino, perciò raccontategli la verità: all’inizio dormirà e mangerà e piangerà, sarà a volte anche un po’ noioso… anche in questo caso raccontargli la sua storia, i momenti in cui era neonato lui, gli farà bene, lo farà sentire importante, perché protagonista di una storia e non alimenterà false aspettative…

Fategli sentire i primi movimenti del piccolo, raccontategli che già sente la sua voce, che la riconoscerà quando uscirà da lì…

Il parto

Quando il momento del parto si avvicina, anticipategli cosa accadrà: la mamma non ci sarà per qualche giorno, ditegli con chi resterà, chi lo accompagnerà a scuola… non presentate gli eventi come un qualcosa di inevitabile che gli tocca subire, piuttosto come un’avventura di cui lui è protagonista. Chiedetegli con chi preferisce passare più tempo, raccontategli che potrà dormire nel lettone con papà e che potrà mangiare patatine sul divano, oppure che la zia di sicuro le permetterà di andare a scuola con quel lucidalabbra fucsia che voi proprio non accettate… 

Lasciategli un post it per le diverse fasi della giornata, non affidatevi troppo alle telefonate, potrebbe capitare che il suo risveglio coincida con il vostro travaglio e ci rimarrebbe male se non doveste chiamarlo, mentre una routine di messaggi scritti sarà più affidabile!

Il piccolo arriva a casa

Quando tornate a casa, potreste fargli fare un regalo dal nuovo arrivato, lo renderà subito più simpatico…

Arriveranno amici e parenti a salutare il piccolo, non abbiate paura di sembrare sgarbati se li anticipate e chiedete loro di dedicare una prima attenzione al primogenito, che poi potrà accompagnare, fiero, gli ospiti a conoscere suo fratello o sua sorella…

Dopo qualche giorno di trambusto, il piccolo piangerà e, diciamolo, “romperà” e ruberà un bel po’ di tempo materno e di quello paterno, a quel punto il maggiore potrebbe esprimere gelosia, rabbia, tristezza… 

Fatemi un favore personale: mordetevi la lingua ogni volta vi verrà in mente di dire “Ora sei grande non fare cos!” 

Non è improvvisamente diventato grande perché ha un fratello!

È solo una settimana più grande di una settimana fa… perciò trattatelo secondo la sua età. Leggete i suoi comportamenti e le sue emozioni se non ha ancora l’età di esprimerle apertamente, o parlate con lui o lei se ha superato i 5 anni, spiegategli che è normale essere un po’ arrabbiati perché la mamma non può passare tanto tempo con lui, e che anche a voi dispiace, ma ci vorrà solo un po’ di pazienza: quando il piccolo crescerà diventerà capace come suo fratello maggiore di mangiare da solo e di vestirsi da solo e la mamma passerà del tempo con entrambi e giocherete finalmente insieme… 

Non fate paragoni: “lui è bravo, tu alla sua età piangevi di continuo!”: sono diversi e basta, a che serve fare una gara per chi è il più bravo neonato della mamma? 

Non stupitevi e non sgridatelo se mostrerà comportamenti regressivi, se vi chiederà di nuovo il ciuccio che aveva lasciato poco fa o se farà qualche pipi addosso, o se non vorrà andare a scuola…comprendetelo: magari penserà che atteggiamenti da neonato attireranno la mamma, proprio come fa suo fratello! I bambini sono molto logici e deduttivi nei loro pensieri, perciò il segreto è dargli attenzioni per comportamenti adeguati alla sua età: cercate di trovare spazi e tempi per giocare con loro con i loro giochi, con il disegno, la pasta di sale, i lego… Comprate loro una bambola, magari somigliante al fratellino, potrà imitare voi nella capacità di dare cure, piuttosto che imitare il piccolo nella modalità con cui richiede cure. Permettetegli di occuparsi del fratellino solo quando ve lo chiede, si scoccerà dopo pochi minuti di tenerlo in braccio e ve lo restituirà, ma il permesso di farlo mentre siete presenti, eviterà momenti pericolosi in vostra assenza, come prenderlo in braccio di nascosto… Non ditegli mai e poi mai “non toccare il fratellino!” Piuttosto insegnategli a lavarsi le mani prima di accarezzarlo, oppure come accarezzarlo: toccare solo le manine e i piedini, evitare il viso e la testa… 

Non regalategli ogni tipo di giocattoli… non servirà a distrarlo o a tenerlo occupato, quello che vogliono è la stessa attenzione che ha il nuovo nato, perciò, quando riuscite, regalategli il vostro tempo.

Promettetegli (e quindi programmatelo e fatelo!) un tempo mamma-figlio soli, andate al parrucchiere se è una bimba più grande, al parco se è un bimbo più piccolo, a mangiare un gelato o qualsiasi cosa gli piaccia… basterà mezz’ora promessa e dedicata solo a lui per placare gli animi per una settimana… 

Ci sono parecchi libri che parlano dell’arrivo di un fratellino e che esprimono rabbia e gelosie e dubbi… potreste andare a comprarli insieme e leggerli insieme mentre il piccolo dorme…

Il papà

Nella nascita di un secondogenito la figura del papà è forse ancora più incisiva rispetto alla prima gravidanza. Potrà portare il primogenito fuori mentre la mamma si riposa un po’; può occuparsi della casa, in modo che ogni momento della mamma, libero dalle cure del neonato, possa essere dedicato al maggiore… 

Bando ai sensi di colpa

La cosa più importante è non avere sensi di colpa! Un certo grado di frustrazione fa bene ai bambini, e di sicuro, nonostante i momenti di sconvolgimento iniziali, avergli dato un fratello o una sorella è una grande ricchezza che gli lasciate per tutta la vita. Dovrete abituarvi anche voi adulti a non riuscire a passare tempo con entrambi e non è salutare avere sensi di colpa verso il piccolo, perché è più trascurato del primogenito alla stessa età, e verso il grande, perché non gli state dando la giusta attenzione… 

L’equilibrio familiare sta affrontando un piccolo terremoto: datevi e dategli il tempo di assestarsi e di trovare il suo nuovo posto all’interno della nuova famiglia. Non è un caso che i primogeniti abbiano caratteristiche comuni, e i secondogeniti siano più rapidi nel trovare la loro strategia di sopravvivenza, spesso un po’ più facile di quella dei primogeniti… 

Un’ultima importantissima precisazione: può essere che stiate leggendo questo articolo dopo qualche tempo dalla nascita di un secondogenito: Non avete sbagliato tutto! Avrete sicuramente trovato la vostra strada per essere mamme e papà di due figli e non di un figlio unico…. È una novità anche per voi! 

E, se sentite di aver mancato in qualcosa, nulla è per sempre, non autopunitevi, riparate: è più educativo per il bambino e più efficace per tutti… 

Adolescenza e scelta della scuola superiore

SCEGLIERE LA SCUOLA SUPERIORE

Il 25 gennaio scade il termine per l’iscrizione alla scuola superiore, molti hanno già scelto, molti sono ancora in dubbio… quasi tutti non sono convinti al 100%… ma forse nemmeno al 70%…

È la prima vera scelta della vita che tutti siamo chiamati a fare, perciò chiedo a voi genitori, di fare un passo indietro e pensare alla vostra scelta, al passaggio tra medie e superiori, ai dubbi e alle incertezze che caratterizzavano quel periodo; pensandoci oggi, è stata una buona scelta? Avete rimpianti o rimorsi? Che conseguenze ha avuto nella vostra vita? 

Focalizzando le risposte a queste domande, potrete osservare il mondo dal punto di vista dei vostri figli e, forse, sentire un po’ delle loro emozioni contrastanti.

Come si fa a scegliere? 

Il primo elemento importante per poter scegliere è CONOSCERE: avere informazioni precise e puntuali sui diversi indirizzi possibili, monte ore, impegni di studio, laboratori, ore di lezioni frontali, materie e argomenti trattati. 

Il secondo elemento, fondamentale, è conoscerSI: cosa mi interessa fare? Cosa mi piace? In cosa sono bravo? Voglio fare l’università? Cosa mi piacerebbe fare da grande? Quanto impegno posso e voglio dedicare allo studio? Faccio uno sport agonistico? Ho un hobby che richiede molta dedizione?

A questo punto potreste compilare una griglia con punti di forza e punti deboli di ogni scuola, dove forza sta per “fa per me”, debolezza sta per “non fa per me”. Ad esempio, “molte ore di matematica” saranno un punto di forza se mi piace la matematica, di debolezza se proprio non è la mia materia; “molti laboratori” saranno un punto di forza se mi piace più la parte pratica ed esperienziale dell’apprendimento, di debolezza se ho bisogno di leggere ed approfondire per essere padrone dell’argomento… e così via…

Un altro elemento abbastanza importante è rappresentato dagli AMICI: quanto è importante per me avere qualcuno che conosco già in un ambiente nuovo? Riuscirò a farmi nuove amicizie in questa nuova scuola? Sapremo rinunciare al nostro compagno di banco preferito? 

Adesso, con la griglia compilata davanti a voi, cosa davvero sposta l’ago della bilancia in una scelta? 

Un altro elemento fondante di ogni scelta che si rispetti: la nostra parte più EMOTIVA! Questa scuola mi appassiona? Come mi sento immaginandomi lì dentro? 

Ma non devono fare tutto da soli… 

Cosa potete fare voi genitori per sostenere ed accompagnare i ragazzi nell’orientamento?

Molto, ma prima devono liberarsi delle loro idee preconcette sul futuro immaginato per il proprio figlio.

Non caricate la scelta di più responsabilità di quelle che già ha, potrebbe rivelarsi anche la scelta sbagliata, ma l’importante è che sia stata pensata e ragionata, e se si dovesse accorgere in corso d’anno che non è la scuola che fa per lui, cercherete insieme il modo di cambiare: non sarà banale, né semplice, ma possibile, e, soprattutto, voi gli sarete accanto in ogni caso!

Leggete con loro le diverse offerte formative che troverete su internet, accompagnateli alle giornate di open day, se necessario cercate di far loro incontrare le prof che si occupano dell’orientamento delle superiori, ascoltate gli insegnanti delle medie, e fidatevi di loro, poiché hanno conosciuto il vostro ragazzo nei tre anni di scuola e nelle varie materie, può essere che conosciate qualche figlio di amici o qualche cugino che ha frequentato o frequenta quel determinato istituto, e sapranno dare un punto di vista diverso su altri aspetti della scuola. 

Fate comprendere loro che è una scelta personale e che coinvolgerà il loro prossimo futuro, quindi saranno loro che faranno la scelta definitiva, ma non tiratevi fuori dal processo di scelta, non dite frasi come “è una tua scelta, io non c’entro…” Voi c’entrate eccome! Fateli parlare, accompagnateli, sosteneteli, esponete le vostre domande, ma non le vostre ansie, fate sapere loro che è normale provare paura e confusione di fronte alla scelta di un nuovo percorso. 

Non esponete ostacoli che vedete solo voi, come “riuscirà a prendere la metropolitana?” oppure “che lavoro potrà fare dopo?” Generano solo insicurezza e ansia inutile, magari è meglio dire “Se vuoi prenderemo la metropolitana insieme per un po’, poi quando te la sentirai andrai da solo” Per il lavoro, inutile dirvi che le strade che portano al lavoro sono contorte e possono partire dai più disparati indirizzi di studio, perciò non preoccupatevene adesso, piuttosto cercate di far figurare come punto di forza la possibilità di iscriversi all’università finito il quinquennio., in modo che abbia comunque la possibilità di cambiare idea, se adesso non si immagina all’università… 

Fateli sentire liberi di non proseguire le orme materne o paterne, ma anche la libertà di seguirle! Parlate loro del vostro lavoro, del percorso formativo che avete affrontato per poterlo svolgere, di quello che vi piace e che non vi piace… siate aperti e sinceri, lo apprezzeranno. 

Non condizionateli, non manipolate la loro scelta pensando che sia la vostra sia la migliore.

Non sottovalutate l’importanza degli amici, se stanno propendendo per una scuola piuttosto che per un’altra perché ci si sta iscrivendo un loro amico non rimproveratelo, piuttosto potrebbe rientrare nei punti di forza di un determinato istituto… se dovesse restare l’unico punto di forza di una determinata scuola va da se che non è la scelta giusta…. 

La scelta è importante e delicata, ma è anche possibile cambiarla! Soprattutto quest’anno, in cui sono stati più a casa che a scuola, e in cui open day e incontri sono più virtuali che in presenza, siate clementi…

Alla fine del percorso di scelta non sarà importante solo che scuola è stata designata, sarà molto più importante che sperimentino la loro capacità di scelta, la loro potenza e la fiducia in loro stessi, e che, se non dovesse essere la scelta giusta, si impegnino comunque per portare a termine l’anno anche se l’anno successivo dovessero essere in un altro istituto, che non sentano di aver fallito per aver fatto la scelta sbagliata, che non mettano in discussione la loro autostima per una scelta sbagliata.

Una scelta sbagliata è un fallimento solo se non abbiamo imparato nulla su noi stessi…

Un libro per esplorare

COME DIVENTARE ESPLORATORI DEL MONDO

  di Keri Smith

edito da Corraini

Come ci apparirebbe il mondo se non avessimo già i nostri giudizi (o pre-giudizi)?

Quando ho aperto questo libro ho pensato: deve essere così che appare la meraviglia del mondo agli occhi di un bambino…

Non è propriamente un libro per bambini, secondo me, ma può permetterci di avvicinarci, o forse dovremmo dire ri-avvicinarci, al loro sguardo sul mondo, alle loro scoperte quotidiane che si nascondono dietro luci inaspettate, dietro ombre misteriose, crepe nei muri, foglie e suoni, sempre nuovi e sempre diversi… e, proprio perché nuovi e diversi sempre arricchenti.

Al contrario di quanto si può pensare leggendo il titolo, non occorre viaggiare per esplorare il mondo,  certo sarà bello ricominciare a prendere un treno o un aereo quando finirà tutto questo, ma non è questo il mondo che possiamo esplorare grazie a questo libro. 

Il mondo che ci propone l’autrice è universale, e può trovarsi ovunque ci siano due occhi umani che lo osservano, è fatto di ogni cosa che ci circonda, perché, come si dice, il viaggio è nella testa, così come la scoperta è negli occhi di chi osserva… 

Come avrete capito, non è propriamente un libro da raccontare ai bambini, ma è un libro da vivere con i bambini… 

Condurrà voi alla scoperta del mondo con una guida d’eccezione: vostro figlio! Lasciatevi prendere per mano esploratori del mondo!

 Vi stupirà… nonostante tutto…

I ricordi dei bambini

Sarebbe bello tenere sempre i bambini così al caldo e al sicuro come il piccolo in foto, ma non è proprio possibile, né tantomeno giusto…

Si pensa che l’infanzia sia un periodo incantato dove tutto è perfetto e magico, senza nuvole all’orizzonte… 

Beh se ci pensate un attimo saprete già che non è così, ci sono molti eventi nella vita di un bambino, forse non tutti restano indelebili nella memoria, ma di sicuro hanno effetti sulla personalità e sul futuro del bambino. 

Di sicuro alcuni eventi, quelli più incisivi, diventano ricordi.

Nelle prossime settimane tratteremo qualcuno di questi eventi nello specifico. Alcuni sono eventi pieni di gioia per tutta la famiglia, come la nascita di un fratellino, ma che necessitano comunque di un riequilibrio per tutti; altri sono drammatici, come un lutto o una malattia, grave o anche solo prolungata, di un familiare; altri sono dei cambiamenti di ambienti o di componenti familiari, come un trasloco, un divorzio o l’ingresso di un nuovo partner della mamma o del papà… 

Il primo errore che possiamo fare è classificarli come eventi negativi o positivi: SEMPLICEMENTE ACCADONO…

Dobbiamo ricordarcene prima di tutto noi adulti, spesso siamo talmente coinvolti che decidiamo che un trasloco per un nuovo lavoro è un’opportunità positiva per tutta la famiglia, oppure che la nascita di un fratellino deve essere solo gioia per tutti, grandi e piccini, oppure che un lutto è troppo negativo per essere spiegato ai piccoli di casa. Gli eventi accadono, dicevo, e non sono mai positivi o negativi, hanno mille sfaccettature e mille conseguenze, e vengono accolti in maniera diversa da ogni componente della famiglia. È presuntuoso pensare che i bambini debbano provare le nostre stesse emozioni di fronte ad un cambiamento radicale di vita, sono esseri diversi da noi con le loro emozioni e le loro idee. 

Quindi il secondo errore che possiamo fare è dare per scontato le loro reazioni o il loro pensieri.

CHIEDETE, parlatene con loro, scoprite il loro punto di vista, guardate il mondo con i loro occhi: voi siete felicissimi per il vostro nuovo lavoro, o per la nascita del secondogenito, loro vedranno una mamma più impegnata o un papà con orari diversi, una nuova routine e un po’ più di nervosismo e agitazione in casa, potrebbero sentirsi in debito di tempo e di attenzioni. Fate loro comprendere che considerate il loro punto di vista, che gli siete vicini e che potete capire come si sentono e che hanno bisogno di tempo per adattarsi alla nuova situazione e che anche voi, molto probabilmente, ne avete…

Un terzo errore che possiamo fare è nascondere l’evento ai bambini…

un lutto, un divorzio in divenire, una malattia grave, sono eventi che pervadono tutta l’atmosfera familiare, i bambini assorbono ogni vibrazione emotiva dei genitori, perciò potrebbero sentire che c’è qualcosa che non va e riempire i silenzi con idee, anche molto più spaventose della realtà dei fatti…

Un nonno che non c’è più potrebbe essere diventato un angelo custode sempre vicino se ne parliamo con loro, oppure potrebbero pensare che sia scomparso all’improvviso senza nemmeno salutare…

Una mamma triste senza apparente motivo o due genitori che fingono di essere amichevoli, ma la cui tensione si taglia col coltello, potrebbero portare il bambino all’angoscia dell’ignoto. 

Ovviamente ogni evento è diverso, e li analizzeremo tutti, uno alla volta, ma tutti hanno in comune una cosa: sarà il modo in cui faremo sentire il bambino protetto, rassicurato e compreso a fare la differenza.

La protezione non consiste nel evitare ogni contatto del bambino con eventi che noi consideriamo tristi o ingiusti, la protezione è fare in modo che il bambino immagazzini quel ricordo come un momento difficile in cui è stato sostenuto e in cui ha potuto esprimere e condividere tutte le sue emozioni, in cui è stato riconosciuto, e amato. 

Come diceva Dino Risi, appunto, “Che cosa fanno i bambini tutto il giorno? Fabbricano ricordi.

Nessuno promette alla nascita che ci saranno solo ricordi belli, ma solo che ci saranno ricordi… quello che possiamo garantire ai bambini è che nei loro ricordi sia presente, rassicurante e potente la migliore espressione dei genitori che hanno scelto.

Lettera aperta agli adolescenti

ANNO NUOVO…

Lettera aperta agli adolescenti

(o all’adolescente che c’è in te!)

La parola adolescente deriva dal latino: adolescens participio presente di adolescere composto da ad rafforzativo e alere nutrire. Che si sta nutrendo

Non è solo una questione anagrafica, è una fase che tutti riattraversiamo quando ci stiamo nutrendo, quando siamo in evoluzione, quando da bozzolo stiamo per sbocciare in farfalla.

Perché vi racconto questa noia mortale sull’origine della parola? Perché mi serviva per chiedervi:

Di cosa vi state nutrendo?

Il mondo è cambiato parecchio quest’anno, vi chiamano la generazione del covid, quella con le scuole chiuse, quella delle videochiamate e delle videolezioni, quelli i cui sorrisi sono stati coperti dalle mascherine. 

Come sempre accade nei periodi difficili, ai ragazzi viene chiesto di crescere più in fretta, e così è stato fatto anche con voi, solo che non vi è stato chiesto di partecipare ad una guerra, ma di restare a casa il più possibile… Ma come in ogni crisi che si rispetta il cibo scarseggia… perciò vi chiedo: 

Di cosa vi siete nutriti questi mesi? 

Di cosa desiderate nutrirvi nei prossimi mesi?

Non prendetele come domande banali o di semplice risposta, datevi qualche minuto per rifletterci su…

Ogni scelta, ogni successo e ogni fallimento vissuto in adolescenza plasmeranno l’adulto che diventerete. 

Questo non significa che non avrete modo di sbagliare, o che non ci sia altra via d’uscita per voi, al contrario…

Siete nell’età delle POSSIBILITA’, avete davanti a voi mille strade da percorrere, e se vi batterà il cuore mentre ne percorrete una sarete sulla strada giusta, se vi sembrerà di non aver preso il sentiero che più fa per voi, avrete il potere di cambiare percorso. 

Assaggiate, provate, immaginate, sperimentate, nutritevi… 

L’unica domanda che avrete da farvi deve essere: “è cibo buono per me?”

Nell’ultimo anno, gli adulti non vi hanno reso semplice trovare del buon cibo, i giorni sembrano ripetersi senza mai mostrare la carta dell’imprevisto, gli unici scenari a vostra disposizione sono la casa e qualche strada o parco del quartiere, ma solo in determinati giorni… cinema, arte, musica e sport sono tutti entrati nella vostra vita solo virtualmente, togliendo la necessità di sperimentarsi, mettersi in gioco in prima persona. 

Tra poco chi di voi frequenta la terza media dovrà scegliere quale scuola superiore frequentare il prossimo anno, con open day online, colloqui online e dopo un anno di didattica a distanza… 

Chi tra voi è al primo anno di scuola superiore ha frequentato solo un paio di settimane in presenza, quindi non ha potuto nemmeno annusare la nuova esperienza, né creare amicizie o rapporti con i prof…

Molti di voi hanno dovuto assistere a genitori rimasti all’improvviso senza lavoro, o con uno stipendio inferiore. 

Insomma non c’è molta voglia di nutrimento, vi è stato chiesto molto e vi è stato dato in cambio molto poco. 

Quindi? Non c’è nulla da fare? 

No, questo mai!

Trovate il vostro cibo preferito e nutritevi: leggete, disegnate, suonate, inventate, cucinate… trovate la vostra stella e seguitela… mettetevi alla prova senza uno schermo tra voi e il mondo! 

Vi può sembrare che lo schermo vi protegga dal mondo, da una brutta figura in classe davanti a tutti, dal dover parlare col compagno più antipatico, dai prof che non possono vedere cosa fate fuori dall’inquadratura… anche dai genitori che non possono più sgridarvi per le troppe ore passate al computer… 

Ma ne siete sicuri?

Ogni prova da superare vi dà una possibilità in più per fare nuove scoperte sul mondo, su ciò che preferite, su ciò che vi piace e non vi piace, su quale sia la vostra strada e quale proprio non fa per voi…. Non rinunciate a queste possibilità!

Non siate passivi di fronte a tutto quello che vi sta riguardando, vi hanno chiesto di mettere una mascherina, non permettete che vi si impedisca di parlare nonostante questa; vi è stato chiesto di restare a casa da scuola, non restate a casa anche dalla scuola della vita; il virus esiste ed è pericoloso, ma una mente annebbiata e il sentirsi senza risorse o possibilità lo è di più! 

Lottate per cercare e per ottenere il vostro nutrimento… Pretendetelo! 

Esiste una sola adolescenza: cosa scrivereste agli adulti che sarete? Che avete passato due anni nascosti dietro uno schermo passando dalla didattica a distanza ai videogiochi? 

Sarebbe bello raccontare che siete riusciti, nonostante una pandemia globale, a trovare la vostra stella danzante, e a farla brillare come non mai! Perché le stelle brillano di più quando tutto è più buio…

Sono sicura che l’adulto che diventerete ve ne sarà grato!

Potreste essere la generazione che salverà questo mondo dall’imbruttimento…. O volete essere solo la generazione covid??? 

Io tifo per voi, come sempre!